mercoledì 12 ottobre 2011

Un incontro di organizzazioni cattoliche ispaniche "Nuove esigenze pastorali negli Stati Uniti"




Un incontro di organizzazioni cattoliche ispaniche

Nuove esigenze pastorali negli Stati Uniti

Washington, 11. Secondo alcune statistiche il numero degli ispanici negli Stati Uniti potrebbe triplicarsi entro il 2025: erano 22 milioni nel 1990, mentre salirebbero a circa 66 milioni. Il 60 per cento circa sono cattolici. Nel 2025 gli ispanici cattolici dovrebbero attestarsi intorno ai 40 milioni, più del triplo rispetto ai 13 milioni del 1990. Una prospettiva, questa, dell’influenza sempre più grande degli ispanici nella composizione non soltanto sociale del Paese, ma anche per lo sviluppo della stessa Chiesa, che è stata al centro di un recente incontro, promosso dalla Subcommittee on Hispanic Affairs della United States Conference of Catholic Bishops (Usccb), svoltosi presso il Mexican American Catholic College di San Antonio, nello Stato del Texas.

Rappresentanti di quindici organizzazioni nazionali e regionali cattoliche che si occupano dell’assistenza spirituale e materiale delle comunità ispaniche hanno preso parte all’incontro che si è focalizzato sulla necessità di migliorare la collaborazione al fine di rispondere alle nuove esigenze. Particolare attenzione è stata data anche al bisogno di migliorare l’organizzazione interna e al raggiungimento della stabilità finanziaria.

A una realtà demografica in profonda trasformazione, dunque, corrispondono nuove sfide. Il presidente della Subcommittee, il vescovo di San Bernardino, Gerald Richard Barnes, ha sottolineato «che il rafforzamento delle attività pastorali a favore delle comunità ispaniche costituisce una delle priorità della nuova evangelizzazione». Milioni di ispanici — ha quindi aggiunto il presule — «aspettano di ascoltare la Buona Novella in ciascuna delle 195 tra arcidiocesi e diocesi negli Stati Uniti».

Nel saluto iniziale ai partecipanti il vescovo di Austin, Joe Steve Vasquez — che è uno dei membri della Subcommitee e cura, in particolare, il programma «Strengthening the Hispanic Ministry Network» — ha osservato che «senza ombra di dubbio, le attività pastorali a favore degli ispanici costituiscono una realtà in espansione all’interno delle comunità parrocchiali». Pertanto, ha aggiunto, «il contributo delle organizzazioni cattoliche è un elemento fondamentale per il futuro della Chiesa negli Stati Uniti». Il ministero è rivolto a persone immigrate che nutrono grande fede e speranza e che lottano quotidianamente per superare grandi ostacoli materiali come la mancanza di lavoro e di un’abitazione. «La nostra speranza — ha sottolineato il gesuita Allan Figueroa Deck, direttore esecutivo del Secretariat for Cultural Diversity in the Church della Usccb — è quella di aiutare le organizzazioni che servono i bisogni delle comunità ispaniche a rafforzarsi, costruendo soprattutto relazioni tra leader e con altri gruppi al di fuori della Chiesa». Il presidente del National Catholic Network de Pastoral Juvenil Hispana («La Red»), Marilyn Santos, ha espresso compiacimento per l’iniziativa che ha offerto l’opportunità di mettere assieme riflessioni e progetti su quella che ha considerato «una realtà urgente e importante».

Nel giugno scorso, fra l’altro, al fine proprio di andare incontro ai bisogni delle comunità di immigrati, la Usccb ha approvato la traduzione in spagnolo di una serie di aggiunte al nuovo Messale Romano per includere le feste dei Santi ispanici e spagnoli. Il testo del nuovo Messale dovrà essere usato a partire dal 27 novembre 2011, prima domenica d’Avvento e inizio del nuovo anno liturgico. In particolare, si tratta di aggiunte che si riferiscono a preghiere, feste liturgiche e celebrazioni specifiche di ogni Paese dell’America Latina, e che non facevano parte del testo comune del Messale in lingua inglese. Le riflessioni e le idee raccolte durante l’incontro a San Antonio saranno oggetto di una presentazione e di un approfondimento in occasione della prossima riunione della Subcommittee on Hispanic Affairs fissata per il 13 novembre.

© L'Osservatore Romano 12 ottobre 2011