giovedì 17 marzo 2011

La gente del mare e l'emergenza pirateria (Antonio Maria Vegliò)


Se ne è parlato nel recente incontro convocato
dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

La gente del mare e l'emergenza pirateria


di Antonio Maria Vegliò

Il mondo dei marittimi è per lo più sconosciuto a molti di noi. È un'umanità di 1.200.000 persone imbarcate su centinaia di migliaia di navi che solcano gli oceani del mondo e vivono lontano dai nostri occhi, ignorati dalla società in genere anche quando transitano per i nostri porti.

Secondo un rapporto dell'Ufficio internazionale del lavoro (Uil), nel 2000 lavoravano nel settore mondiale della pesca circa 27 milioni di persone - incluse quelle a tempo pieno e parziale, e i pescatori occasionali - di cui l'82 per cento in Asia.

I marittimi, che possiamo definire "nomadi del mare", esercitano un'attività che li obbliga a restare isolati dalla terra ferma, dalla famiglia e dal proprio Paese per lunghi periodi, perfino interi mesi. I rapporti a bordo sono gerarchici, i turni di lavoro faticosi; e non è facile la convivenza forzata in spazi ristretti, con persone di nazionalità, lingua o credo differenti.

Non di rado può accadere che i marittimi siano abbandonati dall'armatore in porti lontani, sequestrati dai pirati in attacchi che si fanno sempre più numerosi e pericolosi, criminalizzati in caso d'incidenti in mare. Soprattutto, non è facile avere una vita cristiana regolare, partecipare alla messa nei giorni festivi, ricevere l'Eucaristia o altri sacramenti, in quanto ciò dipende dal Paese in cui si trova la nave e dai turni di lavoro.

Tutti questi elementi aggiungono alla fatica fisica un considerevole stress psicologico. L'Opera dell'apostolato del mare, fondata il 4 ottobre 1920 a Glasgow, in Scozia (si è da poco celebrato il 90° anniversario) da un gruppo di laici, è la risposta pastorale alle necessità globali della gente del mare. Anche se i porti si sono meccanizzati e le navi modernizzate, i bisogni dei marittimi sono rimasti fondamentalmente gli stessi: il contatto con la famiglia, il trasferimento dal porto (generalmente lontano dalla città) al centro abitato, l'acquisto di generi per le necessità personali. I centri Stella Maris, come quelli che, nonostante la crisi economica, sono stati aperti recentemente a Rio Grande (Brasile), Saldanha Bay (Sud Africa) e Taichung (Taiwan), offrono, in numerosi porti del mondo, questi e molti altri servizi, senza distinzione di nazionalità, lingua o religione.

Per tracciare la "rotta" da seguire negli anni a venire, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti - che esercita l'alta direzione dell'Apostolato del mare - ha convocato nel febbraio scorso i coordinatori di otto regionali: America del Nord e Caraibi, America latina, Europa, Africa atlantica, Oceano Indiano, Asia del Sud, Estremo Oriente e Australia. Essi hanno discusso, come è consuetudine, dei principali temi che riguardano l'industria marittima, con particolare attenzione al benessere materiale e spirituale dei marittimi, dei pescatori e delle loro famiglie.

Quest'anno l'argomento principale è stato quello dell'emergenza della pirateria, che non è più solo un problema del golfo di Aden o delle coste somale. Nel suo intervento, lo scalabriniano Gabriele Bentoglio, sotto-segretario del dicastero, ha posto l'accento sui dati riportati dal rapporto globale sulla pirateria dell'International Maritime Bureau (Imb), secondo cui nel 2010 sono state attaccate 445 navi, 53 sequestrate e 1.181 marittimi catturati, di cui 8 uccisi in diverse circostanze. La preoccupazione dell'Apostolato del mare è rivolta soprattutto ai marittimi e alle loro famiglie, che spesso devono affrontare questa esperienza da sole, e pagano un prezzo enorme in termini di trauma psicologico e relative conseguenze.

Esistono fondamentalmente due tipi di pirateria, come ha messo in luce l'ammiraglio Pierluigi Cacioppo, vice ispettore delle Capitanerie di porto - Guardia costiera d'Italia (intervenuto in sostituzione del comandante generale, l'ammiraglio Marco Brusco): da un lato quella "occasionale", che ha come scopo il furto del carico e, dall'altro, quella "su larga scala", legata alla criminalità organizzata o a gruppi terroristici e che è diretta al sequestro della nave e alla conseguente richiesta di pagamento di un riscatto. L'obiettivo di "fornire assistenza a chi viene attaccato o sequestrato dai pirati e alle loro famiglie" - indicato dal recente piano di azione dell'Organizzazione internazionale marittima (Omi) - ha offerto all'ammiraglio la possibilità di presentare tre suggerimenti concreti per l'azione dell'Apostolato del mare: istituire un protocollo di linee guida con le modalità operative da suggerire sia ai marittimi sia alle loro famiglie, con una preparazione previa a tali eventi; stabilire un canale preferenziale di collaborazione con le autorità governative responsabili del caso; offrire assistenza spirituale, psicologica, sociale e materiale alle famiglie, anche creando una rete di solidarietà che coinvolga la comunità civile e religiosa dell'area. Dai rapporti dei coordinatori regionali è risultato l'impegno costante e quotidiano delle visite a bordo delle navi per cercare di favorire le relazioni tra il marittimo e la sua famiglia, i contatti con il Paese d'origine mediante telefoni cellulari, schede telefoniche a basso costo, connessione wi-fi per internet e versioni elettroniche di notizie nelle lingue delle dodici nazionalità più rappresentative degli equipaggi.


Sempre dalle relazioni è emersa poi l'importanza che va acquisendo il ministero dei cappellani a bordo delle navi da crociera, dove sono impegnati, oltre che per l'assistenza spirituale ai passeggeri e all'equipaggio, anche per il benessere generale di questi ultimi. A questo riguardo è da evidenziare che l'Apostolato del mare italiano vanta una lunga tradizione iniziata nel 1935 e che continua ancora oggi.

I coordinatori regionali hanno poi messo in risalto la necessità di accrescere la sensibilità e l'attenzione dei responsabili delle Chiese nazionali, assegnando sacerdoti e diaconi, coinvolgendo maggiormente i laici e mettendo a disposizione risorse economiche per quest'apostolato.

La presentazione di don Giacomo Martino, direttore dell'ufficio per la pastorale degli addetti alla navigazione marittima ed aerea della fondazione Migrantes, sull'utilizzo dei diversi strumenti e programmi informatici, ha aperto nuovi orizzonti e possibilità per rafforzare la comunicazione e lo scambio d'informazioni tra la gente del mare (marittimi, famiglie e centri). Particolare interesse ha destato il programma di registrazione delle visite alle navi, che può anche costituire un importante database per analizzare la situazione reale del welfare marittimo.

Padre Dirk Damaeght ha condiviso la sua lunga esperienza di cappellano dei pescatori a Brugge (Belgio), mostrando come il suo impegno per il benessere di queste persone lo abbia portato a intervenire sia a livello politico che sociale per creare cambiamenti strutturali e legislativi, al fine di offrire maggiore sicurezza e protezione a questa categoria di lavoratori, così spesso ignorata. Le sfide maggiori nel mondo della pesca - a parte la ratifica della Convenzione 118 sul lavoro della pesca dell'Ilo e delle sue raccomandazioni - sono quelle di trasformare l'approccio spirituale e morale di una pesca sostenibile e responsabile in materia di educazione e formazione delle nuove leve di pescatori.

Grande è stato, infine, l'incoraggiamento ricevuto dalle parole che Benedetto XVI, nell'udienza generale di mercoledì 16 febbraio, ha rivolto direttamente ai coordinatori regionali invitandoli a "individuare adeguate risposte pastorali ai problemi dei marittimi e delle loro famiglie", segno che la loro missione è sostenuta e incoraggiata dalla Chiesa.

Al termine dell'incontro, i coordinatori regionali si sono dati appuntamento al 2012 quando si svolgerà a Roma il XXIV congresso mondiale dell'Apostolato del mare e verrà ricordato il 90° anniversario dell'approvazione, da parte di Pio XI, delle prime costituzioni e regole dell'Apostolato, con l'invito "che una così nobile iniziativa vada sempre più dilatandosi nelle zone marittime dei due emisferi e raccolga la più abbondante messe di frutti di salute".

(©L'Osservatore Romano 18 marzo 2011)