mercoledì 13 ottobre 2010

QUARTA CONGREGAZIONE GENERALE - Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente


QUARTA CONGREGAZIONE GENERALE

CITTA' DEL VATICANO, 12 OTT. 2010 (VIS). Nel pomeriggio di oggi ha avuto luogo la Quarta Congregazione Generale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Presidente Delegato di turno è stato Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano). Erano presenti 161 Padri Sinodali. Il Papa ha assistito agli interventi liberi al termine della sessione.

Di seguito riportiamo estratti di alcuni interventi:

SUA BEATITUDINE GREGORIOS III LAHAM, B.S., PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI GRECO-MELKITI, ARCIVESCOVO DI DAMASCO DEI GRECO-MELKITI (SIRIA) “La presenza cristiana nel mondo arabo è minacciata dai cicli di guerre che si abbattono su questa regione culla del cristianesimo. La causa principale è il conflitto israelo-palestinese: i movimenti fondamentalisti, il movimento Hamas, Hezbollah sono le conseguenze di questo conflitto come le discordie esterne, la lentezza nello sviluppo, il sorgere dell’odio, la perdita della speranza nei giovani che sono il 60% della popolazione dei paesi arabi. (...) Fra le conseguenze più pericolose del conflitto israelo-palestinese: l’emigrazione che farà della società araba una società di un solo colore, unicamente musulmana di fronte ad una società europea detta cristiana. Se questo accadesse e l’Oriente dovesse svuotarsi dei suoi cristiani, ciò vorrebbe dire che ogni occasione sarebbe propizia per un nuovo scontro delle culture, delle civiltà e anche delle religioni, uno scontro distruttivo fra l’Oriente arabo musulmano e l’Occidente cristiano”.

CARDINALE JOHN PATRICK FOLEY, GRAN MAESTRO DELL’ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME (CITTÀ DEL VATICANO). “Mentre molti, compresa la Santa Sede, hanno suggerito una soluzione a due della crisi israelo-palestinese, più passa il tempo più una tale soluzione diventa difficile, poiché la realizzazione di insediamenti israeliani e di infrastrutture sotto il controllo israeliano a Gerusalemme Est e in altre parti della Cisgiordania rendono sempre più arduo lo sviluppo di uno stato palestinese possibile e integrale. Durante lo storico pellegrinaggio del Santo Padre in Terra Santa dello scorso anno, ho avuto la possibilità di intrattenere brevi conversazioni con leader politici ai massimi livelli in Giordania, Israele e Palestina. Tutti loro hanno parlato del grande contributo alla comprensione reciproca dato dalle scuole cattoliche in quelle aree. Poiché le scuole cattoliche sono aperte a tutti e non solo ai cattolici e agli altri cristiani, vi vengono iscritti molti bambini musulmani e perfino alcuni bambini ebrei. Gli effetti sono evidenti e illuminanti. Si è generato un mutuo rispetto che, speriamo, porterà alla riconciliazione e perfino all’amore reciproco”.

SUA BEATITUDINE FOUAD TWAL, PATRIARCA DI GERUSALEMME DEI LATINI (GERUSALEMME). “La Chiesa Madre di Gerusalemme (...) custodisce per tutta la Chiesa i Luoghi Santi dei patriarchi, dei profeti, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e degli apostoli. (...) La Chiesa Madre di Gerusalemme deve dunque essere oggetto dell’amore, della preghiera e dell’attenzione di tutta la Chiesa, di tutti i vescovi, sacerdoti e fedeli del Popolo di Dio. Essere solidali con la Chiesa di Gerusalemme, vivere la comunione e la testimonianza di cui parla questo Sinodo deriva dai nostri doveri di pastori e dalla collegialità episcopale. Amare la Terra Santa implica la visita dei Luoghi Santi e l’incontro con la comunità locale. Amare la Terra Santa significa anche servirla: non lasciate la vostra Chiesa Madre sola e isolata. Aiutatela con le vostre preghiere, il vostro amore e la vostra solidarietà, evitando che diventi un grande museo a cielo aperto. Tacere per paura dinanzi alla situazione drammatica che conoscete sarebbe un peccato di omissione. D’altro canto, siamo molto riconoscenti alla Santa Sede, ai vescovi, ai sacerdoti e a tutti gli amici della Terra Santa per quanto fanno con generosità al fine di sostenerci spiritualmente e materialmente. (...) La comunità cristiana in Terra Santa (appena il 2% della popolazione) soffre per la violenza e l’instabilità. È una Chiesa del Calvario. Ha la grande responsabilità di perpetuare il messaggio di pace e di riconciliazione. Malgrado le difficoltà che sembrano insormontabili, crediamo in Dio, Signore della storia”.

ARCIVESCOVO BASILE GEORGES CASMOUSSA, DI MOSUL DEI SIRI (IRAQ). “Nei nostri paesi del Medio Oriente siamo delle piccolissime minoranze, già notevolmente devastate dai seguenti fattori: L’emigrazione galoppante, dove i cristiani perdono sempre più fiducia nei propri paesi storici. Le ondate di terrorismo, ispirate da ideologie religiose, intendere islamiche, o totalitarie, che negano il principio stesso della parità, a vantaggio di un negazionismo fondamentale che schiaccia le minoranze, delle quali i cristiani sono l’anello più debole. La preoccupante diminuzione delle nascite tra i cristiani dinanzi a una natalità sempre più alta tra i musulmani. L’ingiusta accusa mossa contro i cristiani di essere delle truppe assoldate o guidate da e per l’Occidente sedicente ‘cristiano’, considerati quindi come un corpo parassita della Nazione. (...) Ciò che accade oggi in Iraq ci ricorda quanto è accaduto in Turchia nella Prima Guerra Mondiale. È allarmante!”.

VESCOVO DIMITRIOS SALACHAS, ESARCA APOSTOLICO PER I CATTOLICI DI RITO BIZANTINO RESIDENTI IN GRECIA (GRECIA). “Il Codice orientale enuncia un principio generale, secondo il quale i fedeli delle Chiese orientali, anche se affidati (commissi) alla cura pastorale di un vescovo o del parroco di un'altra Chiesa ‘sui iuris’, inclusa qui anche la Chiesa latina, rimangono tuttavia sempre ascritti alla propria Chiesa, tenuti ad osservare ovunque nel mondo il proprio rito, inteso come patrimonio liturgico, spirituale e disciplinare proprio. (...) Il supremo legislatore ha dotato la Chiesa cattolica di due normative canoniche, cioè di due Codici, uno per la Chiesa latina e uno per le Chiese orientali, di cui si è celebrato in questi giorni il 20 anniversario della promulgazione. L'emigrazione perciò crea nuove urgenti necessità pastorali che richiedono una, anche se sommaria, conoscenza di questa normativa, cioè che i vescovi orientali conoscano la legislazione latina, e i vescovi latini la legislazione orientale. Il Vaticano II (OE) insegna che, salva restando l'unità della fede e l'unica divina costituzione della Chiesa universale, le Chiese d'oriente e le Chiese d'occidente hanno il diritto e il dovere di reggersi secondo le proprie discipline, più adatte al bene delle anime dei propri fedeli”.

PADRE JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, O.F.M., MINISTRO GENERALE DELL’ORDINE FRANCESCANO DEI FRATI MINORI (ITALIA). “Di fronte al triste spettacolo di tanti conflitti in Terra Santa e contro l'idea così diffusa che le religioni siano alla base di essi, noi cristiani siamo chiamati a mostrare al mondo che le religioni, vissute in autenticità, sono al servizio della comprensione tra diversi, al servizio della pace, e che forgiano cuori riconciliati e riconciliatori. (...) Nel contesto della nuova evangelizzazione vi sono quattro proposte: si elabori un catechismo unico per tutti i cattolici del Medio Oriente; si prendano iniziative concrete per una formazione adeguata alle esigenze della nuova evangelizzazione, e della situazione particolare del Medio Oriente, di tutti gli agenti di pastorale: sacerdoti, religiosi e laici; in continuità con l’Anno Paolino, si celebri un anno giovanneo in tutte le Chiese del Medio Oriente, se possibile con i fratelli delle Chiese non cattoliche; si potenzino gli studi biblici, specialmente attraverso i tre Istituti Biblici già presenti a Gerusalemme: la facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia dei francescani, l'Ecole Biblique dei domenicani, e l'Istituto biblico, dei Gesuiti. Inoltre, mi auguro che, davanti alla costante diminuzione dei Cristiani in Terra Santa, esca da questo Sinodo una parola di conforto per le comunità cristiane e particolarmente cattoliche che vivono in quelle terre. Sia il Sinodo un'occasione propizia per potenziare con forza il dialogo ecumenico ed interreligioso”.