martedì 1 maggio 2012

S. Atanasio, Vescovo e Dottore della Chiesa (2 Maggio)



2 MAGGIO

Vescovo e Dottore della Chiesa
Memoria

Nato ad Alessandria d’Egitto, Atanasio fu diacono a fianco del vescovo sant’Alessandro e lo accompagnò al Concilio di Nicea (325) dove fu riaffermata la divinità dei Verbo di Dio. Dopo le persecuzioni, la chiesa di Alessandria aveva avuto una vita intellettuale molto attiva, ma non senza deviazioni pericolose. Il prete Arrio, presto seguito da gran numero di vescovi e di principi, insegnava che il Verbo di Dio non era vero figlio di Dio ma una semplice creatura, in un certo senso divina. Annullava così la nostra divinizzazione per mezzo di Cristo. Atanasio, divenuto vescovo di Alessandria nel 328, fu il principale e instancabile difensore della dottrina tramandata dagli Apostoli. Perseguitato dagli imperatori e dagli ariani e cacciato cinque volte in esilio, alla fine vide trionfare la vera fede. Per la sua dottrina e il suo ardente amore a Cristo è onorato fra i quattro grandi dottori della Chiesa orientale.

L’arianesimo si estese anche in Occidente fin quasi ai tempi di Carlo Magno. Razionalismo e ideologie moderne concordano con esso nel vedere in Cristo solo un uomo; ‘ma egli è il Figlio di Dio, l’Uomo-Dio, il Salvatore. Tutto nella sua personalità deriva da questa realtà profonda, come appassionatamente ha affermato e difeso Atanasio. (CC Salesiano)




L'incarnazione del Verbo

Dai «Discorsi» di sant'Atanasio, vescovo
(Disc. sull'incarnazione del Verbo, 8-9; PG 25, 110-111)

Il Verbo di Dio, immateriale e privo di sostanza corruttibile, si stabilì tra noi, anche se prima non ne era lontano. Nessuna regione dell'universo infatti fu mai priva di lui, perché esistendo insieme col Padre suo, riempiva ogni realtà della sua presenza.

Venne dunque per amore verso di noi e si mostrò a noi in modo sensibile. Preso da compassione per il genere umano e la nostra infermità e mosso dalla nostra miseria, non volle rimanessimo vittime della morte. Non volle che quanto era stato creato andasse perduto che l'opera creatrice del Padre nei confronti dell'umanità fosse vanificata. Per questo prese egli stesso un corpo, e un corpo uguale al nostro perché egli non volle semplicemente abitare un corpo o soltanto sembrare un uomo. Se infatti avesse voluto soltanto apparire uomo, avrebbe potuto scegliere un corpo migliore. Invece scelse proprio il nostro.

Egli stesso si costruì nella Vergine un tempio, cioè il corpo e, abitando in esso, ne fece un elemento per potersi rendere manifesto. Prese un corpo soggetto, come quello nostro, alla caducità e, nel suo immenso amore, lo offrì al Padre accettando la morte. Così annullò la legge della morte in tutti coloro che sarebbero morti in comunione con lui. Avvenne che la morte, colpendo lui, nel suo sforzo si esaurì completamente, perdendo ogni possibilità di nuocere ad altri. Gli uomini ricaduti nella mortalità furono resi da lui immortali e ricondotti dalla morte alla vita. Infatti in virtù del corpo che aveva assunto e della risurrezione che aveva conseguito distrusse la morte come fa il fuoco con una fogliolina secca. Egli dunque prese un corpo mortale perché questo, reso partecipe del Verbo sovrano, potesse soddisfare alla morte per tutti. Il corpo assunto, perché inabitato dal Verbo, divenne immortale e mediante la risurrezione, rimedio di immortalità per noi. Offrì alla morte in sacrificio e vittima purissima il corpo che aveva preso e offrendo il suo corpo per gli altri liberò dalla morte i suoi simili.

Il Verbo di Dio a tutti superiore offrì e consacrò per tutti il tempio del suo corpo e versò alla morte il prezzo che le era dovuto. In tal modo l'immortale Figlio di Dio con tutti solidale per il comune corpo di morte con la promessa della risurrezione rese immortali tutti a titolo di giustizia. La morte ormai non ha più nessuna efficacia sugli uomini per merito del Verbo, che ha posto in essi la sua dimora mediante un corpo identico al loro.