Omelia del Card. Angelo Bagnasco
in occasione della S.Messa per la Giornata della Vita Consacrata
in occasione della S.Messa per la Giornata della Vita Consacrata
Genova, Cattedrale di San Lorenzo,
2 febbraio 2012
Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore
Nella suggestiva festività della Presentazione di Gesù al tempio, la Chiesa celebra la Vita consacrata. Per questo, come ogni anno, siamo qui a pregare con i Religiosi, le Religiose e i membri degli Istituti di Vita consacrata della nostra Diocesi.
Vogliamo innanzitutto ringraziare il Signore che non cessa di chiamare uomini e donne a donarsi in modo radicale a Cristo e alla Chiesa: lode a Dio e gratitudine a quanti corrispondono. Cari fratelli e sorelle che ogni giorno rinnovate la vostra consacrazione al Signore, il popolo vi guarda con simpatia e affetto, attende da voi quella luce di cui ogni uomo ha bisogno per vivere la vita. Siete chiamati ad essere "luce delle genti" così come la Scrittura dice di Cristo. Sarete luce che illumina se vi lasciate illuminare ogni giorno di nuovo dall'unica Luce che è Gesù. Non sono le vostre doti personali - di intelligenza e di cultura - a far luce attorno a voi: la gente non cerca voi, cerca Lui e a Lui ognuno di voi deve condurre, a Lui e alla sua Chiesa. Tutti noi siamo solamente servi... abbiamo la grazia, l'onore e la gioia di essere solo suoi servi.
Oh, fossimo servi di Gesù sempre, comunque e dovunque, senza intermittenze, senza spazi privati, senza zone d'ombra, senza personalismi. Noi lo desideriamo, e questa sera, insieme al popolo dei credenti, lo chiediamo intensamente a Cristo per intercessione di Lei, la grande Madre di Dio e nostra. Che il Signore, che contempliamo oggi nella tenerissima immagine del Bimbo presentato al Tempio, cresca nei nostri cuori come luce di verità e d'amore; luce che illumina tutto di noi, ogni profondità, perché possiamo diventare solo lucerna che porta la luce del cielo.
La scena evangelica ci presenta la piccola Famiglia di Nazaret che si reca al tempio di Gerusalemme. Non è difficile immaginare lo stato d'animo di Maria e Giuseppe che stringono tra le braccia la "cosa" più preziosa e bella che hanno...più preziosa e bella della loro stessa vita! In quel Bimbo, misterioso eppure così umano, bisognoso di tutto come ogni bambino, essi riconoscono la Ragione della loro esistenza, la sostanza del loro vivere, il loro stesso futuro. Entrano nel tempio solenne e maestoso con l'animo umile del pellegrino, docili alla Tradizione viva dell'ebraismo, e si trovano di fronte a vecchi saggi, servi fedeli del Dio altissimo, Simeone ed Anna. Il gesto solenne e umanissimo di Simeone – prese il Bambino tra le braccia – assomiglia ad un mettersi in ginocchio davanti a quella piccola creatura che riconosce essere il Signore delle genti, la "salvezza preparata davanti a tutti i popoli".
La scena, nella sua bellezza semplice e solenne, parla di qualcosa di decisivo non solo per la vita dei protagonisti, ma del mondo. Tutto avviene nella cornice, anzi nel tessuto della più vera umiltà, che consente allo Spirito di aprire a Simeone e Anna gli occhi dell'anima per riconoscere in quella fragile carne il mistero di Dio. E' dunque nell'umiltà che possiamo rinnovare oggi la grazia della consacrazione al Dio della vita; ed è l'umiltà che permette di riconoscere nel volto dei fratelli e delle sorelle il volto stesso di Cristo. Nel tessuto vivo dell'umiltà tutto il bene diventa possibile, si compiono i miracoli più grandi: è possibile l'amore abbandonato a Dio e alla Chiesa, la passione rinnovata al carisma dei rispettivi Istituti, l'apertura e la collaborazione con ogni nuovo dono che lo Spirito suscita nella storia cristiana. E' questo cuore umile e gioioso, palpitante per Gesù e per la Chiesa, aperto al servizio, che il mondo cerca. Esso è in grado di suscitare vocazioni nuove; è capace di affascinare e rassicurare l'uomo moderno così smarrito e inquieto, alla ricerca di luce, di destino e di pace.
Sono, le nostre comunità oasi di pace, dove chiunque può respirare il senso del Mistero, la sua dolce e forte presenza, dove è possibile nutrirsi del pane della carità dell'anima e del corpo?.
"Duc in altum!", cari Amici: sollevate lo sguardo verso l'alto, spingete i vostri passi verso i sentieri ardui ma affascinanti della santità. E' la santità ciò che il Santo Padre Benedetto XVI costantemente richiama la Chiesa intera, ma innanzitutto noi dedicati radicalmente a Lui. Non abbiate timore: le situazioni mutano, i tempi cambiano, ma la vera risposta al cambiamento è la nostra santità: è questa che il mondo cerca e invoca. A questo appello, non possiamo e non vogliamo mancare.
Angelo Card. Bagnasco