A Islamabad la messa di suffragio per il ministro Bhatti
Una vita per la pace
Il presidente Giorgio Napolitano chiede più sicurezza per i cristiani
ISLAMABAD, 4. "Shahbaz Bhatti è un uomo che ha seguito il piano di Dio sulla sua vita. È un uomo che ha fatto la volontà di Dio, con fede, obbedienza, speranza, certezza del Regno": è un passaggio dell'omelia pronunciata dal vescovo di Islamabad-Rawalpindi, Rufin Anthony, nella chiesa di Nostra Signora di Fatima, per la celebrazione delle pubbliche esequie del ministro delle Minoranze, Shahbaz Bhatti, ucciso mercoledì da estremisti musulmani. La celebrazione si è svolta, tra imponenti misure di sicurezza, alla presenza dei familiari del defunto ministro, dei rappresentanti del Governo, tra cui il primo ministro Yousuf Raza Gilani, del segretario della Nunziatura Apostolica in Pakistan, il reverendo José Luís Diaz-Mariblanca Sánchez, dei diplomatici di vari Paesi e dei leader politici, oltre a numerosi fedeli.
Nel tratteggiare la figura del ministro, monsignor Anthony ha ricordato la sua nascita a Khushpur, un villaggio cattolico fondato dai domenicani, in cui "Bhatti aveva ricevuto una formazione spirituale molto solida". Nel villaggio, ha spiegato il presule, la convivenza con i musulmani "è in perfetta armonia, all'insegna del dialogo di vita, e quell'esempio Bhatti lo ha portato con sé come modello in tutta la sua esperienza di impegno sociale e politico". Nel suo servizio, ha concluso il vescovo, "Bhatti ha compiuto la volontà di Dio e ha aderito al progetto di vita che il Signore aveva per lui". Il vice presidente della Conferenza episcopale in Pakistan, il vescovo di Faisalabad, Joseph Coutts, che ha celebrato il funerale privato del ministro, svoltosi successivamente nel suo villaggio natale, ha "evidenziato che la voce della verità non sarà mai ridotta al silenzio e non permetteremo che l'oscurità prenda il sopravvento sulla luce. Il suo lavoro non si fermerà con la sua morte, lo continueremo noi".
Shahbaz Bhatti, consapevole dell'impegnativa e rischiosa strada intrapresa, aveva condensato lo scopo della sua missione in una sorta di "testamento spirituale" - estratto da una raccolta di testi personali contenuti nel libro "Cristiani in Pakistan. Nelle prove la speranza" edito da Marcianum Press - pubblicato nel sito della Fondazione Internazionale Oasis. Sottolinea Bhatti: "Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo".
L'uccisione del ministro ha scosso profondamente la coscienza della nazione e fatto riemergere in maniera inquietante la capacità dei gruppi fondamentalisti islamici di agire impunemente. Stamani, intervenendo al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, si è detto "profondamente scioccato e sgomento" per l'assassinio del ministro e ha sottolineato che "gruppi vulnerabili, quali sono le comunità cristiane in alcuni Paesi, richiedono una speciale protezione", aggiungendo che "la libertà religiosa diviene un faro di speranza e potente rassicurazione per tutte le minoranze, garantendone identità e sicurezza ed eliminando la percezione delle ostilità e delle minacce".
Intanto, alcune fonti locali hanno diffuso la notizia che la polizia ha compiuto una serie di arresti di persone sospettate dell'omicidio, che ha suscitato sdegno anche nella comunità musulmana. Il leader della moschea Badshahi, a Lahore, si è detto "scioccato" per la morte del ministro che ha definito "un amico". Il leader musulmano ha puntualizzato che "coloro che hanno rivendicato l'assassinio non sono musulmani né esseri umani, perché l'islam è una religione di pace che insegna a rispettare le minoranze". Manifestazioni di protesta della comunità cristiana e dei rappresentanti di altre minoranze, che chiedono più sicurezza, sono proseguite anche ieri in alcune città, tra cui la capitale Islamabad.
(©L'Osservatore Romano - 5 marzo 2011)