martedì 8 novembre 2011

Benedetto XVI all'Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede (7 novembre 2011)




DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

A S.E. IL SIGNOR REINHARD SCHWEPPE, NUOVO AMBASCIATORE
DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA
PRESSO LA SANTA SEDE

Lunedì, 7 novembre 2011[Italiano, Tedesco]


Eccellenza!
Illustre Signor Ambasciatore!

È per me una gioia porgerle il benvenuto in occasione della consegna delle Lettere che lo accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede. La ringrazio per le cordiali parole e le chiedo, Eccellenza, di trasmettere al Presidente Federale, alla Cancelliere Federale e ai membri del Governo Federale il mio sincero ringraziamento. Allo stesso tempo, mi preme di assicurare tutti i connazionali tedeschi del mio profondo affetto e della mia benevolenza. Abbiamo ancora davanti agli occhi, in maniera viva, le immagini gioiose del mio viaggio in Germania, nel settembre scorso. Le molteplici dimostrazioni di simpatia e di stima che mi sono state riservate nelle varie tappe della mia visita, a Berlino, a Erfurt, a Etzelbach, nonché a Friburgo, hanno superato di gran lunga le aspettative. Ovunque ho potuto vedere come le persone anelino alla verità. Noi cristiani dobbiamo dare testimonianza alla verità, per darle forma nella vita personale, familiare e sociale.

La visita ufficiale di un Papa in Germania può essere l’occasione per riflettere su quale servizio la Chiesa cattolica e la Santa Sede possono offrire in una società pluralistica, come è presente nella nostra patria. Molti contemporanei ritengono che l’influsso del Cristianesimo come pure di altre religioni consista nel plasmare una determinata cultura e un determinato stile di vita nella società. Un gruppo di credenti marca, attraverso il proprio comportamento, certe forme di vita sociale, che vengono adottate da altre persone, imprimendo così alla società una carattere specifico. Quest’idea non è sbagliata, ma non esaurisce la visione che la Chiesa cattolica ha di se stessa. Senza dubbio, la Chiesa è anche una comunità culturale e influenza in questo modo le società nelle quali è presente. Tuttavia, essa è convinta di non avere solo creato aspetti culturali comuni in diverse forme nei vari Paesi, e di essere stata a sua volta plasmata dalle loro tradizioni. La Chiesa cattolica è inoltre consapevole di conoscere, attraverso la sua fede, la verità sull’uomo e quindi di avere il dovere di intervenire in favore dei valori che sono validi per l’uomo in quanto tale, indipendentemente dalle varie culture. Essa distingue fra la specificità della sua fede e le verità della ragione, a cui la fede apre gli occhi e alle quali l’uomo in quanto uomo può accedere anche a prescindere da questa fede. Fortunatamente, un patrocinio fondamentale di tutti i valori umani universali è divenuto diritto positivo nella nostra Costituzione del 1949 e nelle dichiarazioni sui diritti dell’uomo dopo la Seconda Guerra Mondiale, perché delle persone, dopo gli orrori della dittatura, hanno riconosciuto la loro validità universale, che si basa sulla loro verità antropologica e l’hanno tradotta in diritto vigente. Oggi, si discute di nuovo di valori fondamentali dell’essere umano, nei quali si tratta della dignità dell’uomo in quanto tale. Qui la Chiesa, al di là dell’ambito della sua fede, considera suo dovere difendere, nella totalità della nostra società, le verità e i valori, nei quali è in gioco la dignità dell’uomo in quanto tale. Quindi, per citare un punto particolarmente importante, non abbiamo diritto di giudicare se un individuo sia «già persona», oppure «ancora persona», e ancor meno ci spetta manipolare l’uomo e voler, per così dire, farlo. Una società è veramente umana soltanto quando protegge senza riserve e rispetta la dignità di ogni persona dal concepimento fino al momento della sua morte naturale. Tuttavia, se decidesse di «scartare» i suoi membri più bisognosi di tutela, di escludere uomini dall’essere uomini, si comporterebbe in maniera profondamente inumana e anche in modo non veritiero rispetto all’uguaglianza — evidente per ogni persona di buona volontà — della dignità di tutte le persone, in tutti gli stadi della vita. Se la Santa Sede interviene in campo legislativo in merito alle questioni fondamentali della dignità umana, che si pongono oggi in numerosi ambiti dell’esistenza prenatale dell’uomo, non lo fa per imporre la fede ad altri in modo indiretto, ma per difendere valori che per tutti sono fondamentalmente intellegibili come verità dell’esistenza, anche se interessi di altra natura cercano di offuscare in vari modi questa considerazione.

A questo punto, vorrei affrontare un altro aspetto preoccupante che, a quanto pare, dilaga attraverso tendenze materialistiche ed edonistiche soprattutto nei Paesi del cosiddetto mondo occidentale, ovvero la discriminazione sessuale delle donne. Ogni persona, sia uomo, sia donna, è destinata ad esserci per gli altri. Un rapporto che non rispetti il fatto che l’uomo e la donna hanno la stessa dignità, costituisce un grave crimine contro l’umanità. È ora di arginare in maniera energica la prostituzione, nonché l’ampia diffusione di materiale dal contenuto erotico o pornografico, anche in Internet. La Santa Sede vedrà che l’impegno contro questi mali da parte della Chiesa cattolica in Germania si porti avanti in modo più deciso e chiaro.

Per quanto riguarda i tanti anni di rapporti cordiali fra la Repubblica Federale di Germania e la Santa Sede possiamo osservare complessivamente molti buoni risultati. È un bene che la Chiesa cattolica in Germania abbia eccezionali possibilità di azione, che possa annunciare il Vangelo liberamente e possa aiutare le persone nell’ambito di numerose strutture caritative e sociali. Sono veramente grato per il sostegno concreto dato a questa opera da parte delle Istituzioni federali, regionali e comunali. Fra i molti aspetti di una collaborazione positiva e apprezzabile fra lo Stato e la Chiesa cattolica desidero citare per esempio la tutela del diritto ecclesiastico del lavoro da parte del diritto statale, nonché il sostegno offerto alle scuole cattoliche e alle istituzioni cattoliche in ambito caritativo, la cui opera serve, in definitiva, al benessere di tutti i cittadini.

A lei, stimato Ambasciatore, auguro un buon inizio della sua missione e molto successo in tale compito. Nello stesso tempo, la assicuro dell’aiuto e della disponibilità dei rappresentanti della Curia Romana nello svolgimento del suo servizio. Di cuore invoco per lei, per sua moglie, e per i collaboratori e per le collaboratrici dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede, la protezione costante di Dio e le sue abbondanti benedizioni.

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