mercoledì 7 settembre 2011

Nella festa liturgica dell’8 settembre si riflette Cristo origine di ogni benedizione e di ogni luce "Natività di Maria invito a rinascere dall’alto" (Salvatore Perrella)




Nella festa liturgica dell’8 settembre si riflette Cristo origine di ogni benedizione e di ogni luce

Natività di Maria invito a rinascere dall’alto


di Salvatore Perrella

Sulla nascita di Maria, la madre di nostro Signore, che la Chiesa celebra liturgicamente l’8 settembre, i vangeli sono per forza di cose silenti. Eppure, per la celebrazione liturgica il ricorso alla Scrittura è di solito la norma, in quanto una festa celebrata dalla Chiesa trova il suo fondamento nell’essere memoria di un evento che riguarda la storia della salvezza, che ha in Cristo il suo centro e la sua irradiazione. L’incidenza storico-salvifica della nascita di Maria, comunque, è espressa sinteticamente nell’antifona al Benedictus dell’Ufficio delle Lodi del giorno: «La tua nascita, Vergine Madre di Dio, ha annunziato la gioia al mondo intero: da te è nato il Sole di giustizia, Cristo nostro Dio; egli ha tolto la condanna e ha portato la grazia, ha vinto la morte e ci ha donato la vita». L’antifona, che trasuda il felice compimento di oracoli profetici circa la venuta del «nato da donna» (cfr. Galati, 4, 4), in un certo qual modo supplisce ma non sostituisce il fondamento essenziale della Scrittura. Per cui, la «base biblica» — se nel nostro caso possiamo chiamare così un evento della salvezza non registrato nella tradizione biblica, ma storicamente avvenuto — va dunque ricercata in questa ascendenza, ossia lungo la linea patriarcale e regale, e nelle figure femminili «a fianco», nelle preparazioni della prima alleanza. Dire di più sembra forzare lo stile essenziale della rivelazione. La festa liturgica in questione, infatti, è una festa anamnetica in senso lato, in quanto richiama alla memoria della fede un evento a cui le Sacre Scritture fanno allusione indirettamente; avvenimento comunque tramandato dallo scritto apocrifo del II secolo intitolato «Protovangelo di Giacomo» o «Natività di Maria».

Dal punto di vista dell’interpretazione teologica, l’antica festa gerosolimitana della Natività può essere racchiusa in due parole-chiave, molto dense di significato e assai care al popolo cristiano: «benedizione» e «luce». La nascita della Madre del Signore è, infatti, evento di «benedizione» e di «luce»: uno specchio purissimo in cui si rifrange l’origine stessa della «benedizione» e della «luce», Cristo. È il Figlio di Dio e di Maria, infatti, la benedizione definitiva, piena, traboccante e al di là di ogni aspettativa che l’eterno Padre dona al mondo e ad ogni persona umana, in fedeltà alla sua volontà di alleanza e di vita per l’intera creazione, come insegna san Paolo: «Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti, prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato» (Efesini, 1, 3- 6). Ed è ancora Cristo la vivida luce della vita e del mondo, come afferma l’evangelista di Cana e del Calvario, Giovanni: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio […]. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta […]. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo […]. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Giovanni, 1, 1.4-5.9.14).

Celebrare la nascita di Santa Maria come evento in cui si rifrange il Cristo quale origine di ogni «benedizione» e di ogni «luce», significa allora affermare due realtà che sono come due facce di una stessa medaglia: da un lato, questo fatto declina lo stretto ed indissolubile vincolo che lega assieme il Figlio di Dio e la Madre sua secondo la carne, non è possibile pensare al Cristo senza Maria e, viceversa, non è possibile pensare a Maria senza Cristo (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 487); dall’altro lato, la natività della Benedetta tra le donne (Luca, 1, 42) indica anche lo stretto ed indissolubile vincolo che lega assieme, in Cristo, Maria, la Chiesa e l’umanità redenta: non è possibile pensare a Maria senza la Chiesa e l’umanità, di cui ella è, per grazia, per vocazione e per la fede esemplare, il frutto più compiuto e la rappresentante più autorevole e credibile. E, viceversa, non è possibile pensare alla Chiesa e all’umanità senza Maria, facendo cioè a meno della sua esperienza singolare di donna, di madre, di persona, di credente e discepola, in cui è come racchiusa e sintetizzata tutta la storia dell’umanità in quanto storia di salvezza (cfr. Pontificia Academia Mariana Internationalis, La Madre del Signore, n. 21).

In questo stare e rimanere (Giovanni, 15) di Maria con Cristo, con la Chiesa e con l’umanità sin dalla sua nascita, si ha l’alternativa alla «maledizione» e alla «tenebra»; e si trova il senso e il segreto della nostra stessa nascita: che altro è, infatti, la «maledizione» se non il vivere, il sentirsi e l’agire come se fossimo irrimediabilmente soli, di una solitudine che trova la sua espressione più eloquente e veritiera nella «tenebra» della morte come fine di tutto e di tutti, che tutto e tutti attende per inghiottire con ineluttabile potenza e precisione? Nella nascita della Madre del Signore, figlia di Adamo, figlia di Israele e nostra sorella, risuonano quindi a noi rivolte, come Evangelo di conversione e di gioia, le parole che Dio disse a Mosè a sigillo dell’alleanza appena ratificata sul Sinai: «Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità» (Deuteronomio, 30, 19-20). Il ricordo della nascita di Maria è un invito a continuamente «rinascere» dall’Alto, da Dio, vivendo la vita secondo lo Spirito.

© L'Osservatore Romano 8 settembre 2011