lunedì 26 dicembre 2011

Santo Stefano, martire (f) 26 dicembre



26 DICEMBRE
Primo martire
Festa

Nella Chiesa apostolica il giovane Stefano è stato una fiamma pentecostale. Luca ci riferisce le circostanze della elezione di Stefano al diaconato (Atti 6,1-6). Vi era una certa tensione tra i cristiani di origine palestinese e quelli della diaspora, ed ogni comunità correva pericolo di chiudersi in se stessa. Gli apostoli, coscienti della loro missione essenzialmente unificatrice (Rom 15,20; 1 Cor 3,10; 12,28; Apoc 21,14), attribuirono ai Diaconi alcuni compiti organizzativi e di predicazione. L’origine greca dei sette diaconi equilibrava in parte l’autorità dei «Dodici» di origine palestinese. Ma Stefano non limitò il suo «diaconato» ai servizi caritativi; assunse responsabilità sul piano della predicazione e della evangelizzazione. Il libro degli Atti gli attribuisce un discorso che costituisce il primo saggio cristiano di lettura dei testi dell’Antico Testamento in funzione della venuta del Signore (Atti 7) e che servì forse di modello ai primi evangelizzatori. Oltre che primo diacono e primo apologista, Stefano fu anche il primo martire della Chiesa: il suo zelo, infatti, non poteva essere tollerato da coloro che egli attaccava persino nelle sinagoghe con le sue esortazioni considerate blasfeme.
Il racconto della «passione di Stefano» è modellato da san Luca sul racconto della Passione di Cristo. Come il Maestro, anche Stefano morì perdonando ai suoi uccisori. La santità cristiana è viva imitazione di Cristo: la «memoria» che ne facciamo è parte fondamentale dell’unico «memoriale della Morte-Risurrezione del Signore».


Le armi della carità

Dai «Discorsi» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo
Disc. 3, 1-3. 5-6

Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato. Ieri infatti il nostro Re, rivestito della nostra carne e uscendo dal seno della Vergine, si è degnato di visitare il mondo; oggi il soldato uscendo dalla tenda del corpo, è entrato trionfante nel cielo.

Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li rinvigorì perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio.

Quel che ha portato, lo ha distribuito, senza subire menomazioni; arricchì invece mirabilmente la miseria del suoi fedeli, ed egli rimase pieno di tesori inesauribili.
La carità dunque che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato.

Stefano quindi, per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva ovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano.

Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti.

Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che infieriva crudelmente, e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole.

Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere di Stefano. Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in tutt’e due. Si, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine del peccati, per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli.

La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine.
Perciò, fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.