Il calendario liturgico ricorda oggi 117 martiri vietnamiti canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1988 e già beatificati in quattro riprese: 64 nel 1900 da Leone XIII, 8 nel 1906 e 20 nel 1909 da san Pio X, 25 nel 1951 da Pio XII.
Le varie epoche storiche dal primo annuncio del Vangelo nel sec. XVI alla grande persecuzione che infuriò nel sec. XIX in Tonchino, Annam e Cocincina (oggi Vietnam) furono contrassegnate dalla comunione nel martino che vide associati europei e indigeni.
Nella canonizzazione e nella Liturgia delle Ore vengono segnalati all’attenzione della Chiesa questi nomi: i vietnamiti Andrea Dung-Lac, presbitero (+ 1839), Tommaso Tran-Van-Thien, seminarista (+ 1838), Emanuele Le-Van-Phung, catechista e padre di famiglia (+ 1859), i domenicani della provincia spagnola del Santo Rosario: Girolamo Hermosilla, Vicario apostolico del Tonchino Orientale (+ 1861), Valentino Berrio Ochoa, vescovo (+ 1861) il cui epistolario ispirò santa Terena di Lisieux a pregare e offrirsi per le missioni.
Inoltre viene riportata nell’Ufficio delle letture una lettera del presbitero Paolo Le-Bao-Tihn (+ 1857) che rende in modo mirabile l’esperienza e la grazia dei martirio.
Dall'epistolario di San Paolo Le-Bao-Tihn agli alunni del Seminario di Ke-Vinh nel 1843.
(Launay A., Le clergé tonkinois et ses prêtres martyrs, MEP, Paris 1925, pp.80-83)
Le varie epoche storiche dal primo annuncio del Vangelo nel sec. XVI alla grande persecuzione che infuriò nel sec. XIX in Tonchino, Annam e Cocincina (oggi Vietnam) furono contrassegnate dalla comunione nel martino che vide associati europei e indigeni.
Nella canonizzazione e nella Liturgia delle Ore vengono segnalati all’attenzione della Chiesa questi nomi: i vietnamiti Andrea Dung-Lac, presbitero (+ 1839), Tommaso Tran-Van-Thien, seminarista (+ 1838), Emanuele Le-Van-Phung, catechista e padre di famiglia (+ 1859), i domenicani della provincia spagnola del Santo Rosario: Girolamo Hermosilla, Vicario apostolico del Tonchino Orientale (+ 1861), Valentino Berrio Ochoa, vescovo (+ 1861) il cui epistolario ispirò santa Terena di Lisieux a pregare e offrirsi per le missioni.
Inoltre viene riportata nell’Ufficio delle letture una lettera del presbitero Paolo Le-Bao-Tihn (+ 1857) che rende in modo mirabile l’esperienza e la grazia dei martirio.
Calendario Liturgico 2011 - Pag. 4 di 4 - Messale Romano e Liturgia delle Ore |
La partecipazione dei martiri alla vittoria del Cristo capo
Dall'epistolario di San Paolo Le-Bao-Tihn agli alunni del Seminario di Ke-Vinh nel 1843.
(Launay A., Le clergé tonkinois et ses prêtres martyrs, MEP, Paris 1925, pp.80-83)
Io, Paolo, prigioniero per il nome di Cristo, voglio farvi conoscere le tribolazioni nelle quali quotidianamente sono immerso, perché infiammati dal divino amore, innalziate con me le vostre lodi a Dio: eterna è la sua misericordia (Sal 135,3).
Questo carcere è davvero un’immagine dell’inferno eterno: ai crudeli supplizi di ogni genere, come i ceppi, le catene di ferro, le funi, si aggiungono odio, vendette, calunnie, parole oscene, false accuse, cattiverie, giuramenti iniqui, maledizioni e infine angoscia e tristezza. Dio, che liberò i tre giovani dalla fornace ardente, mi è sempre vicino; e ha liberato anche me da queste tribolazioni, trasformandole in dolcezza: eterna è la sua misericordia.
In mezzo a questi tormenti, che di solito piegano e spezzano gli altri, per la grazia di Dio sono pieno di gioia e letizia, perché non sono solo, ma Cristo è con me. Egli, nostro maestro, sostiene tutto il peso della croce, caricando su di me la minima e ultima parte: egli stesso combattente, non solo spettatore della mia lotta; vincitore e perfezionatore di ogni battaglia.
Sul suo capo è posta la splendida corona di vittoria, a cui partecipano anche le sue membra.
Come sopportare questo orrendo spettacolo, vedendo ogni giorno imperatori, mandarini e i loro cortigiani, che bestemmiano il tuo santo nome, Signore, che siedi sui Cherubini (cf. Sal 79,2) e i Serafini?
Ecco, la tua croce è calpestata dai piedi dei pagani! Dov’è la tua gloria? Vedendo tutto questo preferisco, nell’ardore della tua carità, aver tagliate le membra e morire in testimonianza del tuo amore.
Mostrami, Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami, perché nella mia debolezza si è manifestata e glorificata la tua forza davanti alle genti; e i tuoi nemici non possano alzare orgogliosamente la testa, se io dovessi vacillare lungo il cammino.
Fratelli carissimi, nell’udire queste cose, esultate e innalzate un perenne inno di grazie a Dio, fonte di ogni bene, e beneditelo con me: eterna è la sua misericordia. L’anima mia magnifichi il Signore e il mio spirito esulti nel mio Dio, perché ha guardato l’umiltà del suo servo e d’ora in poi le generazioni future mi chiameranno beato (cf. Lc 1,46-48).
Lodate il Signore, popoli tutti; voi tutte, nazioni, dategli gloria (Sal 116,1), poiché Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole, per confondere i potenti (cf. 1 Cor 1,27). Con la mia lingua e il mio intelletto ha confuso i filosofi, discepoli dei saggi di questo mondo: eterna è la sua misericordia.
Vi scrivo tutto questo, perché la vostra e la mia fede formino una cosa sola. Mentre infuria la tempesta getto l’ancora fino al trono di Dio: speranza viva, che è nel mio cuore.
E voi, fratelli carissimi, correte in modo da raggiungere la corona (cf. 1 Cor 9,24); indossate la corazza della fede (cf. 1 Tess 5,8), brandite le armi del Cristo, a destra e a sinistra (cf. 2 Cor 6,79), come insegna san Paolo, mio patrono. E’ bene per voi entrare nella vita zoppicanti o con un occhio solo (cf. Mt 18,8-9), piuttosto che essere gettati fuori con tutte le membra.
Venite in mio soccorso con le vostre preghiere, perché possa combattere secondo la legge, anzi sostenere sino alla fine la buona battaglia, per concludere felicemente la mia corsa (cf. 2 Tim 4,7).
Se non ci vedremo più nella vita presente, questa sarà la nostra felicità nel mondo futuro: staremo davanti al trono dell’Agnello immacolato e canteremo unanimi le sue lodi esultando in eterno nella gioia della vittoria. Amen.
Questo carcere è davvero un’immagine dell’inferno eterno: ai crudeli supplizi di ogni genere, come i ceppi, le catene di ferro, le funi, si aggiungono odio, vendette, calunnie, parole oscene, false accuse, cattiverie, giuramenti iniqui, maledizioni e infine angoscia e tristezza. Dio, che liberò i tre giovani dalla fornace ardente, mi è sempre vicino; e ha liberato anche me da queste tribolazioni, trasformandole in dolcezza: eterna è la sua misericordia.
In mezzo a questi tormenti, che di solito piegano e spezzano gli altri, per la grazia di Dio sono pieno di gioia e letizia, perché non sono solo, ma Cristo è con me. Egli, nostro maestro, sostiene tutto il peso della croce, caricando su di me la minima e ultima parte: egli stesso combattente, non solo spettatore della mia lotta; vincitore e perfezionatore di ogni battaglia.
Sul suo capo è posta la splendida corona di vittoria, a cui partecipano anche le sue membra.
Come sopportare questo orrendo spettacolo, vedendo ogni giorno imperatori, mandarini e i loro cortigiani, che bestemmiano il tuo santo nome, Signore, che siedi sui Cherubini (cf. Sal 79,2) e i Serafini?
Ecco, la tua croce è calpestata dai piedi dei pagani! Dov’è la tua gloria? Vedendo tutto questo preferisco, nell’ardore della tua carità, aver tagliate le membra e morire in testimonianza del tuo amore.
Mostrami, Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami, perché nella mia debolezza si è manifestata e glorificata la tua forza davanti alle genti; e i tuoi nemici non possano alzare orgogliosamente la testa, se io dovessi vacillare lungo il cammino.
Fratelli carissimi, nell’udire queste cose, esultate e innalzate un perenne inno di grazie a Dio, fonte di ogni bene, e beneditelo con me: eterna è la sua misericordia. L’anima mia magnifichi il Signore e il mio spirito esulti nel mio Dio, perché ha guardato l’umiltà del suo servo e d’ora in poi le generazioni future mi chiameranno beato (cf. Lc 1,46-48).
Lodate il Signore, popoli tutti; voi tutte, nazioni, dategli gloria (Sal 116,1), poiché Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole, per confondere i potenti (cf. 1 Cor 1,27). Con la mia lingua e il mio intelletto ha confuso i filosofi, discepoli dei saggi di questo mondo: eterna è la sua misericordia.
Vi scrivo tutto questo, perché la vostra e la mia fede formino una cosa sola. Mentre infuria la tempesta getto l’ancora fino al trono di Dio: speranza viva, che è nel mio cuore.
E voi, fratelli carissimi, correte in modo da raggiungere la corona (cf. 1 Cor 9,24); indossate la corazza della fede (cf. 1 Tess 5,8), brandite le armi del Cristo, a destra e a sinistra (cf. 2 Cor 6,79), come insegna san Paolo, mio patrono. E’ bene per voi entrare nella vita zoppicanti o con un occhio solo (cf. Mt 18,8-9), piuttosto che essere gettati fuori con tutte le membra.
Venite in mio soccorso con le vostre preghiere, perché possa combattere secondo la legge, anzi sostenere sino alla fine la buona battaglia, per concludere felicemente la mia corsa (cf. 2 Tim 4,7).
Se non ci vedremo più nella vita presente, questa sarà la nostra felicità nel mondo futuro: staremo davanti al trono dell’Agnello immacolato e canteremo unanimi le sue lodi esultando in eterno nella gioia della vittoria. Amen.