L'uomo è veramente grande solo quando è in ginocchio davanti a Dio:
grande e libero di non prostrarsi davanti ai potenti e alle mode del mondo
Non aver paura di quel bambino
Cardinale Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Solennità dell'Epifania di Nostro Signore
"Siamo venuti dall'oriente per adorarlo": è questo lo scopo che ha mosso i passi dei Magi verso la Giudea alla ricerca del Re del mondo. Essi, potenti e saggi, non hanno paura del Re bambino, anzi affrontano la fatica del viaggio e l'incertezza della meta; con i loro doni – oro, incenso e mirra - riconoscono in Lui, prima ancora di vederLo, il Dio fatto uomo e il Re dei re. Essi non hanno paura, mentre Erode è preso dal terrore al pensiero del misterioso Bambino, tanto da non avere scrupolo a ordinare una vera strage, uno scempio di sangue innocente.
1. Nei Magi possiamo vedere ogni uomo di buona volontà, che alza umilmente lo sguardo al cielo, che cerca la verità, ed invoca la salvezza dall'alto, riconoscendo i propri peccati; ogni uomo che si sente impotente e si appella a chi può salvarlo dal male morale, dall'abisso del nulla, dal tragico non senso delle cose. Erode, invece, esprime l'uomo quando ha paura che Dio gli tolga spazio, che attenti alla sua autonomia, che costringa la sua libertà, che sia geloso della sua gioia. Ma, soprattutto, ha paura che Dio gli tolga potere sulla vita, sul mondo, sugli altri. La storia parla: tutte le volte che l'uomo si è allontanato da Dio inseguendo le proprie voglie, ebbro delle proprie capacità e conquiste fino a rifiutare ogni riferimento al Signore, è andato contro se stesso e ha perso la sua umanità. In epoche anche molto recenti, ideologie che hanno preteso di cancellare dal cuore umano il senso di Dio, l'anelito all'infinto, si sono rivelate disumane e hanno ordito atroci stragi di innocenti calpestando i diritti fondamentali come la libertà religiosa, il diritto alla vita, alla famiglia, ad una società giusta e solidale. Ecco dove conduce il rifiuto di Dio: esso comincia dall'antico Adamo, prende corpo in Erode anticipo di tutti gli "Erode" della storia.
2. Ma se vogliamo scendere oltre nel mistero che celebriamo, e rinnovare così l'esperienza dei Magi che si inginocchiano adoranti di fronte al Bambino, ci chiediamo: che cosa vuol dire per noi piegare il ginocchio davanti a Dio? Come dice qualcuno – anche nella liturgia - non è più dignitoso stare in piedi, diritti, in quell'atteggiamento di risorti che fa di noi creature nuove? I figli non stanno forse eretti davanti al padre? Oppure il padre preferisce vederli umiliati e proni? Diciamo subito che Dio non ha bisogno della nostra adorazione, ma siamo noi che abbiamo bisogno di adorarLo. Così non ha bisogno di essere servito, ma noi di servirLo.
Infatti, l'uomo è se stesso solamente nella verità, e la nostra verità è Dio che ci crea e ci ama. La nostra verità è Dio che è la nostra Meta e ci accompagna. Per questo l'Apostolo Paolo scrive: "la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio" (Col 3,3). Sì, la nostra vita, chi siamo noi e cosa saremo un giorno, è tutto scritto e racchiuso nel cuore di Dio. Potremmo desiderare di più? Potenza e miracolo dell'amore! Quel divino Bambino, che i Magi riconoscono tra le braccia di Maria, non dice ad ogni uomo "amami perché io ti amo" – questa sarebbe solo umana giustizia -, bensì dice "io ti amo affinché tu mi ami". Ed è questo il dominio di Dio, la forma della sua signoria sul mondo: quello di amare l'uomo perché sia salvato dalla superbia e dall'aridità del cuore, dalla sterilità della vita. Servire Dio, allora, non è altro che lasciarci amare da Lui; ed è questo lasciarci amare che ci dona la grazia di amarLo, che sprigiona in noi la capacità di amare e di essere giusti. Oh, se l'avesse compreso l'Erode di ieri e di oggi! Di non aver paura di Gesù! Egli ci chiede solo di lasciarci amare e così renderci amanti infuocati nel mondo! Finalmente non più stranieri a noi stessi, ma capaci di costruire un mondo nuovo. Anche qui la storia è testimone: i duemila anni di storia cristiana ci attestano una strada di amore, di perdono, di bene, che hanno costruito bellezza, civiltà e cultura, punto di riferimento per il mondo intero, così come la vicenda dei Magi evoca e anticipa. Le ombre non sono mancate di certo, ma non sono dovute al fatto che siamo cristiani, ma al fatto che lo siamo troppo poco.
Chiediamo al Signore Gesù, che contempliamo nel presepe, il dono di lasciarci amare: com'è difficile lasciarci amare! Significa arrendersi, cedere il timone a Dio, non nascondersi al suo sguardo di tenerezza, perché noi stessi possiamo riconoscerci nelle nostre miserie con occhi di speranza. Significa ascoltare docili la sua parola che ci indica la via della vita vera e della gioia. Sempre la via del bene è in salita, ma sempre dona ciò che promette, la pienezza dell'anima e la letizia, quella stessa letizia, silente e profonda, che ha invaso l'anima dei Magi sulla via del ritorno. Essi tornavano sui loro passi con un tesoro ben più grande e splendente dei tesori umani deposti ai piedi del divino Bambino. Si era inginocchiati davanti a Lui, e per la prima volta si erano sentiti veramente grandi; inginocchiati davanti alla Verità che illumina le notti del mondo, avevano scoperto la loro dignità di uomini, di figli, di fratelli. Sì, l'uomo è veramente grande solo quando è in ginocchio davanti a Dio: grande e libero di non prostrarsi davanti ai potenti e alle mode del mondo. Sia per noi, cari Amici, come per loro.
Genova, Cattedrale di San Lorenzo, 6 gennaio 2012
Articoli del Card. Angelo Bagnasco:
- Una comunità solidale che riparte dalla vita e dalla famiglia, Roma 28.3.2011
- La famiglia, grembo e scuola di vita. Genova 28.8.2011
- Una società educante: la questione morale. Genova 29.8.2011
- Lectio Magistralis "Chiesa e Politica", Frascati 4.9.2011
- Intervento di apertura al Forum del Mondo del Lavoro, Todi 17.10.2011
- Non su tutto si può mediare. 12.11.2011