venerdì 18 marzo 2011

Fukushima, il terrore e l'attesa - Freddo e neve sui terremotati - Oltre il dolore e la paura


Inutile per il momento l'intervento degli elicotteri
che lanciano tonnellate di acqua per raffreddare i reattori

Fukushima, il terrore e l'attesa

Tokyo denuncia attacchi speculativi contro lo yen

TOKYO, 17. Le autorità giapponesi stanno cercando in tutti i modi di raffreddare i reattori della centrale nucleare di Fukushima, che - secondo l'Ente atomico americano - sta sprigionando radiazioni estremamente forti e potenzialmente letali.


Dopo numerosi tentativi andati a vuoto, a causa della forte radioattività sull'impianto, gli elicotteri dell'esercito sono riusciti stamane a gettare tonnellate di acqua dall'alto nel tentativo di raffreddare la centrale, colpita da incendi ed esplosioni dopo il devastante terremoto di magnitudo 9 sulla scala Richter (che ne conta 10) dello scorso 11 marzo. L'obiettivo è quello di mantenere sommerse le barre di combustibile atomico all'interno dei reattori e le vasche che contengono il combustibile esausto. In questo modo - rilevano gli esperti - si eviterebbe il degrado dei materiali nucleari che avviene al contatto con l'aria e la conseguente emissione di radiazioni. Non è invece stato possibile utilizzare un cannone spara acqua. Nonostante l'intervento degli elicotteri, il livello di radioattività non è calato. Intorno all'edificio, ha reso noto oggi la Tepco, la compagnia che gestisce la centrale, la radioattività è salita a 3.000 microsievert per ora (la soglia massima di esposizione in un anno è 1.000 microsievert). Per precauzione, l'ambasciata degli Stati Uniti a Tokyo ha raccomandato ai cittadini americani che vivono entro un raggio di 80 chilometri da Fukushima di abbandonare l'area o, se impossibilitati a farlo, di trovare rifugio al chiuso.
Il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia Atomica (Aiea), Yukiya Amano, ha comunque tenuto a precisare che la situazione all'impianto nucleare di Fukushima è molto seria, ma non fuori controllo. Amano ha confermato che a breve partirà per il Giappone con un gruppo di esperti dell'Aiea. E mentre il Paese rischia di subire interruzioni generalizzate della somministrazione di corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi, Barack Obama, e il premier nipponico, Naoto Kan, hanno avuto oggi un lungo colloquio telefonico. Obama - informano le agenzie di stampa internazionali - ha detto che gli Stati Uniti collaboreranno in tutti i modi possibili e ha garantito l'invio di altri esperti nucleari statunitensi.


Di fronte alla grave crisi nucleare in Giappone, per la quale il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è detto molto preoccupato, i tre Paesi dell'America Latina con centrali atomiche - Argentina, Brasile e Messico - hanno avuto reazioni diverse. Il Governo di Brasilia ha fatto sapere che continuerà comunque a investire nei suoi programmi nucleari. A Città del Messico e a Buenos Aires, invece, sono tuttora in corso analisi e dibattiti politici sull'energia atomica.

Dal punto di vista economico, il Governo di Tokyo ha definito estremamente speculativi e senza fondamento i massimi storici dello yen sul dollaro in assenza di alcuna base solida, mentre la Bank of Japan ha continuato a immettere liquidità per sostenere i mercati. Il ministro delle Finanze giapponese ha detto che il G7 finanziario si riunirà in videoconferenza d'emergenza a partire da stasera. Gli analisti economici hanno rilevato che la devastazione del terremoto in Giappone e la crisi nucleare potrebbero portare a una perdita complessiva fino a 200 miliardi di dollari. Il ministro dell'Economia ha invece sostenuto che l'economia nipponica è sana e che i danni per le devastazioni della scorsa settimana avranno un impatto limitato.



Freddo e neve sui terremotati

TOKYO, 17. Il Giappone deve fare i conti anche con una gravissima crisi umanitaria, con migliaia di persone ancora intrappolate nel nordest, la zona più colpita dal terremoto e dal successivo tsunami di venerdì scorso. Manca tutto (cibo, acqua potabile, medicine, coperte) mentre su tutta la regione ha iniziato a nevicare. Una fitta precipitazione ha infatti steso uno spesso manto di neve sull'oceano di rovine e le temperature sono scese sotto lo zero, riducendo, ora dopo ora, le già esigue speranze che qualcuno sia ancora vivo sotto le macerie.

Con il passare dei giorni aumenta anche drammaticamente il bilancio delle vittime - 5.321 - e dei dispersi, che sono almeno 20.000 nella sola prefettura nordorientale di Miyagi. "Non sappiamo dove mettere i morti", ha detto alla stampa il vice sindaco della città costiera di Ishinomaki, nella prefettura di Sendai. Mentre le squadre di soccorso stanno perlustrando palmo a palmo le coste, le autorità di Ishinomaki hanno reso noto che all'appello mancano ancora migliaia di persone. Conseguenze terribili, dunque, destinate ad aumentare nei prossimi giorni, quando i soccorritori raggiungeranno tutte le zone disastrate. Un funzionario della Croce rossa internazionale - rileva l'agenzia Ansa - ha espresso il timore che nella sola cittadina marittima di Otsuchi, 17.000 abitanti che vivevano dell'industria ittica, esposta alla furia del maremoto e rasa al suolo, le persone che potrebbero essere state inghiottite dalle acque siano 9-10.000. In generale, i senza tetto e gli sfollati sono quasi mezzo milione, 100.000 dei quali bambini, secondo una stima di alcune organizzazioni internazionali.




L'impegno della Chiesa nei soccorsi alla popolazione giapponese

Oltre il dolore e la paura

TOKYO, 17. Se le dimensioni della catastrofe sono sempre più preoccupanti - con la terra che non smette di tremare e il timore crescente per le conseguenze dei danni agli impianti nucleari - la popolazione reagisce con "grande compostezza e dignità, ma anche grande solidarietà". È quanto assicura il direttore di Caritas Giappone, padre Dasuke Narui. Caritas Giappone e, più in generale, la Chiesa cattolica, attraverso le diocesi, le numerose parrocchie, i volontari stanno contribuendo in maniera coordinata allo sforzo che a livello nazionale si sta facendo per fornire gli aiuti alla popolazione. Il problema principale resta la mancanza di cibo e di carburante. Chi riesce ad allontanarsi, si sposta principalmente verso Sud.

Caritas Giappone ha messo a disposizione le proprie strutture e si sta coordinando col Governo per assistere i casi più bisognosi, in particolare le persone anziane, i disabili e le famiglie con bambini piccoli. A Sendai, una delle città più colpite dallo tsunami, è stato istituito un centro d'emergenza per coordinare le operazioni umanitarie.

La Caritas italiana, dopo aver messo a disposizione un primo contributo di centomila euro, si tiene in costante collegamento con Caritas Giappone e con la rete internazionale attraverso aggiornamenti e teleconferenze per coordinare gli interventi, analizzare i bisogni di tutta l'area colpita dal terremoto e dallo tsunami, cercare di raggiungere anche le zone più lontane e inaccessibili. Innumerevoli i messaggi di vicinanza e gli aiuti offerti dalle Caritas di tutto il mondo.

A Roma il cardinale vicario Agostino Vallini ha invitato tutta la comunità diocesana a una particolare preghiera, da tenersi durante le messe di domenica 20 marzo, per le vittime del devastante terremoto e per la difficile situazione che la popolazione deve affrontare in questi giorni. Iniziativa che si affianca alla colletta già avviata dalla Caritas diocesana. A Milano, nel pomeriggio di domenica 20, il cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi presiederà in Duomo una messa per la comunità giapponese.

(©L'Osservatore Romano 18 marzo 2011)