venerdì 5 novembre 2010

Benedetto XVI in Spagna: Barcellona - di Lluís Martínez Sistach


Benedetto XVI in Spagna

Barcellona

di Lluís Martínez Sistach
Cardinale arcivescovo di Barcellona

Barcellona attende la visita apostolica di Benedetto XVI come un autentico dono di Dio. Per le diocesi della Catalogna e di tutta la Spagna il gesto del Papa, che ha accettato l'invito che gli ho fatto a consacrare il tempio della Sagrada Familia, ha un profondo significato e un grande valore. Lo consideriamo espressione dell'affetto che nutre per noi e che mette in evidenza la sua sollecitudine apostolica, piena di disponibilità e di generosità. Ci emoziona che il Papa dedichi due giorni a Santiago de Compostela e a Barcellona, anche in vista della sua nuova visita in Spagna nell'agosto del prossimo anno per la celebrazione della Giornata mondiale della gioventù a Madrid.

A questa sollecitudine del Pontefice dobbiamo rispondere preparandoci alla sua venuta e, giunto il momento, accogliendolo con affetto, con entusiasmo e con devozione filiale. È particolarmente commovente che il Papa abbia accettato di presiedere la consacrazione del tempio della Sagrada Familia, che per la sua monumentalità, bellezza artistica, innovazione tecnica e simbologia biblica, catechetica e liturgica si può considerare unico al mondo, opera di quell'architetto geniale e di quel cristiano esemplare che fu Antoni Gaudí, il cui processo di beatificazione è in corso presso la Congregazione delle Cause dei Santi.

Mons. Lluís Martínez Sistach
Credo che questo tempio sia, come il suo stesso nome indica, un'icona della Santa Famiglia e pertanto della famiglia umana e della famiglia cristiana. È un tempio che fin dall'inizio è cresciuto grazie all'apporto del popolo e che è molto amato dai barcellonesi, dai catalani e da tutti gli spagnoli. È allo stesso tempo un tempio veramente universale, poiché viene ogni anno visitato e ammirato da circa tre milioni di persone, appartenenti a tutti i popoli della terra. E ciò non solo per l'originalità della tecnica costruttiva e per la sua monumentalità e per la speciale luminosità mediterranea, ma anche per la sua ricchissima simbologia.

Il tempio ideato da Gaudí è, in pietra e in arte, una grande catechesi della fede cristiana e della Chiesa cattolica. Una società fortemente secolarizzata come quella europea occidentale, viene in qualche modo interpellata dalla realtà del bellissimo tempio della Sagrada Familia. Questo tempio, patrimonio dell'umanità che s'innalza al centro della cosmopolita città di Barcellona, è una presenza del sacro, del trascendente, in definitiva di Dio.

Sebbene la nostra cultura attuale sia poco sensibile e aperta alla trascendenza, l'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio è alla ricerca del senso della vita e non smette di porsi interrogativi che trascendono lo spazio e il tempo. La Sagrada Familia attrae perché la "nuova architettura" che Gaudí iniziò, riposa su ciò che lo spirito umano cerca con insistenza: la proporzione, l'armonia, in definitiva la bellezza. Possiamo dire che è una cartografia del sacro, una grande mappa aperta, sulla quale il mondo può leggere le grandi domande della vita, dell'origine e della fine, del cielo e della terra. Possiamo dire che questo originalissimo tempio è anche un "atrio dei gentili", quello spazio voluto da Benedetto XVI per le persone che non sono dentro la Chiesa ma che si pongono domande sul significato e sul mistero dell'esistenza. Il Papa, incontrando gli artisti nella Cappella Sistina a novembre dello scorso anno, ha sottolineato che l'arte, nelle sue molteplici forme ed espressioni, è sempre un invito alla trascendenza e conduce a Dio.

Gaudí tolse le pale d'altare dall'interno della chiesa e le pose all'esterno, sulle tre facciate, con spirito evangelizzatore, invitando tutti a meditare su Gesù Cristo attraverso le immagini che appaiono su ognuna delle facciate dedicate ai tre grandi eventi, l'Incarnazione, la Passione-Pasqua e la Gloria.

Il nostro architetto leggeva assiduamente la Bibbia e strutturò il suo tempio ispirandosi soprattutto alla visione del profeta Ezechiele relativa al nuovo tempio della Nuova Gerusalemme (Ger, 40-48). Il sogno di Gaudí, come quello di tutti i costruttori di cattedrali, era di rappresentare la Gerusalemme celeste, la città nuova e santa che scende "dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo" (Ap, 21, 2). Ed è riuscito a fare del suo sogno una realtà.

Voglio inoltre ricordare che il pomeriggio del 7 novembre il Papa ha accettato di visitare la sede di un'opera dell'arcidiocesi di Barcellona, affidata, fin dalla sua fondazione, alle religiose francescane dei Sacri Cuori, dedicata alle famiglie che hanno figli affetti da sindrome di Down o da altre disabilità. Il Papa pregherà con queste famiglie e parlerà con i bambini e i giovani che con grande gioia stanno preparando dei doni per lui. Questa visita sarà un complemento della consacrazione del tempio poiché le famiglie - e in modo particolare queste famiglie - pietre vive della Chiesa, sono l'espressione di una Chiesa materna e samaritana. Sarà un atto in difesa della famiglia e della vita, oggi tanto necessario.

Ci stiamo preparando intensamente a questa visita apostolica. Lo stiamo facendo con la preghiera affinché rechi molti frutti spirituali e pastorali, con la fedeltà ai nostri impegni cristiani nella Chiesa e nella società e con la solidarietà verso coloro che subiscono maggiormente le conseguenze dell'attuale crisi economica. L'arcidiocesi barcellonese ha pubblicato in catalano e in castigliano sette catechesi per far conoscere meglio il ministero di san Pietro e dei suoi successori nella Chiesa e nel mondo, la vita e l'opera del servo di Dio Antoni Gaudí, come pure il significato della consacrazione di un tempio e il valore della famiglia nel mondo attuale.

Papa Benedetto XVI verrà per confermarci nella fede, arricchirà la cattolicità delle nostre diocesi e ravviverà la romanità tanto radicata nella tradizione della Chiesa in Catalogna. In questo ultimo aspetto, particolare significato ecclesiastico ha avuto l'inserimento nell'articolo nono del Credo in lingua catalana dell'aggettivo "romana" per qualificare la Chiesa cattolica, aggettivo già introdotto fra il XVII e il XVIII secolo. Questa coscienza di "romanità" ha avuto un'importanza particolare a partire dal XIX secolo che coincise con la fondazione di più di venti congregazioni religiose e con un buon numero di santi, al punto da essere conosciuto il secolo del "passaggio dei santi".

Esistono due costanti nella storia dell'opera della Sagrada Familia di Barcellona: la grande devozione a san Giuseppe e la devozione e l'adesione alla figura del Papa, espresse nel rapporto costante di quanti hanno iniziato la costruzione del tempio e l'hanno portata avanti, e nelle continue manifestazioni di benevolenza dei Romani Pontefici verso questa iniziativa. Il progetto del tempio nacque in seno all'Associazione dei Devoti di San Giuseppe, e Gaudí - che entrò così profondamente in sintonia con i desideri dei promotori - disse: "San Giuseppe terminerà il tempio della Sagrada Familia". Disse anche che "nella Sagrada Familia tutto è provvidenziale". Per questo noi riteniamo provvidenziale che sia un Papa, il cui nome di battesimo è Giuseppe, ad averci voluto onorare presiedendo la consacrazione di questa grande opera

(©L'Osservatore Romano - 6 novembre 2010)