giovedì 9 febbraio 2012

Santa Scolastica (m) 10 febbraio



10 FEBBRAIO

vergine (480?-547?)
memoria

Sorella di san Benedetto, lo seguì nella vita monastica, e pare abbia riunito attorno a sé alcune vergini. Docile all’azione dello Spirito, riconobbe per sé e per la sua piccola comunità il primato della contemplazione. San Gregorio Magno ne parla nei Dialoghi (II, 33-34) e forse completa in lei la fisionomia interiore di Benedetto: è l’anima pura, tutta contemplazione, a cui essa sottomette ogni cosa, persino l’osservanza letterale della regola: Benedetto la vede salire al cielo in forma di colomba.

Il primato dell’amore (cf Cantico dei Cantici 8,6-7) è la novità del Cristianesimo. La Chiesa lo contempla in ogni Messa «offerto» come persona viva nel sacrificio di Cristo che dà la vita per i suoi amici. (CC Salesiano)




Poté di più colei che più amò
Dai «Dialoghi» di san Gregorio Magno, papa.

Scolastica, sorella di san Benedetto, consacratasi a Dio fin dall’infanzia, era solita recarsi dal fratello una volta all’anno. L’uomo di Dio andava incontro a lei, non molto fuori della porta, in un possedimento del monastero.Un giorno vi si recò secondo il solito, e il venerabile suo fratello le scese incontro con alcuni suoi discepoli. Trascorsero tutto il giorno nelle lodi di Dio e in santa conversazione. Sull’imbrunire presero insieme il cibo.

Si trattennero ancora a tavola e, col protrarsi dei santi colloqui, si era giunti a un’ora piuttosto avanzata. La pia sorella perciò lo supplicò, dicendo: «Ti prego, non mi lasciare per questa notte, ma parliamo fino al mattino delle gioie della vita celeste». Egli le rispose: «Che cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del monastero».

Scolastica, udito il diniego del fratello, poggiò le mani con le dita intrecciate sulla tavola e piegò la testa sulle mani per pregare il Signore onnipotente. Quando levò il capo dalla mensa, scoppiò un tale uragano con lampi e tuoni e di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che l’accompagnavano, poterono metter piede fuori dalla soglia dell’abitazione, dove stavano seduti.

Allora l’uomo di Dio molto rammaricato cominciò a lamentarsi e a dire: «Dio onnipotente ti perdoni, sorella, che cosa hai fatto?». Ma ella gli rispose; «Ecco, ho pregato te, e tu non hai voluto ascoltarmi; ho pregato il mio Dio e mi ha esaudita. Ora esci pure, se puoi; lasciami e torna al monastero».

Ed egli che non voleva restare lì spontaneamente fu costretto a rimanervi per forza.

Così trascorsero tutta la notte vegliando e si saziarono di sacri colloqui raccontandosi l’un l’altro le esperienze della vita spirituale.

Non fa meraviglia che Scolastica abbia avuto più potere del fratello. Siccome, secondo la parola di Giovanni, «Dio è amore», fu molto giusto che potesse di più colei che più amò. Ed ecco che tre giorni dopo, mentre l’uomo di Dio stava nella cella e guardava al cielo, vide l’anima di sua sorella uscita dal corpo, penetrare nella sublimità dei cieli sotto forma di colomba. Allora, pieno di gioia per una così grande gloria toccatale, ringraziò Dio con inni e lodi, e mandò i suoi monaci perché portassero il corpo di lei al monastero, e lo deponessero nel sepolcro che aveva preparato per sé. Così neppure la tomba separò i corpi di coloro che erano stati uniti in Dio, come un’anima sola.