giovedì 7 ottobre 2010

Il Papa nomina mons. Mauro Piacenza nuovo Prefetto della Congregazione per il Clero

Congratulazioni a S.E. Mons. Mauro Piacenza
Prefetto della Congregazione per il Clero

Maranatha.it


Il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto la rinunzia presentata, per raggiunti limiti d’età, dall’Em.mo Card. Cláudio Hummes all’incarico di Prefetto della Congregazione per il Clero ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico:

S.E. Mons. Mauro Piacenza

Arcivescovo titolare di Vittoriana
finora Segretario dello stesso Dicastero.

Vaticano, 7 ottobre 2010, Memoria della Beata Vergine Maria del Rosario

 


Ecco il nuovo ministro del Papa per riformare il clero
di Paolo Rodari - 8 ottobre 2010

 
Mentre si fanno sempre più insistenti le voci di un imminente concistoro per la creazione di circa venti nuovi cardinali, che Benedetto XVI dovrebbe annunciare dopo i lavori del Sinodo dei vescovi per il medio oriente (10-24 ottobre) e che potrebbe aver luogo in Vaticano il 20 e il 21 novembre prossimi (festa di Cristo Re), arriva dalla Santa Sede la notizia di due nomine importanti volute sempre da Papa Ratzinger per la sua curia romana. Monsignor Mauro Piacenza (Genova, 15 settembre 1944) è il nuovo prefetto della Congregazione per il clero (prende il posto del brasiliano Cláudio Hummes), mentre monsignor Robert Sarah (Ourous, Guinea, 15 giugno 1945) è il nuovo presidente del Pontificio consiglio “Cor Unum” (prende il posto del tedesco Paul Josef Cordes). Entrambi i presuli ricoprivano il ruolo di segretario in due “ministeri chiave” della curia romana: Piacenza sempre al Clero, mentre Sarah a Propaganda Fide.

Sia Piacenza che Sarah sono due personalità che il Papa stima. Da tempo li voleva in incarichi importanti e, nell’imminenza del concistoro, ha operato in tal senso. Due nomine che confermano l’attenzione che il Papa sta dedicando a Roma, alla curia, alla macchina del governo. La promozione di Sarah, tra l’altro, lascia un posto libero a Propaganda dove si pensa Ratzinger possa portare nuove energie per una riforma della Congregazione quantomai necessaria.

Il nome di Piacenza è significativo soprattutto alla luce delle difficoltà nelle quali la chiesa cattolica è dovuta passare negli scorsi mesi a motivo del rimbalzare sui media di tutto il mondo delle notizie relative ai casi di pedofilia tra i preti. Casi di fronte ai quali il Vaticano ha risposto in vario modo. Piacenza ha fatto la sua parte organizzando, tra le altre cose, l’anno sacerdotale che si è concluso lo scorso giugno proprio mentre le accuse contro il Papa e la chiesa erano più furenti. Fu un segnale forte vedere piazza san Pietro piena di sacerdoti che pregavano durante una veglia con Benedetto XVI. E, infatti, è con la nomina di Piacenza che Benedetto XVI aggiunge un tassello fondamentale alla chiara volontà di una profonda riforma di tutto il clero.

Piacenza, dopo un lungo servizio reso a Genova, nella diocesi di origine, in vari settori compreso l’insegnamento, la pastorale e il settore comunicazione, inizia a lavorare nella curia romana nel 1990. Dal 1997 capo ufficio del Clero, nel 2000 ne diviene sotto segretario. Nel 2003 Papa Giovanni Paolo II lo chiama a presiedere la Pontificia commissione per i beni culturali della chiesa, elevandolo alla dignità vescovile, con il titolo di Vittoriana. Riceve l’ordinazione episcopale dal cardinale Tarcisio Bertone, il 15 novembre dello stesso anno. Il 28 agosto 2004 viene nominato presidente anche della Pontificia commissione di archeologia sacra.

Fu soltanto tre anni fa, nel 2007, che il Papa gli chiese di tornare al Clero con l’incarico di supportare il cardinale Hummes col ruolo di segretario della congregazione. Divenuto arcivescovo ha lavorato in stretto contatto col Papa organizzando, appunto, l’anno sacerdotale conclusosi da poco. Chi lo conosce lo descrive come un uomo d’instancabile capacità lavorativa e operativa, che è impossibile incontrare in occasioni mondane, tutto dedito al servizio della Santa Sede. Dal tratto estremamente cordiale e amabile, è fermo sui princìpi ma molto aperto, anche all’utilizzo delle più moderne tecnologie, per l’annuncio del Vangelo. E’ di quelli che non parlano di “affari” durante le celebrazioni papali, ma pregano davvero. Allergico alla demagogia, si esprime con franchezza, evitando l’ecclesiastichese. Come il Papa ha il gusto della musica. Ama la lirica: è infatti autore di un’opera ispirata alle beatitudini applaudita recentemente a Roma al teatro Argentina.
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MONS. PIACENZA:
IL SACERDOTE, NON “FUNZIONARIO DI DIO”, MA “ALTRO CRISTO”

Parla il nuovo prefetto della Congregazione per il Clero

CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 7 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Il profondo rinnovamento spirituale dei sacerdoti è indispensabile per la nuova evangelizzazione, come Papa Benedetto XVI ha segnalato in varie occasioni durante l'Anno Sacerdotale. E' questo il “programma” che ha in mente il nuovo Prefetto della Congregazione per il Clero, monsignor Mauro Piacenza.
Il presule ha concesso questa intervista a ZENIT quando è stata resa nota la sua nomina, dopo la rinuncia del Cardinale Cláudio Hummes per motivi di età.

Monsignor Piacenza, che ha lavorato per molti anni presso la Congregazione per il Clero, riconosce che uno dei suoi compiti sarà quello di migliorare la formazione del clero, anche a causa degli scandali che hanno visto protagonisti alcuni suoi membri negli ultimi mesi.


Eccellenza, il Santo Padre l’ha chiamata all’alta responsabilità di guidare il Dicastero della Curia romana che si occupa dei sacerdoti. Quali sono le ragioni che hanno spinto il Santo Padre a compiere questa scelta?

Monsignor Piacenza: Bisognerebbe chiederlo al Santo Padre! Ciò che io posso immaginare è che un qualche ruolo lo abbia svolto la mia lunga presenza in questo Dicastero, nel quale ho svolto la gran parte del mio servizio alla Curia romana. Colgo l’occasione per rinnovare i profondi ringraziamenti al Sommo Pontefice per la fiducia accordatami ed invocare per me e per tutti i collaboratori della Congregazione la sua paterna benedizione, perché, tutti insieme, possiamo lavorare indefessamente per il vero bene del Clero e della Santa Chiesa, mai premettendo nulla all’Amore di Cristo.

Anche per le note recenti vicende, la Congregazione per il Clero assume oggi un ruolo strategico nel governo di Benedetto XVI?

Monsignor Piacenza: Dei delitti più gravi si occupa la Congregazione per la Dottrina della Fede. È certamente necessario e doveroso, tuttavia, porre in essere tutti quegli strumenti che prevengano ed impediscano l’accadere di simili fatti.

Primo tra tutti la formazione, iniziale e permanente, sulla quale continuamente è necessario vigilare perché non si devono formare dei “funzionari di Dio”, bensì degli “altri Cristi”: un buon pastore, che, vivendo totalmente di Dio e per Dio, offra la vita per il Suo gregge, edificandolo nell’amore autentico.

E quali sono le strade per ottenere questo? Qual è il suo programma, Eccellenza?

Monsignor Piacenza: Non ho altro programma che quello di obbedire a Cristo ed alla Sua Chiesa, la cui volontà si esprime, in maniera del tutto peculiare, in quella del Santo Padre. Egli stesso ci ha richiamato più volte, anche durante l’Anno Sacerdotale, ad una lettura non funzionalista ma ontologica del Ministero ordinato, capace realmente di “portare Dio nel mondo” attraverso il carisma del celibato, la fedeltà evangelica, la carità pastorale. L’Eucaristia, celebrata e adorata, in una tale concezione del Ministero ordinato, non può che avere un ruolo assolutamente centrale: in essa sta il segreto, la fonte di ogni esistenza sacerdotale “riuscita”. Il respiro stesso dell’anima sacerdotale è l’Eucaristia.

Qual è l’identità sacerdotale, allora, che ha in mente il neo-Prefetto?

Monsignor Piacenza: Sempre quella della Chiesa! L’identità sacerdotale non può che essere cristocentrica e perciò eucaristica. Cristocentrica perché, come più volte ricordato dal Santo Padre, nel Sacerdozio ministeriale, “Cristo ci tira dentro di Sé”, coinvolgendosi con noi e coinvolgendoci nella Sua stessa Esistenza. Tale “reale” attrazione accade sacramentalmente, quindi in maniera oggettiva ed insuperabile, nell’Eucaristia, della quale i sacerdoti sono ministri, cioè servi e strumenti efficaci.

Ha accennato poco fa al celibato. Si prevedono novità a proposito di tale legge?

Monsignor Piacenza: Innanzitutto tolga la parola “legge”. La legge è conseguenza di una ben più alta realtà che si coglie solo in chiave cristologica. Il celibato è sempre una novità, nel senso che, anche attraverso di esso, la vita del presbitero è “sempre nuova”, perché sempre donata e, quindi, sempre rinnovata, in una fedeltà che ha in Dio la propria radice e nella fioritura e dilatazione della libertà umana il proprio frutto.

Come pensa di attuare questo programma?

Monsignor Piacenza: Se pensassi di attuarlo io, sarei un temerario! È lo Spirito che guida la Chiesa nell’attuazione dei Suoi programmi. Certamente è necessaria una profonda riscoperta della dimensione verticale della vita e della fede stessa, anche per il Sacerdoti, ricollocando Dio al Suo posto: il primo! L’Ordine, nella vita del discepolo, è garanzia di fecondità apostolica, unito ad un profondo spirito di orazione e ad una intensa vita eucaristica, sia sacramentale sia nel dono totale di sé. Chiedo l’accompagnamento ed il sostegno, per il nuovo compito affidatomi dal Santo padre, a tutti i confratelli Vescovi e Sacerdoti ed a tutte la anima consacrate, sensibili all’essenziale causa della Santificazione del Clero, fondamentale per tutta la grave impresa di nuova evangelizzazione. La Beata Vergine Maria ci accompagni, illumini e protegga. A Lei affido e consacro tutto il mio umile servizio. Grazie!