La liturgia dei Doni Presantificati nella tradizione bizantina
Il re della gloria
ci fa partecipi della vita eterna
di Manuel Nin
Nella tradizione bizantina la Grande Quaresima che prepara alla Pasqua ha caratteristiche proprie: nei giorni feriali non si celebra la Divina liturgia, festa che dal IV secolo non si svolge durante il digiuno e si celebra soltanto il sabato, con l'anafora di san Giovanni Crisostomo, e la domenica, con l'anafora di san Basilio. Il mercoledì e il venerdì, giorni di digiuno, viene celebrata la liturgia dei Doni presantificati, che è una celebrazione del vespro quaresimale con la comunione ai santi Doni, consacrati la domenica precedente, alla fine della celebrazione. La tradizione bizantina è l'unica che attualmente celebra la liturgia dei Presantificati.
Lo schema iniziale è quello del vespro, seguito dal canto dell'inno Fòs hilaròn ("luce gioiosa"), da letture dell'Antico Testamento e, tra l'altro, dalla preghiera dell'incenso. La liturgia prosegue con la litania diaconale, e quindi il canto dell'inno: "Ora le potenze del cielo adorano, presenti invisibilmente qui con noi. Infatti il Re della gloria fa il suo ingresso. Viene scortato il sacrificio spirituale e perfetto. Con fede e amore avviciniamoci per diventare partecipi della vita eterna". Si fa poi il grande ingresso con i santi Doni che vengono portati all'altare; seguono una litania diaconale, il Padre nostro, la comunione e il congedo.
L'inno Fòs hilaròn, testo trinitario e cristologico molto arcaico già conosciuto da san Basilio, alla sera canta Cristo, vero sole che non tramonta. Per quanto riguarda le letture bibliche, si tratta di una lectio continua di origine e carattere fortemente monastico, con la lettura lungo tutta la Quaresima dei libri della Genesi e dei Proverbi. La Divina liturgia, celebrazione gioiosa del mistero della fede cristiana, non si tiene nei giorni di digiuno. Questi, dedicati alla preghiera e alla lettura della Sacra Scrittura, non vanno infatti collegati direttamente alla celebrazione della passione, della morte e della risurrezione del Signore. Bisogna sottolineare che il computo dei giorni settimanali nel periodo quaresimale non è quello pasquale - contando cioè dalla domenica fino al sabato, per indicare che la vita liturgica settimanale delle Chiese nasce dalla Pasqua del Signore - ma va invece da lunedì a domenica per sottolineare che ogni settimana quaresimale guarda verso la Pasqua settimanale. La stessa intera Quaresima viene vista come un cammino verso la Pasqua; tutti noi, cacciati come e con Adamo dal paradiso vi ritorniamo nel digiuno, nella preghiera, nell'ascesi, e a esso saremo riportati da Cristo stesso nella notte di Pasqua.
Lo sguardo quaresimale della Chiesa è rivolto alla Pasqua di Cristo. Quindi la celebrazione eucaristica settimanale - unica con il sabato - è quella della domenica, e proprio per questo i santi Doni che si ricevono nella liturgia dei Presantificati sono quelli conservati dalla domenica precedente. La comunione ai Doni presantificati il mercoledì e il venerdì ha anche la forza del viatico, cioè del cammino che ogni cristiano porta a termine rafforzato da Cristo. Ma anche dal digiuno eucaristico: la giornata intera di mercoledì e di venerdì è segnata dal digiuno per ricevere la sera il Corpo ed il Sangue del Signore.
Nei giorni feriali della Quaresima riscopriamo inoltre la centralità e la ricchezza dei testi delle ufficiature delle diverse ore del giorno e della notte, con una abbondante presenza di testi biblici, sia letture che salmi, che ci fanno ritrovare il contatto contemplativo e orante con la Parola di Dio, contatto vitale per ogni cristiano. Giovanni Crisostomo afferma: "Si dirà da parte di qualcuno: "Io non sono né monaco, né anacoreta, ho moglie e figli e mi prendo cura della mia famiglia". Ecco la grande piaga dei nostri tempi, credere che la lettura del Vangelo sia riservata soltanto ai religiosi e ai monaci. È un grande male non leggere i libri che recano la Parola di Dio, ma ve ne è uno peggiore. Cioè credere che questa lettura sia inutile. Non ascoltare la Parola di Dio è causa di fame e di morte".
Le celebrazioni quaresimali bizantine e la celebrazione della Divina liturgia soltanto il sabato e la domenica mostrano che non si tratta di un digiuno dall'eucaristia, ma di una preparazione nella preghiera all'eucaristia. Infatti col digiuno e la preghiera la comunità cristiana si prepara alla celebrazione di un evento di salvezza; digiuno, preghiera, misericordia, compunzione, nella verità, che ci portano ad accogliere il mistero della salvezza che ci viene da Cristo Signore.
(©L'Osservatore Romano 13 aprile 2011)