sabato 4 settembre 2010

Un cristiano fra i musulmani cambia le cose


L'arcivescovo Bader parla della difficile testimonianza dei fedeli in Algeria

Un cristiano fra i musulmani cambia le cose

 "Un cristiano in mezzo ai musulmani cambia molte cose. Dà l'esempio di qualcosa di diverso. La nostra amicizia, il nostro spirito di servizio, fanno sorgere delle domande nei nostri compatrioti musulmani, del tipo: "Perché i cristiani si comportano così? Perché vivono in mezzo a noi nonostante siano minacciati?"". In un'intervista all'Opera di diritto pontificio "Aiuto alla Chiesa che Soffre", l'arcivescovo di Algeri, Ghaleb Moussa Abdalla Bader, spiega che, nonostante rappresentino solo una piccola minoranza, i cattolici in Algeria svolgono un importante compito, quello di testimoniare Cristo e di dare corpo alla sua Chiesa. E che, al di là delle difficoltà nei rapporti con le autorità, i cristiani sono apprezzati dalla gente.

Come a Tibhirine (ottanta chilometri a sud-est di Algeri), teatro nel 1996 del rapimento e dell'uccisione da parte di terroristi di sette monaci trappisti, tra cui Christian de Chergé, priore del monastero cistercense di Notre-Dame de l'Atlas. Il monastero da allora è deserto, utilizzato solo per gli esercizi spirituali e altri incontri, "ma gli abitanti - ricorda monsignor Bader - seguitano a domandarmi quando torneranno altri monaci. Semplicemente ne sentono la mancanza".

In Algeria i cristiani rappresentano una piccola minoranza. Secondo alcune stime, ci sarebbero solo diecimila protestanti e cinquemila cattolici. Dal 2006 la legge che punisce ogni forma di evangelizzazione, e che riguarda soprattutto la diffusione di testi religiosi, mezzi audiovisivi e qualunque altra iniziativa che "possa minare la fede di un musulmano", ha di fatto limitato la libertà religiosa dei cristiani nel Paese. Un decreto elaborato, secondo alcuni, per reagire al fenomeno della conversione di numerosi musulmani al cristianesimo, soprattutto attraverso l'avvicinamento ai movimenti evangelici. Da allora gli incontri sono monitorati, sono vietate le pratiche religiose pubbliche e restrizioni sono state poste alle donazioni provenienti dall'estero.

Monsignor Bader, da quando, poco più di due anni fa, è stato consacrato arcivescovo di Algeri, non ha cessato di chiedere alle autorità garanzie affinché ai cristiani sia riconosciuto il diritto alla libertà di professare la propria fede. Ma non è l'unico disagio: "La Chiesa - sottolinea - ha bisogno di sacerdoti, religiosi e religiose che si dichiarino pronti a prendere sulle loro spalle i molteplici compiti pastorali. Mancano collaboratori per i servizi sanitari e occorre organizzare corsi specifici per la formazione delle donne".

Algeri, 4 set 2010.

(©L'Osservatore Romano - 5 settembre 2010)