martedì 12 ottobre 2010

No alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni


Intervento della Santa Sede all'Osce

No alla discriminazione
contro i cristiani e i membri di altre religioni

Si sono tenute a Varsavia, dal 30 settembre all'8 ottobre, le sessioni sulla Dimensione Umana della Conferenza di Riesame/2010 dell'Osce (Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), in preparazione del Vertice alla fine dell'anno. Il Reverendo Florian Kolfhaus, Delegato della Santa Sede, ha pronunciato, il 6 ottobre, l'intervento che pubblichiamo nella traduzione italiana.


Presidente,

la Delegazione della Santa Sede apprezza questa opportunità di ripetere l'esortazione della Dichiarazione di Astana "ad affrontare la negazione dei diritti, l'esclusione e l'emarginazione dei cristiani e dei membri di altre religioni nelle nostre società" (cfr. Dichiarazione di Astana, giugno 2010). Al centro di questa esortazione c'è il principio della pari dignità intrinseca di ogni persona, dal quale scaturisce il mandato dell'Osce. Questa Conferenza di Riesame è un'opportunità per analizzare le modalità secondo le quali il mandato è stato realizzato con successo e le sfide che devono ancora essere affrontate. Di certo, l'impegno degli Stati partecipanti a rispettare la legittima autonomia dello Stato e, nello stesso tempo, a riconoscere la dimensione pubblica della libertà religiosa è stato proclamato e, in molti casi, sancito. Infatti, un dialogo sano fra lo Stato e la Chiesa, che non sono rivali, ma collaboratori, può incoraggiare lo sviluppo integrale della persona umana e l'armonia nella società. Questo dialogo è necessario per rispettare i principi di un vero pluralismo e per edificare una democrazia autentica, a livello sia nazionale sia internazionale.


Autonomia dello Stato non significa che la religione debba essere esclusa dalla vita pubblica e relegata alla sfera privata. La cooperazione trasparente e regolare fra autorità civili e gruppi religiosi, nel servizio al bene comune, contribuisce a edificare una comunità autentica, basata sulla partecipazione, piuttosto che sull'esclusione, e sul rispetto, piuttosto che sul disprezzo. In questo contesto, è importante riconoscere la dimensione religiosa della cultura di una nazione quale fattore positivo non solo per la sua identità, ma anche per la coesione e l'integrazione sociali. Infatti, i cristiani sono parte vitale delle società civili europee, ma, purtroppo, a "est e ovest di Vienna" vengono spesso colpiti da atti di discriminazione e di intolleranza. È quello che il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, ha menzionato con chiarezza durante la sua visita recente nel Regno Unito: "Non posso che esprimere la mia preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore" (Discorso di Papa Benedetto XVI alla società britannica, Westminster Hall, 17 settembre 2010).


La mancanza di trasparenza e di coerenza nelle procedure di registrazione, la confisca illegale delle proprietà di comunità e di singoli individui, gli attacchi violenti contro edifici religiosi e gli atti di vandalismo nei cimiteri, sono tutte manifestazioni di pregiudizio e di odio che, in alcuni casi, riflettono direttamente la legislazione e le politiche statali, o, in altri casi, sono il risultato dell'assenza di un'azione di tutela da parte delle autorità statali. Molti di questi attentati contro i cristiani sono stati citati nel Rapporto Annuale dell'Osce/Odihr sui crimini ispirati dall'odio, che denuncia un incremento di questi problemi. Nello stesso modo, le campagne diffamatorie contro i gruppi religiosi minoritari, inclusi attacchi verbali e minacce contro missionari ed evangelizzatori cristiani nonché attacchi simili perfino contro gruppi religiosi maggioritari nel contesto di società sempre più secolarizzate, sono causa di allarme e fanno nascere un'esigenza di protezione contro l'intolleranza e la discriminazione.


Fra queste preoccupazioni, la Delegazione della Santa Sede non può non menzionare l'emergere di una nuova censura "ipersecolarista" e del suo tentativo di allontanare dalla vita pubblica anche argomenti morali di natura religiosa come violazione di norme basilari della civiltà democratica. In Europa, lo hanno testimoniato, per esempio, i casi di istituzioni e predicatori cristiani perseguiti per la loro opposizione verbale e non violenta a stili di vita considerati peccaminosi e contrari alla dottrina cristiana. Nello stesso tempo, i genitori sono stati anche multati per non aver permesso ai propri figli di frequentare corsi di cosiddetta "educazione anti-discriminazione", che essi percepiscono come un indottrinamento a favore di stili di vita che disapprovano (cfr. Massimo Introvigne, Key note speech all'Incontro di Alto Livello dell'Osce su Tolleranza e Non-Discriminazione, Astana, giugno 2010). Questi casi rivelano una minaccia grave alla libertà religiosa, per non dire alla libertà di espressione.

Episodi di intolleranza, discriminazione e violenza colpiscono fin troppo spesso i cristiani nella regione dell'Osce. Ciononostante, durante l'incontro di Alto Livello dell'Osce su Tolleranza e non Discriminazione svoltosi ad Astana lo scorso giugno, la Santa Sede ha denunciato con veemenza, in due dichiarazioni separate, anche l'antisemitismo e gli atti di violenza contro i musulmani. Quando si verificano questi episodi, è importante affrontarli nel più ampio contesto di intolleranza e di limitazione del diritto alla libertà religiosa, che purtroppo continuano a esistere. Come indica con chiarezza l'agenda di questo incontro, è la "dimensione trascendente dell'essere umano" che bisogna riconoscere e proteggere. La legislazione che non rispetta questa importante dimensione umana scatena intolleranza sociale verso le comunità religiose e influenza il dibattito pubblico. Ne conseguono discriminazione di singoli individui nei luoghi di lavoro e nei servizi pubblici, disturbo del culto o suo divieto, a volte anche in abitazioni private, l'obbligo di agire contro la propria coscienza in questioni etiche come l'interruzione di gravidanza o l'eutanasia, e, in generale, il mancato apprezzamento del ruolo legittimo della religione nelle nostre società. In questo contesto, è importante ricordare che la religione "per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione" (Papa Benedetto XVI, Discorso alla società britannica, Westminster Hall, 17 settembre 2010).


Presidente, questi episodi di odio, intolleranza e discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni minacciano la pace, la sicurezza e la coesione sociale nella regione dell'Osce. Quindi, la nostra Organizzazione e i suoi Stati partecipanti hanno il dovere non solo di combattere gli atti criminosi di vandalismo e violenza, ma anche di promuovere il rispetto e la comprensione. Questo compito non spetta soltanto ai Governi, ma richiede la buona volontà e l'impegno solerte di tutti. A questo proposito, la Santa Sede osserva con apprezzamento gli importanti seminari organizzati dall'Osce/Odihr su tale questione, inclusa la tavola rotonda sul tema Intolleranza e Discriminazione contro i Cristiani, svoltasi a Vienna nel marzo del 2009. Queste iniziative, che dovrebbero essere organizzate con regolarità, sono eventi positivi e promettenti, perché mostrano la possibilità di un dialogo costruttivo per una comprensione e un rispetto mutui.

(©L'Osservatore Romano - 11-12 ottobre 2010)