ESISTE SOLO LA BLOGOSFERA?
Prendiamo spunto dall'interessante convegno dei Bloggers in Vaticano e dall'invito nella sottostante intervista all'Arcivescovo Celli [...] Dovremmo trovare un’altra formula e credo che i blogger stessi potrebbero aiutarci a individuarla, dicendoci a cosa sarebbero interessati [...] per offrire alcune nostre riflessioni.
Gestiamo il sito http://www.maranatha.it/ da dodici anni, ed utilizziamo questo Blog di supporto al sito. Utilizziamo Facebook, Twitter, photo gallery su Picasa e video su YouTube sopratutto per la divulgazione della Liturgia, etc.. I nostri molteplici lettori sono alti prelati, sacerdoti, catechisti, laici, monasteri, fedeli e sacerdoti ipovedenti e/o ciechi, missionari in terre lontane ed in Stati cui è vietato professare il culto cattolico. Riceviamo continue richieste dall'estero perché Maranatha.it sia editato nelle varie lingue. Siamo entusiasti all'utilizzo dei mezzi di comunicazione digitale. La Santa Sede ha iniziato molto presto, crediamo nel 1997 con l'ottimo http://www.vatican.va/ ,seguito da http://www.clerus.org/ per la diffusione nel mondo di documenti e testi del magistero di supporto ai sacerdoti. Noi prendemmo spunto da questi nel 1999 creando il sito web Maranatha.it per la diffusione dei testi Liturgici e del Magistero della Chiesa.
Lo sviluppo che sta avvenendo adesso nella Santa Sede nel campo delle Comunicazioni digitali è molto interessante, sebbene non privo di difficoltà, ma certamente nel tempo soggetto a dare un forte impulso alla distribuzione dell'informazione religiosa e formativa della nostra Chiesa nel mondo.
Ma noi di Maranatha.it ci chiediamo: "Nell'era delle Comunicazioni Digitali esiste solo la 'Blogosfera'?". O più precisamente, la Chiesa deve indirizzarsi principalmente sui Social networks tipo Facebook, Blogs, Twittwer, etc. oppure dare la neccessaria importanza a siti web che diffondano testi di studio, documenti, libri liturgici, liturgia quotidiana, sia nella modalità computer da tavolo che nel "mobile"?
Secondo il nostro punto di vista, il lavoro che facciamo, in ambito famigliare, dovrebbe essere fatto dalla Santa Sede coadiuvata dalle Conferenze Episcopali che dispongono di adeguati mezzi economici e di adeguata formazione ecclesiale. Dovrebbero essere messi a disposizione dei fedeli e dei sacerdoti la Sacra Bibbia, Libri Liturgici, Sacramentali, Sussidi, Breviari, Messali, etc. in latino nella Forma Ordinaria e nella Forma Straordinaria, e nelle principali lingue volgari. Auspichiamo che gli enti preposti della Santa Sede prendano in considerazione le nostre proposte.
Gestiamo il sito http://www.maranatha.it/ da dodici anni, ed utilizziamo questo Blog di supporto al sito. Utilizziamo Facebook, Twitter, photo gallery su Picasa e video su YouTube sopratutto per la divulgazione della Liturgia, etc.. I nostri molteplici lettori sono alti prelati, sacerdoti, catechisti, laici, monasteri, fedeli e sacerdoti ipovedenti e/o ciechi, missionari in terre lontane ed in Stati cui è vietato professare il culto cattolico. Riceviamo continue richieste dall'estero perché Maranatha.it sia editato nelle varie lingue. Siamo entusiasti all'utilizzo dei mezzi di comunicazione digitale. La Santa Sede ha iniziato molto presto, crediamo nel 1997 con l'ottimo http://www.vatican.va/ ,seguito da http://www.clerus.org/ per la diffusione nel mondo di documenti e testi del magistero di supporto ai sacerdoti. Noi prendemmo spunto da questi nel 1999 creando il sito web Maranatha.it per la diffusione dei testi Liturgici e del Magistero della Chiesa.
Lo sviluppo che sta avvenendo adesso nella Santa Sede nel campo delle Comunicazioni digitali è molto interessante, sebbene non privo di difficoltà, ma certamente nel tempo soggetto a dare un forte impulso alla distribuzione dell'informazione religiosa e formativa della nostra Chiesa nel mondo.
Ma noi di Maranatha.it ci chiediamo: "Nell'era delle Comunicazioni Digitali esiste solo la 'Blogosfera'?". O più precisamente, la Chiesa deve indirizzarsi principalmente sui Social networks tipo Facebook, Blogs, Twittwer, etc. oppure dare la neccessaria importanza a siti web che diffondano testi di studio, documenti, libri liturgici, liturgia quotidiana, sia nella modalità computer da tavolo che nel "mobile"?
Secondo il nostro punto di vista, il lavoro che facciamo, in ambito famigliare, dovrebbe essere fatto dalla Santa Sede coadiuvata dalle Conferenze Episcopali che dispongono di adeguati mezzi economici e di adeguata formazione ecclesiale. Dovrebbero essere messi a disposizione dei fedeli e dei sacerdoti la Sacra Bibbia, Libri Liturgici, Sacramentali, Sussidi, Breviari, Messali, etc. in latino nella Forma Ordinaria e nella Forma Straordinaria, e nelle principali lingue volgari. Auspichiamo che gli enti preposti della Santa Sede prendano in considerazione le nostre proposte.
L’arcivescovo Celli in margine al convegno dei blogger
Comunicazione globale in una rete di parole
di Fabio Colagrande
«La Chiesa ha qualcosa da imparare dai blogger», da quanti cioè comunicano attraverso la rete, a cominciare «dal loro modo di esprimersi libero e con un linguaggio attuale». Lo ha detto l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, nell’intervista rilasciata al nostro giornale a margine del primo Blog Meet, un incontro dedicato ai blogger, cattolici e non, che, ideato dal Pontificio Consiglio della Cultura e organizzato insieme al dicastero delle Comunicazioni Sociali, si è svolto il 2 maggio scorso in Vaticano. «Noi invece — ha aggiunto il presule — ancora risentiamo delle difficoltà di un certo tipo di linguaggio ecclesiale che spesso le nuove generazioni fanno fatica a capire. I blog sono spazi di autenticità e allo stesso tempo di provocazione e ci aiutano a crescere, a guardarci attorno e a capire che per essere ascoltati dobbiamo usare linguaggi comprensibili». In questa intervista il bilancio dell’iniziativa appena conclusa, tracciato dall’arcivescovo Celli.
Qual è stato l’impatto dell’incontro con il mondo della blogosfera?
Molto positivo. È stato un incontro diverso dagli altri in cui si respirava un clima di attesa, ma anche di grande vivacità. In un certo senso ho visto il futuro già presente, mi è sembrato di vivere direttamente la dinamica dell’odierno mondo delle comunicazioni. È stato importante che due organismi della Santa Sede — il dicastero della cultura che l’ha ideato e noi che ci siamo associati — abbiano dato un segnale del loro interesse positivo per la blogosfera.
Abbiamo dimostrato di riconoscere l’importanza di questa realtà comunicativa e di considerarne la valenza in campo sociale e culturale, nonché di guardare con molto interesse alle aperture della blogosfera nei confronti dei temi religiosi.
Lei crede che la Santa Sede, e più in generale la Chiesa, abbiano qualcosa da imparare dal modo in cui comunicano i blogger?
Se c’è una particolarità di questo ambito di comunicazione digitale è che nasce dal basso, non è un’iniziativa ufficiale, istituzionale. È un ambito in cui ciascuno può far valere le proprie idee, la propria testimonianza personale. E questo è uno dei pregi peculiari dalle nuove tecnologie comunicative. Questa interattività, questa dimensione di estrema apertura e comunicazione, è un fatto a cui noi guardiamo con interesse. Se infatti è vero che ogni discepolo di Cristo è chiamato a dare testimonianza nel proprio ambiente, a essere fermento, la dinamica dei blog favorisce questa missione di evangelizzazione. È un ambiente in cui il cristiano può essere presente con la sua sensibilità, con i suoi valori, le sue valutazioni, esprimendo a cuore aperto ciò che sperimenta.
Tempo fa mi è capitato di suggerire a un arcivescovo emerito di aprire un blog. Un presule ultra settantacinquenne, ormai in pensione, ma tuttavia molto vigile, sensibile e attento. Sulle prime restò un po’ perplesso della mia proposta, ma dopo un anno venne a ringraziarmi. Si era infatti accorto che, grazie al blog, la sua dimensione pastorale non si era esaurita, ma che anzi le nuove tecnologie, e lo stile personale dei blog, gli avevano aperto nuove possibilità di relazioni umane, ricche, dinamiche, vivaci. Insomma si era accorto che, pur essendo emerito, poteva continuare un dialogo con tante persone. I cristiani dovrebbero sentire spontaneamente il desiderio di annunciare e condividere la propria fede. L’annuncio della Parola da cuore a cuore, da bocca a bocca, è connaturato alla nostra fede. Ma oggi trova in queste nuove forme, i blog, un nuovo ambito di espressione, davvero sconfinato.
La frequentazione con i blogger potrebbe anche aiutare i dicasteri vaticani a rendere più efficace la propria comunicazione?
Ne sono pienamente convinto. Sui blog si comunica in modo libero, con un linguaggio attuale. Noi invece ancora risentiamo delle difficoltà di un certo tipo di linguaggio ecclesiale che spesso le nuove generazioni fanno fatica a capire. I blog sono spazi di autenticità e allo stesso tempo di provocazione e ci aiutano a crescere, a guardarci attorno e a capire che per essere ascoltati dobbiamo usare linguaggi comprensibili.
Il Papa nel suo discorso rivolto alla plenaria del nostro Pontificio Consiglio, nel febbraio scorso, ha ricordato che l’uomo non solamente usa il linguaggio ma lo «abita». E dunque per «abitare» i nuovi linguaggi noi dobbiamo fare uno sforzo particolare, anche di umiltà, esprimendo «simpatia» per l’uomo di oggi.
Come dicasteri vaticani con quale atteggiamento avete incontrato i blogger?
Quando il Blog Meet era stato annunciato c’erano stati commenti sostanzialmente positivi, anche se non erano mancate voci critiche, qualcuna più articolata, altre più emotive. In apertura dell’incontro ho allora voluto chiarire subito che noi eravamo lì per metterci in ascolto e non solo dei blogger cattolici, visto che l’incontro era aperto a tutti.
Volevamo capire, sentire, quali erano i bisogni, le speranze, le aspirazioni, i timori, le problematiche di questa comunità. Per esempio è noto che i nuovi social-network stiano ormai assorbendo maggior interesse rispetto ai blog. Lo abbiamo visto durante il nostro meeting accompagnato in presa diretta in rete da un secondo convegno «virtuale» su Twitter. Ma anche queste nuove realtà, più rapide, sono ambienti essenziali per intuire sensazioni, stati d’animo, e noi non vogliamo ignorarli.
Dopo questo esordio ci saranno altri incontri?
Penso di sì, ma non come quello appena concluso. Dovremmo trovare un’altra formula e credo che i blogger stessi potrebbero aiutarci a individuarla, dicendoci a cosa sarebbero interessati, spiegandoci che senso potrebbe avere per loro incontrare di nuovo due organismi della Santa Sede o come questi momenti di incontro potrebbero ripercuotersi positivamente su altre realtà locali.
Si potrebbero organizzare incontri locali o per gruppi linguistici. Abbiamo il desiderio di incontrarci di nuovo per ascoltarci ancora. Ritengo che la Chiesa oggi debba «camminare con l’uomo» e instaurare con lui un dialogo rispettoso. Abbiamo bisogno di conoscerci, ascoltarci. Noi come Santa Sede vogliamo essere autentici, ma anche rispettosi e capaci di metterci pazientemente all’ascolto.
(©L'Osservatore Romano 6 maggio 2011)