giovedì 4 agosto 2011

La mariologia nella «Verbum Domini» "Maria parola di Dio per la Chiesa di tutti i tempi" (Salvatore M. Perrella)



La mariologia nell’esortazione apostolica postsinodale «Verbum Domini»

Maria parola di Dio
per la Chiesa di tutti i tempi


Salvatore M. Perrella
Preside della Pontificia facoltà teologica «Marianum» di Roma

La fede cristiana si fonda nella piena rivelazione del Dio di Gesù Cristo salvatore dell’umanità; la Rivelazione divina nella storia umana trova la sua autorevole esplicitazione nella Parola di Dio, che è l’insieme delle Sacre Scritture. Questa Parola di Dio indirizzata a ogni persona per mezzo di autori «ispirati» da Dio possiede la stessa verità della Rivelazione divina, cioè il suo contenuto è il mistero della salvezza attuato in Gesù Cristo, il Signore. La Rivelazione costituisce il fondamento della fede e il suo referente costante; la teologia, che nasce dalla Rivelazione cristiana, cerca di comprenderne il Mistero alla luce dell’intelligenza sotto il costante presidio dello Spirito Santo. Il ritorno ampio e imprescindibile della Scrittura nella preghiera, nella vita e negli studi dei credenti e della Chiesa, non più solo ad appannaggio degli specialisti come avveniva nel passato, è stata la necessaria premessa del suo cospicuo reingresso nella mariologia e nel suo insegnamento, riproponendo l’originaria e redditizia esperienza post-pasquale della rilettura del mistero di Maria operata dalla comunità apostolica. Questi anni post-Vaticano II hanno infatti dimostrato che la Parola di Dio è il luogo e l’ambito naturale anche per un’ermeneutica autentica, congrua e sempre attuale della presenza e del significato della Madre di Gesù per la Chiesa dei discepoli. Per leggere e conoscere adeguatamente Maria, Virgo liber Verbi, insegna Benedetto XVI, abbiamo bisogno dello Spirito che ha «scritto» e concretizzato in lei la Parola che è spirito e vita (cfr. Giovanni, 6, 63), e che ha fatto di lei stessa una parola di Dio per la Chiesa di tutti i tempi.

In questi anni Papa Benedetto sta proponendo una convincente e vincente «mariologia breve» che si può rilevare non solo negli interventi pastorali (omelie, catechesi, angelus, regina coeli), ma anche nei suoi documenti più impegnativi quali l’enciclica Deus caritas est, l’enciclica Spe salvi, l’esortazione Verbum Domini.

Nel numero 27 dell’esortazione post-sinodale Verbum Domini del 30 settembre 2010, scritta a seguito della celebrazione del XII Sinodo dei Vescovi su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, Papa Ratzinger, antico docente di teologia, a sorpresa, propone un input interessante e fecondo in ordine all’approfondimento teologico del mistero della Madre di Gesù e allo stesso insegnamento della mariologia, non solo in ambito universitario e accademico, ma soprattutto in vista della formazione permanente, teologica, spirituale e performativa, dell’intero Popolo di Dio, che non può e non deve essere tralasciato. Trascriviamo il brano della Verbum Domini per poi brevemente commentarlo: «È necessario nel nostro tempo che i fedeli vengano introdotti a scoprire meglio il legame tra Maria di Nazareth e l’ascolto credente della divina Parola. Esorto anche gli studiosi ad approfondire maggiormente il rapporto tra mariologia e teologia della Parola. Da ciò potrà venire grande beneficio sia per la vita spirituale che per gli studi teologici e biblici. Infatti, quanto l’intelligenza della fede ha tematizzato in relazione a Maria si colloca al centro più intimo della verità cristiana. In realtà, l’incarnazione del Verbo non può essere pensata a prescindere dalla libertà di questa giovane donna che con il suo assenso coopera in modo decisivo all’ingresso dell’Eterno nel tempo. Ella è la figura della Chiesa in ascolto della Parola di Dio che in lei si fa carne. Maria è anche simbolo dell’apertura per Dio e per gli altri; ascolto attivo, che interiorizza, assimila, in cui la Parola diviene forma della vita».

Il nesso che Benedetto XVI pone tra mariologia e «teologia della Parola» nel n. 27 dell’esortazione apostolica post-sinodale fa parte della sottosezione intitolata «La risposta dell’uomo al Dio che parla» (nn. 22-28) e che trova la sua icona nell’Alleanza di cui la Chiesa è, insieme, effetto-segno-strumento-sacramento. Il Papa, infatti, nel precedente n. 22 afferma: «Il mistero dell’Alleanza esprime questa relazione tra Dio che chiama con la sua Parola e l’uomo che risponde, nella chiara consapevolezza che non si tratta di un incontro tra due contraenti alla pari; ciò che noi chiamiamo Antica e Nuova Alleanza non è un atto di intesa tra due parti uguali, ma puro dono di Dio. Mediante questo dono del suo amore Egli, superando ogni distanza, ci rende veramente suoi “partner”, così da realizzare il mistero nuziale dell’amore tra Cristo e la Chiesa».

Il Pontefice nella Verbum Domini ribadisce e approfondisce il fondamento mariologico posto dal concilio Vaticano II, vale a dire il mistero di Cristo e della Chiesa, esplicitandone il carattere antropologico-relazionale-nuziale senza che questo voglia dire venir meno alla sua singolarità: se, infatti, la relazionalità umana (di cui la nuzialità è vertice) si esplicita all’insegna dell’uguaglianza e della parità, l’incontro con la Parola non «assimila» Dio all’eguale (ciò sarebbe, infatti, idolatria), ma al contrario riconosce e mantiene la differenza divina, scoprendola (cfr. nn. 23-24) non come superiorità che distrugge la persona ma come «condiscendenza» d’amore che pone dinanzi alla scelta tra la fede (cfr. n. 25) e il peccato (cfr. n. 26). È proprio in questa costituzione — per opera della Parola di Dio — dell’humanum come libertà e responsabilità che emerge dalla scelta e che, di conseguenza, lo «ordina» al mysterium Ecclesiae, in un processo di assoluta gratuità, che la mariologia trova la sua naturale collocazione, sia al livello del dato rivelato (ciò che la Parola consegna, tramanda, trasmette circa la Madre di Gesù), sia a livello di riflessione-appropriazione-testimonianza di esso (ciò che la riflessione teologica propone per una concreta assimilazione dello «spirito evangelico» di Maria).

Il nesso che Benedetto XVI nell’esortazione post-sinodale pone tra la mariologia e la «teologia della Parola» esprime dunque l’imprescindibilità della Parola nella costituzione e nella riflessione dell’humanum in quanto tale, e di Maria di Nazaret in particolare; imprescindibilità che passa storicamente e concretamente attraverso la mediazione della communitas fidei (Israele e la Chiesa), suscitando quindi la questione relativa alle modalità attraverso cui il consenso nuziale al Dio che si rivela dialogando prende forma nella storia (cfr. n. 28). Sempre avendo sullo sfondo l’ordito del magistero del Vaticano II, il Papa ricorda come la Serva del Signore attestata dal Vangelo, modello e archetipo della fede ecclesiale (cfr. n. 28b), e la stessa dogmatica mariana sancita da autorevole magistero ecclesiale abbiano una pertinente funzione «promozionale» nei riguardi della vocazione, della missione e della testimonianza della comunità credente.

Appare interessante e congrua la connessione che il Papa compie fra l’ascolto teologale della Parola e la celebrazione liturgica dei Sacramenti; legame che richiama l’evento del Natus ex Virgine nella storia realizzatosi mediante l’obbedienza verginale e credente della Serva del Signore e la presenza dell’Unitrino e dei suoi santi, in mysterio, realizzate grazie all’anamnesi del Salvatore, all’opera dello Spirito e mediante l’epiclesi e la fede della Chiesa. Grazie all’esegesi biblica e alla teologia biblica con i loro metodi ed ermeneutiche, come anche agli studi mariologici impostati secondo gli orientamenti attuali seguiti a Optatam totius, a Lumen gentium e a Dei Verbum del Vaticano II, la Maria delle Scritture non è più una sconosciuta al Popolo di Dio; non è più un interesse precipuo dei biblisti, dei teologi e dei mariologi. Oggi la Maria del Vangelo è offerta a tutti. La mariologia e l’insegnamento mariologico devono portare i christifideles, ministri ordinati e laici, a sperimentare, nell’ascolto, nello studio e nella celebrazione sacramentale della Parola di Dio l’impegnativa bellezza, potenza ed esemplarità del fiat della fede di Maria che ci coinvolge tutti nella nostra cordiale e martiriale risposta a Colui che ci chiama e ci ama.


La via amoris, uno dei grandi temi del pontificato di Benedetto XVI, nasce dalla fede, dall’accoglienza di Cristo, dono supremo del Padre che lo Spirito quotidianamente elargisce a ogni uomo e donna di buona volontà. La via dell’amore è la via trinitaria per eccellenza ed è la giustificazione assoluta della presenza della Mater Domini nel mistero della Parola eterna e incarnata. Su questa importante scia di pensiero, di insegnamento e di esperienza avviata dal Concilio si è incamminata anche la riflessione teologica, la prassi liturgica e la pastorale riguardante la Madre del Signore. La pietà mariana ecclesiale, normata dalla Parola di Dio, guidata dal magistero dei pastori, stimolata dagli input offerti dagli apporti interdisciplinari della teologia, osservava a tal riguardo il cardinale Joseph Ratzinger, «si manterrà sempre nella tensione tra razionalità teologica e affettività credente. Ciò è nella sua essenza e si tratta quindi di non lasciare atrofizzare nessuno dei due aspetti: non dimenticare nell’affettività il metro obiettivo della ratio, ma anche non soffocare nell’obiettività di una fede in ricerca il cuore che vede spesso più in là del semplice intelletto. Non per niente i Padri hanno preso Matteo 5, 8 come base del loro insegnamento teologico sulla conoscenza. “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”: l’organo del vedere Dio è il cuore purificato. Potrebbe spettare alla devozione mariana operare il risveglio del cuore e la sua purificazione nella fede. Se la disgrazia dell’uomo di oggi è sempre di più quella di cadere o nel puro bios o nella pura razionalità, la devozione a Maria può agire in senso contrario a una simile “decomposizione” dell’umano e aiutare, partendo dal cuore, a ritrovare nel mezzo l’unità» (J. Ratzinger, Considerazioni sulla posizione della mariologia e della devozione mariana nel complesso della fede e della teologia, in J. Ratzinger-H. U. von Balthasar, Maria Chiesa nascente, Paoline, Roma, 1981, p. 27).

Nel deficit educazionale e formativo dei nostri giorni densi di nubi ma anche di luce, le attuali generazioni hanno bisogno di autentici maestri che sanno educare a rivitalizzare il cuore indurito, a purificarlo e risanarlo nella fede e nell’amore nel Dio di Gesù Cristo, troppo spesso avversato da un fanatismo scientifico senza cuore e senza sana ragione. Anche in tale contesto Maria di Nazaret sa essere capace di riportare al Dio dalla Parola di senso e di eternità chi non vuole sopravvivere nelle paludi dell’eterogeneo e multiforme nichilismo contemporaneo.

© L'Osservatore Romano 5 agosto 2011