martedì 24 agosto 2010

Santa Rosa da Lima, Vergine (mf) - 23 agosto

Rosa nacque a Lima il 20 aprile 1586, ricevendo al fonte battesimale il nome di Isabella, come la nonna materna. Chiamata per la prima volta Rosa dalla serva india Mariana, quand’era ancora in culla, a motivo della sua straordinaria bellezza, quel nome le rimase poi sempre, confermatole peraltro anche dal santo arcivescovo di Lima. Ancora bambina, consacrò la sua purezza a Dio e cominciò ben presto a condurre una vita di rigorosa penitenza e di mortificazione, percuotendosi spesso acerbamente, digiunando frequentemente ed abbandonandosi a lunghe estenuanti veglie. A venti anni entrò nell’ordine di S.Domenico. Godette prestissimo di estasi, che aveva tutte le settimane dal giovedì al sabato, giungendo al più alto grado di unione mistica.

Dagli “Scritti” di santa Rosa da Lima, vergine
(Al medico Castillo; ed. L. Getino, La Patrona de América, Madrid 1928, pp. 54-55)

Conosciamo l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza

Il Salvatore levò la voce e disse: Tutti sappiamo che la grazia segue alla tribolazione, intendano che senza il peso della afflizioni non si giunge al vertice della grazia, comprendano che quanto cresce l’intensità dei dolori, tanto aumenta la misura dei carismi. Nessuno erri né si inganni; questa é l’unica vera scala del paradiso, e al di fuori della croce non c’é altra via per cui salire al cielo.

Udite queste parole, mi sentii spinta a scendere in piazza per gridare a tutti, qualunque fosse la loro età, il sesso e la condizione: Ascolta, popolo; ascoltiamo, genti tutte. Da parte di Cristo e con parole della sua stessa bocca vi avverto che non si riceve grazia senza soffrire afflizioni. E’ necessario che dolori si aggiungano a dolori per conseguire l’intima partecipazione alla natura divina, la gloria dei figli di Dio e la perfetta bellezza dell’anima.

Questo stesso stimolo mi spingeva fortemente a predicare la bellezza della grazia divina, mi tormentava e mi faceva sudare ed anelare. Mi pareve che l’anima non potesse più trattenersi nel carcere del corpo, ma che la prigione dovesse rompersi, ed essa, libera e sola, con più agilità, se ne andasse per il mondo gridando: Oh se i mortali conoscessero che gran cosa é la grazia, quanto é bella, quanto nobile e preziosa, quante ricchezze nasconde in sé, quanti tesori, quanta felicità e delizie! Senza dubbio andrebbero essi stessi alla ricerca di fastidi e pene; andrebbero questuando molestie, infermità e tormenti invece che fortune, e ciò per conseguire l’inestimabile tesoro della grazia. Questo é l’acquisto e l’ultimo guadagno della sofferenza ben accettata. Nessuno si lamenterebbe della croce e dei dolori, che gli toccano in sorte, se conoscesse con quali bilance vengono pesati nella distribuzione fra gli uomini.

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Questa lettura tratta dall'Ufficio delle letture della Liturgia delle Ore, nella memoria facoltiva di santa Rosa da Lima ci è stata suggerita da un sacerdote umbro che ringraziamo. Purtroppo nella Liturgia delle Ore che pubblichiamo in www.maranatha.it non ci è possibile editare tutte le memorie facoltative che sono disponibili nei 4 volumi dei testi ufficiali. Chi avrebbe il desiderio e la possibilità suggeriamo di comprare i libri per il prorio arricchimento spirituale.