mercoledì 30 giugno 2010

Benvenuto Card. Marc Ouellet Prefetto della Congregazione per i Vescovi - 30 giugno 2010


Benvenuto e Buon lavoro!

Em.mo Card. Marc Ouellet
Arcivescovo di Québec
Prefetto della Congregazione per i Vescovi e
Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina

Maranatha.it



Il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Arcivescovo di Québec e Primate del Canada, è nato l'8 giugno 1944 a Lamotte, diocesi di Amos, nell’Abitibi, terzo degli otto figli di Pierre Ouellet e di Graziella Michaud.

Dopo aver svolto gli studi teologici nel Seminario maggiore di Montréal (1964-1968), nel 1968 ha conseguito la licenza in teologia presso l'Università di Montréal. Ordinato sacerdote per la Diocesi di Amos il 25 maggio 1968 nella sua parrocchia natale, è stato nominato vicario della parrocchia Saint-Sauveur di Val d'Or (1968-1970).

Successivamente ha insegnato filosofia nel Seminario maggiore di Bogotà, in Colombia, allora diretto dalla Provincia canadese della Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio. Prima di unirsi ai sulpiziani, da febbraio a maggio del 1972 ha svolto il noviziato presso il Seminario di filosofia di Montréal.

In seguito ha studiato a Roma, dove nel 1974 ha ottenuto la licenza in filosofia della Pontificia Università San Tommaso d'Aquino. Inviato, nel 1974, nel Seminario Maggiore di Manizales in Colombia, nel 1976 è stato richiamato nel Seminario maggiore di Montréal, dove ha lavorato fino al 1978.

Ripresi gli studi, nel 1983 ha conseguito il dottorato in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. Nominato nel 1982 membro della direzione e docente nel Seminario maggiore di Cali, in Colombia, è stato inoltre responsabile dei candidati sulpiziani.

Nel 1984 è diventato rettore del Seminario maggiore di Manizales.

Nel 1988 è stato eletto primo consultore del Consiglio della Provincia canadese dei sulpiziani, incarico che ha svolto fino al 1994. Nel 1988 è stato nominato membro della direzione e docente del Seminario maggiore di Montréal, dove è diventato rettore nel 1990, per poi svolgere lo stesso incarico nel 1994 presso il «St. Joseph's Seminary» di Edmonton.

Dal 1995 al 2000 è stato consultore della Congregazione per il Clero. Nel 1996 è stato eletto consultore del Consiglio generale dei Sacerdoti di San Sulpizio. Nel 1996-97 è stato docente presso l'Istituto Giovanni Paolo II della Pontificia Università Lateranense a Roma, diventando, nel 1997, titolare della Cattedra di Teologia Dogmatica.

Eletto Vescovo titolare di Agropoli e Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani il 3 marzo 2001, il 19 marzo seguente, nella Basilica di San Pietro, ha ricevuto l'ordinazione episcopale da Giovanni Paolo II. Come motto ha scelto: «Ut unum sint».

È stato Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Membro della Commissione Interdicasteriale Permanente per la Chiesa in Europa Orientale, Segretario della Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo; è Membro della Pontificia Accademia di Teologia.

Il 15 novembre 2002 è stato nominato Arcivescovo metropolita di Québec. Ha preso possesso della Sede il 26 gennaio 2003. È il ventiquattresimo Vescovo, il quattordicesimo Arcivescovo e il settimo Cardinale dell'Arcidiocesi.

Relatore Generale alla 12ª Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (Ottobre 2008).

Da Giovanni Paolo II creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 21 ottobre 2003, del Titolo di S. Maria in Traspontina.


È membro:

- delle Congregazioni: per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; per l'Educazione Cattolica; per il Clero;

- del Pontificio Consiglio della Cultura;

- della Pontificia Commissione per l'America Latina;

- del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali;

- del Consiglio di Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede;

- del XII Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.



 CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

Questo antico Dicastero fu istituito da Sisto V con la Costituzione Immensa del 22 gennaio 1588, sotto il nome di Congregazione per l'erezione delle Chiese e le Provviste concistoriali, cambiato poi in quello di S. Congregazione Concistoriale. San Pio X con la Costituzione Sapienti Consilio del 29 giugno 1908 ne ampliò le attribuzioni, assegnadole la competenza relativa alla elezione dei Vescovi, all'erezione delle diocesi e dei capitoli dei canonici, alla vigilanza sul governo delle diocesi, al regime, disciplina, amministrazione e studi dei Seminari, già spettanti ad altre Congregazioni (dei Vescovi e Regolari, Concilio e S. Offizio) e Commissioni soppresse; e le attribuì il compito di dirimere i dubbi circa la competenza delle Congregazioni. Lo stesso Santo Padre ne era il Prefetto.

Il C.I.C. promulgato nel 1917 le confermò in massima parte le attribuzioni suddette.

Con la Costituzione Apostolica Regimini Ecclesiae Universae del 15 agosto 1967 di Paolo VI, venne di nuovo mutato il nome in quello di Sacra Congregazione per i Vescovi e fu data una nuova specificazione delle sue competenze.

Con la Costituzione Apostolica Pastor Bonus del 28 giugno 1988 di Giovanni Paolo II, fatta salva la competenza delle Congregazioni per le Chiese Orientali e per l'Evangelizzazione dei Popoli, quella della Congregazione per i Vescovi è stata così determinata:

- svolgere tutto quanto si riferisce alla costituzione delle Chiese particolari e dei loro Consigli, alla loro divisione, unificazione, soppressione ed altri cambiamenti, nonché ciò che riguarda l'erezione degli Ordinariati Castrensi;

- provvedere a quanto concerne la nomina dei Vescovi, anche titolari, e al retto esercizio del loro ufficio pastorale, avendo cura, tutte le volte che si debba trattare con i governi per quanto attiene alla costituzione o il cambiamento delle Chiese particolari, sia alla loro provvista, di procedere dopo aver consultato la Sezione della Segreteria di Stato per i Rapporti con gli Stati;

- indire le visite apostoliche, predisporre tutto ciò che si riferisce alle visite «ad limina», esaminare le relazioni quinquennali delle Chiese particolari affidate alle sue cure;

- compiere ciò che attiene alla celebrazione dei Concili particolari nonché alla costituzione delle Conferenze Episcopali e la revisione dei loro statuti; riceverne gli atti e i decreti e, consultati i Dicasteri interessati, dare ai decreti la necessaria ricognizione.

- È di sua pertinenza, inoltre, tutto ciò che concerne le Prelature personali.

Con Decreto della Congregazione per i Vescovi, in data 22 febbraio 1985, è stato costituito nell'ambito del medesimo Dicastero l'Ufficio Centrale di coordinamento pastorale degli Ordinariati Militari. Esso ha tra i suoi compiti quello di seguire l'attività degli Ordinariati Militari dei diversi Paesi e di favorire, tra di loro, proficue relazioni mediante un interscambio di programmi e di esperienze per un più efficace coordinamento della pastorale fra i militari.

Con la pubblicazione del Direttorio per la visita «ad limina», del 29 giugno 1988, è stato istituito in seno alla Congregazione dei Vescovi l'Ufficio di coordinamento delle visite «ad limina». Informato dalla Prefettura della Casa Pontificia circa il calendario delle visite dei vari gruppi di Vescovi, esso tratta le questioni riguardanti la preparazione e lo svolgimento delle visite stesse e, in particolare, il programma e l'orario delle celebrazioni e degli incontri romani dei Vescovi, nonché i rapporti con i Dicasteri interessati.

CATECHESI DEL SANTO PADRE ALL'UDIENZA GENERALE - 30 giugno 2010



UDIENZA GENERALE
BENEDETTO XVI 

Piazza San Pietro
Mercoledì, 30 giugno 2010


San Giuseppe Cafasso


Cari fratelli e sorelle,

abbiamo da poco concluso l’Anno Sacerdotale: un tempo di grazia, che ha portato e porterà frutti preziosi alla Chiesa; un’opportunità per ricordare nella preghiera tutti coloro che hanno risposto a questa particolare vocazione. Ci hanno accompagnato in questo cammino, come modelli e intercessori, il Santo Curato d’Ars ed altre figure di santi sacerdoti, vere luci nella storia della Chiesa. Oggi, come ho annunciato mercoledì scorso, vorrei ricordarne un’altra, che spicca sul gruppo dei “Santi sociali” nella Torino dell’Ottocento: si tratta di san Giuseppe Cafasso.


Il suo ricordo appare doveroso perché proprio una settimana fa ricorreva il 150° anniversario della morte, avvenuta nel capoluogo piemontese il 23 giugno 1860, all’età di 49 anni. Inoltre, mi piace ricordare che il Papa Pio XI, il 1° novembre 1924, approvando i miracoli per la canonizzazione di san Giovanni Maria Vianney e pubblicando il decreto di autorizzazione per la beatificazione del Cafasso, accostò queste due figure di sacerdoti con le seguenti parole: “Non senza una speciale e benefica disposizione della Divina Bontà abbiamo assistito a questo sorgere sull’orizzonte della Chiesa cattolica di nuovi astri, il parroco d’Ars, ed il Venerabile Servo di Dio, Giuseppe Cafasso. Proprio queste due belle, care, provvidamente opportune figure ci si dovevano oggi presentare; piccola e umile, povera e semplice, ma altrettanto gloriosa la figura del parroco d’Ars, e l’altra bella, grande, complessa, ricca figura di sacerdote, maestro e formatore di sacerdoti, il Venerabile Giuseppe Cafasso”. Si tratta di circostanze che ci offrono l’occasione per conoscere il messaggio, vivo e attuale, che emerge dalla vita di questo santo. Egli non fu parroco come il curato d’Ars, ma fu soprattutto formatore di parroci e preti diocesani, anzi di preti santi, tra i quali san Giovanni Bosco. Non fondò, come gli altri santi sacerdoti dell’Ottocento piemontese, istituti religiosi, perché la sua “fondazione” fu la “scuola di vita e di santità sacerdotale” che realizzò, con l’esempio e l’insegnamento, nel “Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d’Assisi” a Torino.

Giuseppe Cafasso nasce a Castelnuovo d’Asti, lo stesso paese di san Giovanni Bosco, il 15 gennaio 1811. E’ il terzo di quattro figli. L’ultima, la sorella Marianna, sarà la mamma del beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata. Nasce nella Piemonte ottocentesca caratterizzata da gravi problemi sociali, ma anche da tanti Santi che si impegnavano a porvi rimedio. Essi erano legati tra loro da un amore totale a Cristo e da una profonda carità verso i più poveri: la grazia del Signore sa diffondere e moltiplicare i semi di santità! Il Cafasso compì gli studi secondari e il biennio di filosofia nel Collegio di Chieri e, nel 1830, passò al Seminario teologico, dove, nel 1833, venne ordinato sacerdote. Quattro mesi più tardi fece il suo ingresso nel luogo che per lui resterà la fondamentale ed unica “tappa” della sua vita sacerdotale: il “Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d’Assisi” a Torino. Entrato per perfezionarsi nella pastorale, qui egli mise a frutto le sue doti di direttore spirituale e il suo grande spirito di carità. Il Convitto, infatti, non era soltanto una scuola di teologia morale, dove i giovani preti, provenienti soprattutto dalla campagna, imparavano a confessare e a predicare, ma era anche una vera e propria scuola di vita sacerdotale, dove i presbiteri si formavano nella spiritualità di sant’Ignazio di Loyola e nella teologia morale e pastorale del grande Vescovo sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Il tipo di prete che il Cafasso incontrò al Convitto e che egli stesso contribuì a rafforzare – soprattutto come Rettore - era quello del vero pastore con una ricca vita interiore e un profondo zelo nella cura pastorale: fedele alla preghiera, impegnato nella predicazione, nella catechesi, dedito alla celebrazione dell’Eucarestia e al ministero della Confessione, secondo il modello incarnato da san Carlo Borromeo, da san Francesco di Sales e promosso dal Concilio di Trento. Una felice espressione di san Giovanni Bosco, sintetizza il senso del lavoro educativo in quella Comunità: “al Convitto si imparava ad essere preti”.


San Giuseppe Cafasso cercò di realizzare questo modello nella formazione dei giovani sacerdoti, affinché, a loro volta, diventassero formatori di altri preti, religiosi e laici, secondo una speciale ed efficace catena. Dalla sua cattedra di teologia morale educava ad essere buoni confessori e direttori spirituali, preoccupati del vero bene spirituale della persona, animati da grande equilibrio nel far sentire la misericordia di Dio e, allo stesso tempo, un acuto e vivo senso del peccato. Tre erano le virtù principali del Cafasso docente, come ricorda san Giovanni Bosco: calma, accortezza e prudenza. Per lui la verifica dell’insegnamento trasmesso era costituita dal ministero della confessione, alla quale egli stesso dedicava molte ore della giornata; a lui accorrevano vescovi, sacerdoti, religiosi, laici eminenti e gente semplice: a tutti sapeva offrire il tempo necessario. Di molti, poi, che divennero santi e fondatori di istituti religiosi, egli fu sapiente consigliere spirituale. Il suo insegnamento non era mai astratto, basato soltanto sui libri che si utilizzavano in quel tempo, ma nasceva dall’esperienza viva della misericordia di Dio e dalla profonda conoscenza dell’animo umano acquisita nel lungo tempo trascorso in confessionale e nella direzione spirituale: la sua era una vera scuola di vita sacerdotale.

Il suo segreto era semplice: essere un uomo di Dio; fare, nelle piccole azioni quotidiane, “quello che può tornare a maggior gloria di Dio e a vantaggio delle anime”. Amava in modo totale il Signore, era animato da una fede ben radicata, sostenuto da una profonda e prolungata preghiera, viveva una sincera carità verso tutti. Conosceva la teologia morale, ma conosceva altrettanto le situazioni e il cuore della gente, del cui bene si faceva carico, come il buon pastore. Quanti avevano la grazia di stargli vicino ne erano trasformati in altrettanti buoni pastori e in validi confessori. Indicava con chiarezza a tutti i sacerdoti la santità da raggiungere proprio nel ministero pastorale. Il beato don Clemente Marchisio, fondatore delle Figlie di san Giuseppe, affermava: “Entrai in Convitto essendo un gran birichino e un capo sventato, senza sapere cosa volesse dire essere prete, e ne uscii affatto diverso, pienamente compreso della dignità del sacerdote”. Quanti sacerdoti furono da lui formati nel Convitto e poi seguiti spiritualmente! Tra questi – come ho già detto - emerge san Giovanni Bosco, che lo ebbe come direttore spirituale per ben 25 anni, dal 1835 al 1860: prima come chierico, poi come prete e infine come fondatore. Tutte le scelte fondamentali della vita di san Giovanni Bosco ebbero come consigliere e guida san Giuseppe Cafasso, ma in un modo ben preciso: il Cafasso non cercò mai di formare in don Bosco un discepolo “a sua immagine e somiglianza” e don Bosco non copiò il Cafasso; lo imitò certo nelle virtù umane e sacerdotali - definendolo “modello di vita sacerdotale” -, ma secondo le proprie personali attitudini e la propria peculiare vocazione; un segno della saggezza del maestro spirituale e dell’intelligenza del discepolo: il primo non si impose sul secondo, ma lo rispettò nella sua personalità e lo aiutò a leggere quale fosse la volontà di Dio su di lui. Cari amici, è questo un insegnamento prezioso per tutti coloro che sono impegnati nella formazione ed educazione delle giovani generazioni ed è anche un forte richiamo di quanto sia importante avere una guida spirituale nella propria vita, che aiuti a capire ciò che Dio vuole da noi. Con semplicità e profondità, il nostro Santo affermava: “Tutta la santità, la perfezione e il profitto di una persona sta nel fare perfettamente la volontà di Dio (…). Felici noi se giungessimo a versare così il nostro cuore dentro quello di Dio, unire talmente i nostri desideri, la nostra volontà alla sua da formare ed un cuore ed una volontà sola: volere quello che Dio vuole, volerlo in quel modo, in quel tempo, in quelle circostanze che vuole Lui e volere tutto ciò non per altro se non perché così vuole Iddio”.

Ma un altro elemento caratterizza il ministero del nostro Santo: l’attenzione agli ultimi, in particolare ai carcerati, che nella Torino ottocentesca vivevano in luoghi disumani e disumanizzanti. Anche in questo delicato servizio, svolto per più di vent’anni, egli fu sempre il buon pastore, comprensivo e compassionevole: qualità percepita dai detenuti, che finivano per essere conquistati da quell’amore sincero, la cui origine era Dio stesso. La semplice presenza del Cafasso faceva del bene: rasserenava, toccava i cuori induriti dalle vicende della vita e soprattutto illuminava e scuoteva le coscienze indifferenti. Nei primi tempi del suo ministero in mezzo ai carcerati, egli ricorreva spesso alle grandi predicazioni che arrivavano a coinvolgere quasi tutta la popolazione carceraria. Con il passare del tempo, privilegiò la catechesi spicciola, fatta nei colloqui e negli incontri personali: rispettoso delle vicende di ciascuno, affrontava i grandi temi della vita cristiana, parlando della confidenza in Dio, dell’adesione alla Sua volontà, dell’utilità della preghiera e dei sacramenti, il cui punto di arrivo è la Confessione, l’incontro con Dio fattosi per noi misericordia infinita. I condannati a morte furono oggetto di specialissime cure umane e spirituali. Egli accompagnò al patibolo, dopo averli confessati ed aver amministrato loro l’Eucaristia, 57 condannati a morte. Li accompagnava con profondo amore fino all’ultimo respiro della loro esistenza terrena.


Morì il 23 giugno 1860, dopo una vita offerta interamente al Signore e consumata per il prossimo. Il mio Predecessore, il venerabile servo di Dio Papa Pio XII, il 9 aprile 1948, lo proclamò patrono delle carceri italiane e, con l’Esortazione Apostolica Menti nostrae, il 23 settembre 1950, lo propose come modello ai sacerdoti impegnati nella Confessione e nella direzione spirituale.

Cari fratelli e sorelle, san Giuseppe Cafasso sia un richiamo per tutti ad intensificare il cammino verso la perfezione della vita cristiana, la santità; in particolare, ricordi ai sacerdoti l’importanza di dedicare tempo al Sacramento della Riconciliazione e alla direzione spirituale, e a tutti l’attenzione che dobbiamo avere verso i più bisognosi. Ci aiuti l’intercessione della Beata Vergine Maria, di cui san Giuseppe Cafasso era devotissimo e che chiamava “la nostra cara Madre, la nostra consolazione, la nostra speranza”.

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Saluti:

Je suis heureux d’accueillir les pèlerins francophones, particulièrement ceux qui sont venus accompagner les nouveaux Archevêques métropolitains à qui j’ai eu la joie de remettre le pallium. Je salue cordialement Monseigneur Albert Le Gatt, Archevêque de Saint-Boniface, Monseigneur Samuel Kleda, Archevêque de Douala, Monseigneur Joseph Atanga, Archevêque de Bertoua, Monseigneur André-Joseph Léonard, Archevêque de Malines-Bruxelles, Monseigneur Désiré Tsarahazana Archevêque de Toamasina et Monseigneur Pierre Nguyen Van Nhon, Archevêque de Hanoï. Je vous donne avec affection, ainsi qu’à tous les prêtres et aux fidèles de vos archidiocèses la Bénédiction Apostolique, en gage de paix et de joie dans le Seigneur!

Yesterday, on the Solemnity of Saints Peter and Paul, I conferred the Pallium upon thirty-eight Archbishops from throughout the world. I would now like to greet the English-speaking Archbishops present at today’s Audience, together with their family members and the pilgrimage groups which accompanied them to the Tombs of the Apostles:

Archbishop Alex Thomas Kaliyanil of Bulawayo (Zimbabwe),
Archbishop Gerard Tlali Lerotholi of Maseru (Lesotho),
Archbishop Socrates Villegas of Lingayen-Dagupan (Philippines),
Archbishop Bernard Longley of Birmingham (England),
Archbishop Jerome Edward Listecki of Milwaukee (USA),
Archbishop Stephen Brislin of Cape Town (South Africa),
Archbishop Dennis Schnurr of Cincinnati (USA),
Archbishop Francis Kallarakal of Verapoly (India),
Archbishop Hyginus Kim Hee-joong of Kwangju (Korea),
Archbishop Thomas Wenski of Miami (USA),
Archbishop Peter Smith of Southwark (England),
and Archbishop Matthias Kobena Nketsiah of Cape Coast (Ghana).

Dear Brothers, I ask the Lord to strengthen all of you in your witness to the apostolic faith and in generous service to the flocks entrusted to your care.

I also greet the many other English-speaking visitors and pilgrims present at today’s Audience, especially the groups from England, Scotland, Ireland, Ghana, Palestine, the Philippines, South Korea, Canada and the United States of America. I thank the Schola Cantorum of Saint Peter’s Cathedral, Belfast, for their praise of God in song. Upon all of you I invoke an abundance of joy and peace in our Lord Jesus Christ.

Einen frohen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Der heilige Giuseppe Cafasso zeigt uns, wie wichtig die Beichte und geistliche Führung sind, um zu erkennen, was Gott konkret von einem jeden einzelnen von uns will. Bitten wir den Herrn um gute Priester, die auf dem Weg der Heiligkeit, auf dem Weg zu Gott weiterhelfen. Der Herr schenke euch allen seine Gnade und seine Liebe und die Freude, ihn zu kennen.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los Señores Arzobispos metropolitanos de Medellín y Nueva Pamplona, en Colombia; de Cuenca, en Ecuador; de Sevilla, Oviedo y Valladolid, en España; de Chihuahua y Acapulco, en México; y de Panamá. Ayer, en la solemne Misa de los santos Apóstoles Pedro y Pablo, tuve el gozo de imponerles el palio, como signo de estrecha comunión con el Papa, Sucesor de San Pedro y Pastor de la Iglesia universal. Invito a todos los que los acompañan a pedir a Dios por ellos, para que ejerzan su ministerio episcopal con los mismos sentimientos de Cristo, Buen Pastor. Muchas gracias.

Amados peregrinos de língua portuguesa, em particular quantos vieram de Angola e do Brasil para acompanhar os seus Arcebispos que ontem receberam o pálio, símbolo de uma especial união com Cristo Bom Pastor e com o seu Vigário e Sucessor de Pedro no governo do povo de Deus: saúdo os fiéis de Lubango com Dom Gabriel Mbilingi, de Belém do Pará com Dom Alberto Corrêa, e de Olinda e Recife com Dom António Saburido. À Virgem Maria confio as vossas vidas, famílias e dioceses, para todos implorando o precioso dom do amor e da unidade sobre a rocha de Pedro, ao dar-vos a Bênção Apostólica.

Saluto in lingua ceca:

O včerejší slavnosti svatých apoštolů Petra a Pavla jsem předal posvátné pallium i zde přítomnému pražskému arcibiskupovi, milému Monsignoru Dominiku Dukovi.
Nechť Bůh provází jeho i vás všechny svým hojným požehnáním!
Chvála Kristu!

Traduzione italiana:

Ieri, nella solennità degli Apostoli Pietro e Paolo ho consegnato il Sacro Pallio anche al qui presente Arcivescovo di Praga, il caro Monsignor Dominik Duka.
Possa il Signore accompagnare Lui, e voi tutti, con la Sua benedizione!
Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua croata:

Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike. Dragi prijatelji, o svetkovini apostola Petra i Pavla, došli ste na njihove grobove očitovati svoju vjernost Apostolskoj Stolici. Neka vam blagoslov, koji rado podjeljujem, pomogne da ustrajete u vjeri. Hvaljen Isus i Marija!

Traduzione italiana

Di cuore saluto tutti i pellegrini Croati. Cari amici, in occasione della solennità degli apostoli Pietro e Paolo, siete venuti alle loro tombe a manifestare la vostra fedeltà alla Sede Apostolica. La Benedizione, che volentieri vi imparto, vi aiuti a perseverare nella fede. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua polacca:

Serdecznie witam obecnych tu Polaków, a szczególnie Metropolitę Gnieźnieńskiego, Prymasa Polski Józefa Kowalczyka i jego gości. Od ponad tysiąca lat Kościół w Polsce i Stolicę Apostołów Piotra i Pawła jednoczy więź wiary, nadziei i miłości. Dziękujemy Bogu za tę komunię i prosimy, aby stale ją umacniał mocą Ducha Świętego. Wszystkim życzę obfitości Bożego błogosławieństwa. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

Traduzione italiana:

Do il cordiale benvenuto ai polacchi, e in modo particolare al Metropolita di Gniezno, Primate della Polonia Józef Kowalczyk e ai suoi ospiti. Da oltre mille anni, il legame della fede, della speranza e della carità unisce la Chiesa in Polonia e la Sede degli Apostoli Pietro e Paolo. Ringraziamo il Signore per questa comunione e chiediamo che la rafforzi sempre con la potenza dello Spirito Santo. A tutti auguro l’abbondanza delle benedizioni di Dio. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:

Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska: z Belže, Habury, Radvane a Čertižného. Osobitne pozdravujem nového Košického arcibiskupa Bernarda Bobera, a tých ktorí ho sprevádzajú.
Bratia a sestry, pálium, ktoré včera prijal tento nový metropolita je znakom osobitného spoločenstva s Petrovým nástupcom. Pán nech vás všetkých žehná a chráni na príhovor svätých apoštolov Petra a Pavla.
Pochválený buď Ježiš Kristus!

Traduzione italiana:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia: da Belža, Habura, Radvaň e Čertižné. In particolare saluto l’Arcivescovo di Košice S.E.Mons. Bernard Bober e quelli che lo accompagnano.
Fratelli e sorelle, il Pallio che ha ricevuto ieri questo nuovo Metropolita è segno della comunione speciale con il Successore di Pietro. Il Signore vi benedica e protegga tutti per l’intercessione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovena:

Pozdravljam ljubljanskega nadškofa monsignorja Antona Stresa, ki sem mu včeraj podelil palij. Dragi brat v škofovski službi! Sveta apostola Peter in Pavel sta neutrudno delala za evangelij in skrbela za edinost Cerkve. Naj Vas njun svetel zgled vodi pri odgovorni službi, ki Vam je zaupana. Vam in vsem slovenskim romarjem, ki so danes tukaj z Vami, podeljujem apostolski blagoslov!

Traduzione italiana:

Rivolgo il mio saluto all'Arcivescovo di Ljubljana Mons. Anton Stres, al quale ieri ho conferito il pallio. Caro fratello nell'Episcopato! I santi Apostoli Pietro e Paolo lavoravano instancabilmente per il vangelo e curavano l’unità della Chiesa. Il loro fulgido esempio La guidi nel ministero che Le è stato affidato. A Lei e a tutti i pellegrini sloveni qui presenti imparto l’Apostolica Benedizione!

Saluto in lingua ungherese:

Isten hozta a magyar híveket, elsősorban azokat, akik Miskolcról érkeztek. Tegnap ünnepeltük Szent Péter és Pál apostolok ünnepét. Az ő hitvallásuk és vértanúságuk legyen erőforrásunk a mindennapok során.
Szívesen adom rátok apostoli áldásomat.
Dicsértessék a Jézus Krisztus!

Traduzione italiana:

Saluto cordialmente i fedeli di lingua ungherese, specialmente i Membri del gruppo di Miskolc. Ieri abbiamo celebrato la festa degli Santi Apostoli, Pietro e Paolo. Il loro martirio e la loro confessione siano per noi di conforto nel cammino di ogni giorno.
Volentieri vi imparto la Benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Mi rivolgo innanzitutto agli Arcivescovi Metropoliti che ieri hanno ricevuto il Pallio e che sono lieto di accogliere in questa Udienza, unitamente ai loro familiari ed amici che li accompagnano. Saluto Monsignor Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve; Monsignor Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine; Monsignor Antonio Lanfranchi, Arcivescovo di Modena-Nonantola; e Monsignor Luigi Moretti, Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno. Colui che vi ha scelto come Pastori del suo gregge, il Signore Gesù, vi sostenga nel vostro quotidiano servizio e con la forza dello Spirito Santo vi renda fedeli araldi del Vangelo. Saluto le Suore Mercedarie del Santissimo Sacramento, che ricordano il primo Centenario di fondazione del loro Istituto e i fedeli della parrocchia Santa Lucia a Mare, in Napoli. Tutti esorto a testimoniare con gioia l’amore che Cristo ha riversato nei nostri cuori.

Il mio pensiero si rivolge infine ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. Alla solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo celebrata ieri, segue oggi la memoria dei Primi Martiri Romani. Cari giovani, imitate la loro eroica testimonianza evangelica e siate fedeli a Cristo in ogni situazione della vita. Incoraggio voi, cari ammalati, ad accogliere l'esempio dei Protomartiri per trasformare la vostra sofferenza in atto di donazione per amore a Dio ed ai fratelli. Voi, cari sposi novelli, sappiate aderire al progetto che il Creatore ha stabilito per la vostra vocazione, così da giungere a realizzare un’unione familiare feconda e duratura.

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana

BOLLETTINO Sala Stampa Santa Sede - RINUNCE E NOMIME - 30 giugno e 1 luglio 2010



30 giugno 2010
RINUNCIA DEL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI E PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER L’AMERICA LATINA E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accolto la rinuncia presentata, per raggiunti limiti d’età, dall’Em.mo Card. Giovanni Battista Re agli incarichi di Prefetto della Congregazione per i Vescovi e di Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ed ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi l’Em.mo Card. Marc Ouellet, finora Arcivescovo di Québec.


NOMINA DEL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Il Papa ha nominato Presidente dell’annunciato Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione S.E. Mons. Salvatore Fisichella, Arcivescovo titolare di Voghenza.


NOMINA DEL RETTORE MAGNIFICO DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

Il Santo Padre ha nominato Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense il Rev.do Don Enrico dal Covolo, S.D.B., Docente Ordinario di Letteratura cristiana antica greca presso la Pontificia Università Salesiana e Membro Ordinario della Pontificia Accademia di Teologia.


NOMINA DEL PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

Il Papa ha nominato Presidente della Pontificia Accademia per la Vita il Rev.do Mons. Ignacio Carrasco de Paula, finora Cancelliere della medesima Accademia.


NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN POLONIA

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Polonia S.E. Mons. Celestino Migliore, Arcivescovo titolare di Canosa, finora Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U.).


NOMINA DI CERIMONIERE PONTIFICIO

Il Rev.do Sacerdote John Richard Cihak è stato nominato Cerimoniere Pontificio.

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1 luglio 2010
RINUNCIA DEL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto la rinuncia, presentata per raggiunti limiti di età dall’Em.mo Card. Walter Kasper all’incarico di Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico S.E. Mons. Kurt Koch, finora Vescovo di Basilea, elevandolo in pari tempo alla dignità di Arcivescovo.

martedì 29 giugno 2010

400° Anniversario dell'Apparizione di NOSTRA SIGNORA DELL'ORTO - 2 luglio 2010


400° Anniversario dell'Apparizione di
NOSTRA SIGNORA DELL'ORTO
Chiavari, 2 luglio 1610 - 2 luglio 2010

 

Vergine gloriosissima, che per l'eccellenza della vostra Verginità illibata insieme e feconda, veniste dichiarata dallo Spirito Santo un Orto racchiuso, e un Fonte sigillato, perchè mai non ammetteste in Voi stessa altro Signore, che quel Dio che vi creò, come Orto e Paradiso di sue delizie, deh! volgete amorosa da quella vostra Immagine un'occhiata di Madre sopra dell'infelice mia anima, che tante volte si è fatta schiava vilissima del peccato; e per quell'amore parziale, con cui dal Cielo vi siete palesata fra di noi qual Orto fecondo di grazie in nostra giustificazione e salute, impetratemi dal vostro Divino Figliuolo, che reggete fra le braccia, una vera contrizione dei miei peccati, e una costante emendazione dei miei costumi.

Antiph. - Hortus Conclusus, o Maria, Hortus Conclusus, Fons signatus, Emissiones tuæ Paradisus.

V. Recordare Virgo Mater, ut loquaris pro nobis bona.
R. Et ut avertat indignationem suam a nobis.

Oremus
Deus, qui per Sacratissimam Virginem Mariam Matrem tuam mirabilia semper in salutem populorum operaris, præsta, quæsumus, et qui manifestationem ejus, et beneficia per ipsam accepta commemoramus, majora adhuc percipere, et vultus tui visione in Coelo perfrui mereamur. Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spíritus Sancti, Deus, per omnia sæcula sæculorum.




Il Santo Padre Benedetto XVI nella Solennità dei Santi Apostoli Paolo e Pietro - 29 giugno 2010


C
APPELLA PAPALE NELLA
SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

SANTA MESSA E IMPOSIZIONE DEL PALLIO
AI NUOVI METROPOLITI

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


Libretto della Celebrazione: 1, 2, 3

Cari fratelli e sorelle!

I testi biblici di questa Liturgia eucaristica della solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo, nella loro grande ricchezza, mettono in risalto un tema che si potrebbe riassumere così: Dio è vicino ai suoi fedeli servitori e li libera da ogni male, e libera la Chiesa dalle potenze negative. E’ il tema della libertà della Chiesa, che presenta un aspetto storico e un altro più profondamente spirituale.


Questa tematica attraversa tutta l’odierna Liturgia della Parola. La prima e la seconda Lettura parlano, rispettivamente, di san Pietro e di san Paolo sottolineando proprio l’azione liberatrice di Dio nei loro confronti. Specialmente il testo degli Atti degli Apostoli descrive con abbondanza di particolari l’intervento dell’angelo del Signore, che scioglie Pietro dalle catene e lo conduce fuori dal carcere di Gerusalemme, dove lo aveva fatto rinchiudere, sotto stretta sorveglianza, il re Erode (cfr At 12,1-11). Paolo, invece, scrivendo a Timoteo quando ormai sente vicina la fine della vita terrena, ne fa un bilancio consuntivo da cui emerge che il Signore gli è stato sempre vicino, lo ha liberato da tanti pericoli e ancora lo libererà introducendolo nel suo Regno eterno (cfr 2 Tm 4, 6-8.17-18). Il tema è rafforzato dal Salmo responsoriale (Sal 33), e trova un particolare sviluppo anche nel brano evangelico della confessione di Pietro, là dove Cristo promette che le potenze degli inferi non prevarranno sulla sua Chiesa (cfr Mt 16,18).

Osservando bene si nota, riguardo a questa tematica, una certa progressione. Nella prima Lettura viene narrato un episodio specifico che mostra l’intervento del Signore per liberare Pietro dalla prigione; nella seconda Paolo, sulla base della sua straordinaria esperienza apostolica, si dice convinto che il Signore, che già lo ha liberato “dalla bocca del leone”, lo libererà “da ogni male” aprendogli le porte del Cielo; nel Vangelo invece non si parla più dei singoli Apostoli, ma della Chiesa nel suo insieme e della sua sicurezza rispetto alle forze del male, intese in senso ampio e profondo. In tal modo vediamo che la promessa di Gesù – “le potenze degli inferi non prevarranno” sulla Chiesa – comprende sì le esperienze storiche di persecuzione subite da Pietro e da Paolo e dagli altri testimoni del Vangelo, ma va oltre, volendo assicurare la protezione soprattutto contro le minacce di ordine spirituale; secondo quanto Paolo stesso scrive nella Lettera agli Efesini: “La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,12).


In effetti, se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che – come aveva preannunciato il Signore Gesù (cfr Mt 10,16-33) – non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni. Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto. Questa realtà è attestata già dall’epistolario paolino. La Prima Lettera ai Corinzi, ad esempio, risponde proprio ad alcuni problemi di divisioni, di incoerenze, di infedeltà al Vangelo che minacciano seriamente la Chiesa. Ma anche la Seconda Lettera a Timoteo – di cui abbiamo ascoltato un brano – parla dei pericoli degli “ultimi tempi”, identificandoli con atteggiamenti negativi che appartengono al mondo e che possono contagiare la comunità cristiana: egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro, eccetera (cfr 3,1-5). La conclusione dell’Apostolo è rassicurante: gli uomini che operano il male – scrive – “non andranno molto lontano, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti” (3,9). Vi è dunque una garanzia di libertà assicurata da Dio alla Chiesa, libertà sia dai lacci materiali che cercano di impedirne o coartarne la missione, sia dai mali spirituali e morali, che possono intaccarne l’autenticità e la credibilità.


Il tema della libertà della Chiesa, garantita da Cristo a Pietro, ha anche una specifica attinenza con il rito dell’imposizione del Pallio, che oggi rinnoviamo per trentotto Arcivescovi Metropoliti, ai quali rivolgo il mio più cordiale saluto, estendendolo con affetto a quanti hanno voluto accompagnarli in questo pellegrinaggio. La comunione con Pietro e i suoi successori, infatti, è garanzia di libertà per i Pastori della Chiesa e per le stesse Comunità loro affidate. Lo è su entrambi i piani messi in luce nelle riflessioni precedenti. Sul piano storico, l’unione con la Sede Apostolica assicura alle Chiese particolari e alle Conferenze Episcopali la libertà rispetto a poteri locali, nazionali o sovranazionali, che possono in certi casi ostacolare la missione della Chiesa. Inoltre, e più essenzialmente, il ministero petrino è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale. Il fatto dunque che, ogni anno, i nuovi Metropoliti vengano a Roma a ricevere il Pallio dalle mani del Papa va compreso nel suo significato proprio, come gesto di comunione, e il tema della libertà della Chiesa ce ne offre una chiave di lettura particolarmente importante. Questo appare evidente nel caso di Chiese segnate da persecuzioni, oppure sottoposte a ingerenze politiche o ad altre dure prove. Ma ciò non è meno rilevante nel caso di Comunità che patiscono l’influenza di dottrine fuorvianti, o di tendenze ideologiche e pratiche contrarie al Vangelo. Il Pallio dunque diventa, in questo senso, un pegno di libertà, analogamente al “giogo” di Gesù, che Egli invita a prendere, ciascuno sulle proprie spalle (cfr Mt 11,29-30). Come il comandamento di Cristo – pur esigente – è “dolce e leggero” e, invece di pesare su chi lo porta, lo solleva, così il vincolo con la Sede Apostolica – pur impegnativo – sostiene il Pastore e la porzione di Chiesa affidata alle sue cure, rendendoli più liberi e più forti.

Un’ultima indicazione vorrei trarre dalla Parola di Dio, in particolare dalla promessa di Cristo che le potenze degli inferi non prevarranno sulla sua Chiesa. Queste parole possono avere anche una significativa valenza ecumenica, dal momento che, come accennavo poc’anzi, uno degli effetti tipici dell’azione del Maligno è proprio la divisione all’interno della Comunità ecclesiale. Le divisioni, infatti, sono sintomi della forza del peccato, che continua ad agire nei membri della Chiesa anche dopo la redenzione. Ma la parola di Cristo è chiara: “Non praevalebunt – non prevarranno” (Mt 16,18). L’unità della Chiesa è radicata nella sua unione con Cristo, e la causa della piena unità dei cristiani – sempre da ricercare e da rinnovare, di generazione in generazione – è pure sostenuta dalla sua preghiera e dalla sua promessa. Nella lotta contro lo spirito del male, Dio ci ha donato in Gesù l’“Avvocato” difensore, e, dopo la sua Pasqua, “un altro Paraclito” (cfr Gv 14,16), lo Spirito Santo, che rimane con noi per sempre e conduce la Chiesa verso la pienezza della verità (cfr Gv 14,16; 16,13), che è anche la pienezza della carità e dell’unità. Con questi sentimenti di fiduciosa speranza, sono lieto di salutare la Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che, secondo la bella consuetudine delle visite reciproche, partecipa alle celebrazioni dei Santi Patroni di Roma. Insieme rendiamo grazie a Dio per i progressi nelle relazioni ecumeniche tra cattolici ed ortodossi, e rinnoviamo l’impegno di corrispondere generosamente alla grazia di Dio, che ci conduce alla piena comunione.


Cari amici, saluto cordialmente ciascuno di voi: Signori Cardinali, Fratelli nell’Episcopato, Signori Ambasciatori e Autorità civili, in particolare il Sindaco di Roma, sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Vi ringrazio per la vostra presenza. I santi Apostoli Pietro e Paolo vi ottengano di amare sempre più la santa Chiesa, corpo mistico di Cristo Signore e messaggera di unità e di pace per tutti gli uomini. Vi ottengano anche di offrire con letizia per la sua santità e la sua missione le fatiche e le sofferenze sopportate per la fedeltà al Vangelo. La Vergine Maria, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, vegli sempre su di voi, in particolare sul ministero degli Arcivescovi Metropoliti. Col suo celeste aiuto possiate vivere e agire sempre in quella libertà, che Cristo ci ha guadagnato. Amen.

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lunedì 28 giugno 2010

Il Santo Padre Benedetto XVI ai Primi Vespri nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - 28 giugno 2010


CAPPELLA PAPALE NELLA
SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

PRIMI VESPRI

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Domenica, 28 giugno 2010

[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo]
Immagini della celebrazione

Cari fratelli e sorelle!

Con la celebrazione dei Primi Vespri entriamo nella solennità dei Santi Pietro e Paolo. Abbiamo la grazia di farlo nella Basilica Papale intitolata all’Apostolo delle genti, raccolti in preghiera presso la sua Tomba. Per questo, desidero orientare la mia breve riflessione nella prospettiva della vocazione missionaria della Chiesa. In questa direzione vanno la terza antifona della salmodia che abbiamo pregato e la Lettura biblica. Le prime due antifone sono dedicate a san Pietro, la terza a san Paolo e dice: “Tu sei il messaggero di Dio, Paolo apostolo santo: hai annunziato la verità nel mondo intero”. E nella Lettura breve, tratta dall’indirizzo iniziale della Lettera ai Romani, Paolo si presenta come “apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio” (Rm 1,1) La figura di Paolo – la sua persona e il suo ministero, tutta la sua esistenza e il suo duro lavoro per il Regno di Dio – sono completamente dedicati al servizio del Vangelo. In questi testi si avverte un senso di movimento, dove protagonista non è l’uomo, ma Dio, il soffio dello Spirito Santo, che spinge l’Apostolo sulle strade del mondo per portare a tutti la Buona Notizia: le promesse dei profeti si sono compiute in Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. Saulo non c’è più, c’è Paolo, anzi, c’è Cristo che vive in lui (cfr Gal 2,20) e vuole raggiungere tutti gli uomini. Se dunque la festa dei Santi Patroni di Roma evoca la duplice tensione tipica di questa Chiesa, all’unità e all’universalità, il contesto in cui ci troviamo stasera ci chiama a privilegiare la seconda, lasciandoci, per così dire, “trascinare” da san Paolo e dalla sua straordinaria vocazione.


Il Servo di Dio Giovanni Battista Montini, quando fu eletto Successore di Pietro, nel pieno svolgimento del Concilio Vaticano II, scelse di portare il nome dell’Apostolo delle genti. All’interno del suo programma di attuazione del Concilio, Paolo VI convocò nel 1974 l’Assemblea del Sinodo dei Vescovi sul tema dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, e circa un anno dopo pubblicò l’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, che si apre con queste parole: “L’impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo, animati dalla speranza ma, parimenti, spesso travagliati dalla paura e dall’angoscia, è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità” (n. 1). Colpisce l’attualità di queste espressioni. Si percepisce in esse tutta la particolare sensibilità missionaria di Paolo VI e, attraverso la sua voce, il grande anelito conciliare all’evangelizzazione del mondo contemporaneo, anelito che culmina nel Decreto Ad gentes, ma che permea tutti i documenti del Vaticano II e che, prima ancora, animava i pensieri e il lavoro dei Padri conciliari, convenuti a rappresentare in modo mai prima così tangibile la diffusione mondiale raggiunta dalla Chiesa.

Non servono parole per spiegare come il Venerabile Giovanni Paolo II, nel suo lungo pontificato, abbia sviluppato questa proiezione missionaria, che – va sempre ricordato – risponde alla natura stessa della Chiesa, la quale, con san Paolo, può e deve sempre ripetere: “Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16). Il Papa Giovanni Paolo II ha rappresentato “al vivo” la natura missionaria della Chiesa, con i viaggi apostolici e con l’insistenza del suo Magistero sull’urgenza di una “nuova evangelizzazione”: “nuova” non nei contenuti, ma nello slancio interiore, aperto alla grazia dello Spirito Santo che costituisce la forza della legge nuova del Vangelo e che sempre rinnova la Chiesa; “nuova” nella ricerca di modalità che corrispondano alla forza dello Spirito Santo e siano adeguate ai tempi e alle situazioni; “nuova” perché necessaria anche in Paesi che hanno già ricevuto l’annuncio del Vangelo. E’ a tutti evidente che il mio Predecessore ha dato un impulso straordinario alla missione della Chiesa, non solo – ripeto – per le distanze da lui percorse, ma soprattutto per il genuino spirito missionario che lo animava e che ci ha lasciato in eredità all’alba del terzo millennio.

Raccogliendo questa eredità, ho potuto affermare, all’inizio del mio ministero petrino, che la Chiesa è giovane, aperta al futuro. E lo ripeto oggi, vicino al sepolcro di san Paolo: la Chiesa è nel mondo un’immensa forza rinnovatrice, non certo per le sue forze, ma per la forza del Vangelo, in cui soffia lo Spirito Santo di Dio, il Dio creatore e redentore del mondo. Le sfide dell’epoca attuale sono certamente al di sopra delle capacità umane: lo sono le sfide storiche e sociali, e a maggior ragione quelle spirituali. Sembra a volte a noi Pastori della Chiesa di rivivere l’esperienza degli Apostoli, quando migliaia di persone bisognose seguivano Gesù, ed Egli domandava: che cosa possiamo fare per tutta questa gente? Essi allora sperimentavano la loro impotenza. Ma proprio Gesù aveva loro dimostrato che con la fede in Dio nulla è impossibile, e che pochi pani e pesci, benedetti e condivisi, potevano sfamare tutti. Ma non c’era – e non c’è – solo la fame di cibo materiale: c’è una fame più profonda, che solo Dio può saziare. Anche l’uomo del terzo millennio desidera una vita autentica e piena, ha bisogno di verità, di libertà profonda, di amore gratuito. Anche nei deserti del mondo secolarizzato, l’anima dell’uomo ha sete di Dio, del Dio vivente. Per questo Giovanni Paolo II ha scritto: “La missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento”, e ha aggiunto: “uno sguardo d’insieme all’umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio” (Enc. Redemptoris missio, 1). Vi sono regioni del mondo che ancora attendono una prima evangelizzazione; altre che l’hanno ricevuta, ma necessitano di un lavoro più approfondito; altre ancora in cui il Vangelo ha messo da lungo tempo radici, dando luogo ad una vera tradizione cristiana, ma dove negli ultimi secoli – con dinamiche complesse – il processo di secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede cristiana e dell’appartenenza alla Chiesa.


In questa prospettiva, ho deciso di creare un nuovo Organismo, nella forma di “Pontificio Consiglio”, con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di “eclissi del senso di Dio”, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo.

Cari fratelli e sorelle, la sfida della nuova evangelizzazione interpella la Chiesa universale, e ci chiede anche di proseguire con impegno la ricerca della piena unità tra i cristiani. Un eloquente segno di speranza in tal senso è la consuetudine delle visite reciproche tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli in occasione delle feste dei rispettivi Santi Patroni. Per questo accogliamo oggi con rinnovata gioia e riconoscenza la Delegazione inviata dal Patriarca Bartolomeo I, al quale indirizziamo il saluto più cordiale. L’intercessione dei santi Pietro e Paolo ottenga alla Chiesa intera fede ardente e coraggio apostolico, per annunciare al mondo la verità di cui tutti abbiamo bisogno, la verità che è Dio, origine e fine dell’universo e della storia, Padre misericordioso e fedele, speranza di vita eterna. Amen.

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HIS HOLINESS BENEDICT XVI TO A DELEGATION FROM THE ECUMENICAL PATRIARCHATE OF CONSTANTINOPLE - 28 June 2010


ADDRESS OF HIS HOLINESS BENEDICT XVI
TO A DELEGATION FROM THE
ECUMENICAL PATRIARCHATE OF CONSTANTINOPLE
ON THE OCCASION
OF THE SOLEMNITY OF THE HOLY APOSTLES PETER AND PAUL

Monday, 28 June 2010

[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo]
Dear Brothers in Christ,

“Grace to you and peace from God our Father” (Col 1:2). With great joy and heartfelt affection I welcome you in the Lord to this City of Rome, on the occasion of the annual celebration of the martyrdom of Saints Peter and Paul. Their feast, which the Catholic Church and the Orthodox Churches celebrate on the same day, is one of the most ancient of the liturgical year, and it testifies to a time when our communities were living in full communion with one another. Your presence here today – for which I am deeply grateful to the Patriarch of Constantinople, His Holiness Bartholomaios I, and to the Holy Synod of the Ecumenical Patriarchate – brings great gladness to the hearts of us all.

I thank the Lord that the relations between us are characterized by sentiments of mutual trust, esteem and fraternity, as is amply testified by the many meetings that have already taken place in the course of this year.

All this gives grounds for hope that Catholic-Orthodox dialogue will also continue to make significant progress. Your Eminence is aware that the Joint International Commission for Theological Dialogue, of which you are Joint Secretary, is at a crucial point, having begun last October in Paphos to discuss the “The Role of the Bishop of Rome in the Communion of the Church in the First Millennium”. With all our hearts we pray that, enlightened by the Holy Spirit, the Members of the Commission will continue along this path during the forthcoming plenary session in Vienna, and devote to it the time needed for thorough study of this delicate and important issue. For me it is an encouraging sign that Ecumenical Patriarch Bartholomaios I and the Holy Synod of Constantinople share our firm conviction of the importance of this dialogue, as His Holiness stated so clearly in the Patriarchal and Synodal Encyclical Letter on the occasion of Orthodoxy Sunday on 21 February 2010.

In the forthcoming Special Assembly for the Middle East of the Synod of Bishops, which I have convoked for the month of October here in Rome, I am certain that the theme of ecumenical cooperation between the Christians of that region will receive great attention. Indeed, it is highlighted in the Instrumentum Laboris, which I consigned to the Catholic Bishops of the Middle East during my recent visit to Cyprus, where I was received with great fraternal warmth by His Beatitude Chrysostomos II, Archbishop of Nea Justiniana and All Cyprus. The difficulties that the Christians of the Middle East are experiencing are in large measure common to all: living as a minority, and yearning for authentic religious freedom and for peace. Dialogue is needed with the Islamic and Jewish communities. In this context I shall be very pleased to welcome the Fraternal Delegation which the Ecumenical Patriarch will send in order to participate in the work of the Synodal Assembly.

Your Eminence, dear members of the Delegation, I thank you for your visit. I ask you to convey my fraternal greetings to His Holiness Bartholomaios I, to the Holy Synod, to the clergy and all the faithful of the Ecumenical Patriarchate. Through the intercession of the Apostles Peter and Paul, may the Lord grant us abundant blessings, and may he keep us always in his love.

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INCONTRO DEL SANTO PADRE CON IL CARDINALE CHRISTOPH SCHÖNBORN - 28 gennaio 2010


COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE
INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
CON IL CARDINALE CHRISTOPH SCHÖNBORN
28 gennaio 2010

1) Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienza il Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna e Presidente della Conferenza Episcopale Austriaca. Questi aveva chiesto di poter riferire personalmente al Sommo Pontefice circa la presente situazione della Chiesa in Austria. In particolare, il Cardinale Christoph Schönborn ha voluto chiarire il senso esatto di sue recenti dichiarazioni circa alcuni aspetti dell’attuale disciplina ecclesiastica, come pure taluni giudizi sull’atteggiamento tenuto dalla Segreteria di Stato, ed in particolare dall’allora Segretario di Stato del Papa Giovanni Paolo II di v.m., nei riguardi del compianto Cardinale Hans Hermann Groër, Arcivescovo di Vienna dal 1986 al 1995.

2) Successivamente, sono stati invitati all’incontro i Cardinali Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, e Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.
Nella seconda parte dell’Udienza, sono stati chiariti e risolti alcuni equivoci molto diffusi e in parte derivati da alcune espressioni del Cardinale Christoph Schönborn, il quale esprime il suo dispiacere per le interpretazioni date.

In particolare:

a) Si ricorda che nella Chiesa, quando si tratta di accuse contro un Cardinale, la competenza spetta unicamente al Papa; le altre istanze possono avere una funzione di consulenza, sempre con il dovuto rispetto per le persone.

b) La parola "chiacchiericcio" è stata interpretata erroneamente come una mancanza di rispetto per le vittime degli abusi sessuali, per le quali il Cardinale Angelo Sodano nutre gli stessi sentimenti di compassione e di condanna del male, come espressi in diversi interventi del Santo Padre. Tale parola, pronunciata nell'indirizzo Pasquale al Papa Benedetto XVI, era presa letteralmente dall'Omelia pontificia della Domenica delle Palme ed era riferita al "coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti".

3) Il Santo Padre, ricordando con grande affetto la sua visita pastorale in Austria, invia tramite il Cardinale Christoph Schönborn, il Suo saluto ed incoraggiamento alla Chiesa che è in Austria ed ai suoi Pastori, affidando alla Celeste protezione di Maria, tanto venerata in Mariazell, il cammino di una rinnovata comunione ecclesiale.

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domenica 27 giugno 2010

CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X




LEZIONE PRELIMINARE
DELLA DOTTRINA CRISTIANA E DELLE SUE PARTI PRINCIPALI

 

1. Siete voi cristiano?

Si, io sono cristiano per grazia di Dio.

2. Perché dite voi: per grazia di Dio?

Io dico per grazia di Dio, perché l'essere cristiano è un dono tutto gratuito di Dio, che noi non abbiamo potuto meritare.

3. Chi è vero cristiano?

........... continua


Ss. PIETRO E PAOLO, APOSTOLI - Ss. PETRI et PAULI APOSTOLORUM - 28 e 29 giugno 2010


MISSALE ROMANUM
Martedì, 29 Giugno 2010



VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 16, 13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».


EVANGÉLIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum. Matth. 16, 13-19.

In illo témpore: Venit Jesus in partes Cæsaréæ Philippi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Joánnem Baptístam, alii autem Elíam, álii vero Jeremíam aut unum ex Prophétis. Dicit illis Jesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Jesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Jona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in coelis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni coelórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in coelis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in coelis.

Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".



CAPPELLA PAPALE
CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI
DELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Lunedì 28 giugno 2010
il Santo Padre Benedetto XVI presiederà, alle ore 18, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, la Celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.





CAPPELLA PAPALE
PER LA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Martedì 29 giugno 2010
Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà alle ore 9.30 nella Basilica Vaticana la Concelebrazione dell'Eucaristia con alcuni Arcivescovi Metropoliti, ai quali imporrà il sacro Pallio preso dalla Confessione dell'Apostolo Pietro.

Libretto della Celebrazione: 1, 2, 3