Nuova presa di posizione dell’episcopato degli Stati Uniti
In difesa del diritto
all’obiezione di coscienza
Washington, 2. Prosegue con forte impegno la campagna della Chiesa cattolica negli Stati Uniti per contrastare gli effetti della circolare emanata dal Department of Health and Human Services, guidata da Kathleen Sebelius, che restringe la tutela del diritto all’obiezione di coscienza degli operatori che lavorano in strutture sanitarie gestite da organizzazioni cattoliche. Nell’ambito del sistema sanitario è previsto che i piani assicurativi coprano sia la prescrizione sia la somministrazione di farmaci abortivi e gli interventi di sterilizzazione (considerati come «servizi di prevenzione per la salute delle donne»), ma finora non è stata data al contempo adeguata tutela al diritto all’obiezione di coscienza.
In particolare, in un commento del consigliere generale della United States Conference of Catholic Bishops (Usccb), Anthony Picarello e del consigliere generale aggiunto, Michael Moses, si chiede la rimozione delle regole che condizionano l’operatività del personale impiegato nelle strutture sanitarie cattoliche. Nella circolare si prevedono, secondo i rappresentanti della Usccb, regole troppo restrittive nella parte che riguardano la definizione delle organizzazioni religiose. Solo alcune istituzioni religiose possono avvalersi della facoltà di essere esentate dall’obbligo di somministrare i farmaci abortivi, ma per far sì che ciò avvenga «devono avere l’insegnamento dei valori religiosi tra i loro fini primari» e devono utilizzare personale «che condivide i medesimi principi religiosi».
Per i rappresentanti dell’episcopato statunitense la circolare appare «come un evento senza precedenti nel sistema legislativo federale e un attacco alla libertà religiosa». In questo contesto tutte quelle istituzioni prive di queste caratteristiche non potrebbero di fatto opporsi alla legge, lasciando quindi spazio a una diffusione delle pratiche abortive. Più in generale, è aggiunto, organizzazioni laiche e gruppi assicurativi non potranno violare l’osservanza della circolare e pertanto dovranno prevedere nei loro piani la copertura dei farmaci abortivi e dei sistemi di sterilizzazione.
Gli attacchi alla libertà religiosa e al diritto all’obiezione di coscienza sono da tempo al centro delle preoccupazioni dei vescovi degli Stati Uniti. Da lungo tempo, si osserva dall’episcopato, il Congresso di Washington si sforza affinché gli operatori e gli istituti sanitari non siano obbligati a scegliere se abbandonare la medicina o violare la propria coscienza e di conseguenza le leggi federali hanno sempre preservato il diritto all’obiezione. Da varie parti, tuttavia, si fa sempre più forte la spinta di imporre una visione diversa. In una dichiarazione dell’American College of Obstetricians and Gynecologists si afferma, a esempio, che non è etico per un ostetrico o ginecologo rifiutarsi di praticare l’aborto o la sterilizzazione; mentre, dall’organizzazione Naral Pro-Choice si aggiunge che le clausole che salvaguardano il diritto all’obiezione di coscienza sono pericolose per la salute della donna.
Tra i farmaci abortivi, i consiglieri Piacarello e Moses, citano in particolare il problema relativo alla somministrazione della pillola «Ella» (Ulipristal), definita come «metodo contraccettivo di emergenza», che può bloccare l’ovulazione, ma anche agire sull’embrione impedendone l’annidamento nell’utero». La somministrazione della pillola assume i caratteri di una «coercizione su individui o gruppi religiosi». Il cardinale arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della commissione episcopale sulle attività pro-vita ha ribadito che «l’inclusione di servizi come la contraccezione, la sterilizzazione e la prescrizione dei farmaci abortivi nei piani sanitari pone un evidente conflitto potenziale con il diritto di coscienza» e sulla base delle nuove regole sanitarie «non si proteggono le varie denominazioni religiose, incluse quelle che costituiscono la spina dorsale della rete di strutture private di cura, i cui valori respingono questi servizi preventivi». Peraltro, nel Paese una serie di sondaggi, tra i quali quello condotto dall’istituto Gallup del luglio scorso, hanno fatto mergere un comune sentire di una quota maggioritaria di cittadini che continuano a esprime contrarietà contro l’aborto.
© L'Osservatore Romano 3 settembre 2011