lunedì 30 gennaio 2012

San Giovanni Bosco secondo Paul Claudel "Chiaro come un mattino di maggio" di Inos Biffi



San Giovanni Bosco secondo Paul Claudel

Chiaro
come un mattino di maggio

«Si vede subito che non è solo un santo ma un uomo onesto.
Dovunque questo Bosco metta la mano vi si sente l’autorità, autorità e dolcezza»

di Inos Biffi

Giovanni Bosco è tra i santi cantati da Paul Claudel nella corona benignitatis anni Dei. Nel suo Journal, il 31 gennaio 1938, festa di don Bosco, il poeta annota: «Mi viene improvvisamente l’idea di scrivere un poema su Giovanni Bosco e la attuo quasi di getto». Ad attrarre Claudel e a infondergli fiducia è anzitutto il volto del santo, definito «patrono dell’eterna adolescenza»: «Si vede subito che non è solo un santo, ma un uomo onesto. È chiaro come un mattino di maggio, tondo come una mela. Mi piacciono questi capelli folti arricciati sulla fronte e questa impressione di forza e di agilità che egli procura. Dovunque questo Bosco metta la mano, vi si sente l’autorità, autorità e dolcezza, amore di Dio e amore di questi suoi fanciulli poveri. Dovunque ci siano fanciulli poveri, egli si ritrova».

In questo accordo tra «autorità e dolcezza» e tra amore di Dio e amore della gioventù, il poeta ha reso con profondo intuito i tratti che contrassegnano il carisma di don Bosco, così come è felice l’immagine della Chiesa da lui auspicata: una Chiesa popolata da questa gioventù e da questa povertà «con la stella del mattino sulla fronte», edificata «a grandi colpi d’ascia e di martello», «che lavora e che canta a squarciagola», e lui, il santo, che sta in mezzo ai giovani, per ordinarli, per renderli saggi, per parlare loro e consolarli, e distribuire i sacramenti.

Scrive Claudel, cogliendo ancora perfettamente i variegati e multiformi aspetti del ministero e della missione di Giovanni Bosco: «E lui in mezzo ad essi, come Mosè, pieno di ordine e di sapienza, e di parole, e di consolazioni e di sacramenti». «È lui — prosegue — che rifarà il mondo, e sa in che modo: Voi altri tenetevi le vostre teorie, le vostre dispute e il vostro Governo. Io ho intorno a me tutta questa folla di ragazzi che cresce e con me impara a conoscere il buon Dio! Tutta questa folla che con me impara a leggere e a servirsi delle proprie dita. “Il Padre mio non cessa di lavorare con Me, e Io lavoro con lui”. Ascoltate questo, figli miei, poiché sono le parole di Gesù Cristo. Nel lavoro nessuno può fare a meno di tutti gli altri; in un turno di braccia, tutti insieme ci si impegna a continuare la creazione, che ci appartiene».

E così è posto in evidenza ed esaltato un terzo aspetto dell’opera educativa di don Bosco: l’educazione al lavoro, inteso come associazione e conformità a Dio e a Cristo, incessantemente all’opera; il lavoro elevato, si direbbe, a dignità teologica. «“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e sovraccaricati”, dice il Signore». Ecco «la croce e il Mio corpo quando ne vogliate mangiare»; «Io ve l’avrei detto ci fosse qualcosa di migliore».

La croce e il corpo di Cristo: sono il dono e il ristoro largiti a fine settimana a chi ha lavorato. «Domani sarà domenica, l’operaio, impregnato di ferrugine e di olio si lava, ha indossato la sua camicia bianca. Ed esigendo ciò che gli è stato insegnato, che è simile a pane e simile ad acqua, come un figlio e come un ragazzo si getta tra le braccia di san Giovanni Bosco»: è l’aperto e vivace oratorio domenicale salesiano.

E qui il poema si fa preghiera perché accolga con animo paterno, qualunque sia la sua età, chi lavora per il pane quotidiano: «Ecco, padre, tra le vostre braccia quest’uomo colmo di semplicità e di confidenza e di meccanica: Diteci, è vero che andremo tutti in cielo? Padre, adesso so lavorare e mi cresce la barba sul mento, ma non è una ragione perché cessi di essere il vostro ragazzetto»; «Apro il cuore e apro la bocca, e voi, Padre, dite a Dio che mi doni il pane quotidiano, che doni a tutti i miei compagni la giustizia, poiché si è cristiani. Si è ricominciato a credere in Dio»; «L’essere vecchio non è un motivo per cessare di essere dei fanciulli»; «I fanciulli, gli uomini, le donne: sono stretti da un solo vincolo, tutti insieme sono intimamente uniti: nella loro piccolezza sono una cosa immensa »; «Pregate per noi, Giovanni Bosco, patrono dell’eterna adolescenza!».

Alla sua scuola Paul Claudel vede rinascere la dignità e la fede popolare. Nel fanciullo educato nell’oratorio si fissa un’impronta, che resterà incancellabile e che lo accompagnerà fino all’età adulta e fino alla vecchiaia, nel permanere della freschezza operosa e gioiosa dello spirito.

© L'Osservatore Romano 31 gennaio 2012