giovedì 11 novembre 2010

Presentazione dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domi - Intervento di Mons. Fortunato Frezza


Conferenza Stampa di Presentazione dell’
Esortazione Apostolica Postsinodale di


Sua Santità Benedetto XVI
Verbum Domini

INTERVENTO DEL REV.MO FORTUNATO FREZZA

Se è vero che «considerando la Chiesa come "casa della Parola", si deve innanzitutto porre attenzione alla sacra liturgia. È questo infatti l’ambito privilegiato in cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita, parla oggi al suo popolo, il quale ascolta e risponde» (VD, 52), appare del tutto coerente che nell’Esortazione Apostolica Postsinodale di Sua Santità Benedetto XVI Verbum Domini, successiva alla XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, quella dichiarazione si trovi nel cuore stesso del documento, al suo centro fisico e programmatico.

Delle tre parti che compongono il testo pontificio, la seconda, «Verbum in Ecclesia», dopo i due titoli generali d’esordio, La Chiesa accoglie la Parola, Contemporaneità di Cristo nella Chiesa, mette immediatamente a tema l’argomento centrale: «Liturgia, luogo privilegiato della parola di Dio», esattamente alle pagine mediane del volume. Il significato simbolico di questa collocazione tipografica procura un supplemento d’attenzione alle parole, citate nella Verbum Domini, della costituzione sulla sacra Liturgia del Concilio Vaticano II: «Nella celebrazione liturgica la Sacra Scrittura ha una importanza estrema. Da essa infatti si attingono le letture […]; da essa infine prendono significato le azioni e i simboli liturgici» (SC 24). «Pertanto occorre comprendere e vivere il valore essenziale dell’azione liturgica per la comprensione della Parola di Dio» (VD 52). E questa non sembri una semplice raccomandazione contenuta nel documento, perché essa si presenta come una vera e propria dichiarazione programmatica, come un principio primo che governa non solo la comprensione come esclusiva attività intellettiva, ma soprattutto il "comprendere e vivere" la liturgia in vista della comprensione della Parola di Dio. Questo avviene perché Liturgia e Parola di Dio si compenetrano in stringente reciprocità: la Parola di Dio divinizza l’azione liturgica, la Liturgia è luogo privilegiato per la comprensione della Parola di Dio, comprensione che si qualifica secondo il dinamismo paolino del conoscere per essere conosciuto (cfr. 1Cor 13, 12) e del conoscere per operare nella vita secondo lo spirito (cfr. Fil 3, 8; Ef 3, 16-20).

Questa sezione centrale, che riguarda appunto la Parola di Dio annunciata nella Liturgia, sotto il titolo generale VERBUM IN ECCLESIA con il successivo sottotitolo LITURGIA LUOGO PRIVILEGIATO DELLA PAROLA DI DIO contiene in una serie di ben diciannove voci, nei numeri da 52 a 71, uno specifico inserto sull’articolazione della professione della Parola di Dio nei diversi momenti liturgici:

1. La Parola di Dio nella sacra Liturgia
2. Sacra Scrittura e sacramenti
3. Parola di Dio ed Eucaristia
4. La sacramentalità della Parola
5 La sacra Scrittura e il Lezionario
6. Proclamazione della Parola e ministero del lettorato
7. L’importanza dell’omelia
8. Opportunità di un Direttorio omiletico
9. Parola di Dio, Riconciliazione e Unzione degli infermi
10. Parola di Dio e Liturgia delle Ore
11. Parola di Dio e Benedizionale
12. Suggerimenti e proposte concrete per l’animazione liturgica
13. a) Celebrazioni della Parola di Dio
14. b) La Parola e il silenzio
15. c) Proclamazione solenne della Parola di Dio
16. d) La Parola di Dio nel tempio cristiano
17. e) Esclusività dei testi biblici nella liturgia
18. f) Canto liturgico biblicamente ispirato
19. g) Particolare attenzione ai non vedenti/udenti

Così, alle affermazioni dottrinali circa il rapporto originario tra Parola di Dio e Liturgia del n. 52, tra Parola di Dio e Sacramenti del n. 53, segue la spiegazione dei diversi modi in cui in alcuni sacramenti la Parola di Dio è proclamata.

Poiché la liturgia costituisce per la fede l’orizzonte ermeneutico della Parola di Dio, significa che anche nei singoli atti liturgici, come sono i sacramenti, l’annuncio biblico rivela la sua verità sia nella proclamazione liturgica sia negli effetti del sacramento celebrato. In questo modo si raggiunge quella comprensione totale della mente e della vita che connota l’esistenza cristiana.

La liturgia della Parola è un elemento essenziale nella celebrazione di ciascun sacramento della Chiesa e nella relazione tra parola e gesto sacramentale si mostra in forma liturgica l’agire proprio di Dio nella storia mediante quello che viene chiamato il carattere performativo della Parola stessa, che realizza ciò che dice (VD 53).

La parte che il documento riserva alla celebrazione eucaristica è preponderante e si svolge su sette numeri, da 54 a 60, toccando argomenti dottrinali costitutivi, quali Parola di Dio ed Eucaristia (nn. 54-55), Sacramentalità della Parola (n. 56), e proponendo applicazioni concrete in riferimento a lezionario (n. 57), ministero del lettorato (n. 58) , omelia (nn. 59-60).

Inoltre, se al centro della relazione tra Parola di Dio e sacramenti sta indubbiamente l’Eucaristia, tuttavia è bene sottolineare l’importanza della sacra Scrittura anche negli altri sacramenti, in particolare quelli di guarigione: ossia il sacramento della riconciliazione, o confessione, e il sacramento dell’unzione degli infermi. Nella celebrazione di quest’ultimo agisce la forza sanante della Parola di Dio. La Sacra Scrittura narra intensi momenti di conforto, sostegno e guarigione vissuti da Gesù a favore dei sofferenti, dimostrazione di come Egli si sia caricato della sofferenza umana, dando così senso al dolore e al morire (VD 61).

Nella vita di preghiera della Chiesa la Liturgia delle Ore occupa il posto dovuto alla stessa opera di Dio per eccellenza, nella quale lo Spirito del Signore risorto suggerisce ai fedeli parole e gesti di lode, supplica, adorazione, rendimento di grazie, nell’ascolto della Parola di Dio che viene proclamata, ascoltata, trasformata in preghiera dall’intera comunità della Chiesa. Nella liturgia delle Ore, come preghiera quotidiana pubblica della Chiesa, si mostra l’ideale cristiano di santificazione della giornata scandita dalle diverse ore. È giusto, pertanto, che si diffonda maggiormente nel popolo di Dio questo tipo di preghiera, specialmente la recita delle Lodi e dei Vesperi. Tale incremento non potrà che aumentare tra i fedeli la familiarità con la Parola di Dio (VD 62).

Dal libro biblico l’attenzione si sposta ai libri liturgici che ne raccolgono e proclamano il messaggio nei diversi atti e momenti. In questa prospettiva, il Lezionario assume una propria evidenza per la dignità che riveste come deposito fisico della Parola di Dio; esso favorisce la comprensione dell’unità del piano divino, mediante la correlazione tra le letture dell’Antico e del Nuovo Testamento (VD 57). Alle letture del Legionario segue l’omelia come «attualizzazione del messaggio scritturistico, in modo tale che i fedeli siano indotti a scoprire la presenza e l’efficacia della Parola di Dio nell’oggi della propria vita». Essa è parte dell’azione liturgica; ha il compito di favorire una più piena comprensione ed efficacia della Parola di Dio nella vita dei fedeli; deve condurre alla comprensione del mistero che si celebra, invitare alla missione e alla comunione (VD 59).

Si dà poi rilievo anche al Benedizionale, nel quale appare evidente il vincolo tra benedizione e Parola di Dio. Infatti, il gesto della benedizione non è da isolare, ma da collegare alla vita liturgica del popolo di Dio. In questo senso la benedizione, come vero segno sacro, attinge senso ed efficacia dalla proclamazione della Parola di Dio (VD 63).

L’Esortazione, nella parte finale della sezione dedicata alla liturgia come luogo privilegiato della Parola di Dio, propone diversi suggerimenti e proposte concrete per l’animazione liturgica con raccomandazioni pratiche atte a favorire nel popolo di Dio una sempre maggiore familiarità con la Parola di Dio nell’ambito delle azioni liturgiche. A questo scopo il centro di attenzione si sposta sulle Celebrazioni della Parola di Dio distinte e diverse dagli atti liturgici veri e propri. Esse assumono particolare importanza in preparazione alla celebrazione eucaristica domenicale, sono significative soprattutto nei tempi liturgici di Avvento e Natale, Quaresima e Pasqua, si raccomandano in quelle comunità in cui, a causa della scarsità di sacerdoti, non è possibile celebrare il sacrificio eucaristico nei giorni di precetto festivo, come anche in occasione di pellegrinaggi, feste particolari, missioni al popolo, ritiri spirituali e giorni speciali di penitenza, riparazione e perdono.

Un particolare modo di onorare la Parola è il silenzio che segue la proclamazione di essa, in quanto permette la migliore attitudine per un profondo ascolto del cuore. Al conseguimento di tale scopo è necessaria un’azione educativa specifica, poiché raccoglimento e quiete interiore sono minacciati dal genere di vita concitata e dispersiva della società odierna (VD 66).

Un’attenzione ulteriore è dedicata ai luoghi: il tempio, l’ambone, l’altare, e agli stessi strumenti di diffusione acustica delle letture bibliche, per rendere accessibile l’ascolto anche a persone le cui condizioni di salute riducono la partecipazione attiva alla liturgia, come sono, ad esempio, i non vedenti e i non udenti (VD 68).

Nel grande atto di venerazione della Parola di Dio, all’interno della celebrazione liturgica, il canto occupa un posto privilegiato come elemento di bellezza che accompagna l’atto liturgico. L’ispirazione biblica dei canti favorisce la percezione unitaria della liturgia, che si alimenta della Parola di Dio dall’inizio e nello svolgimento delle diverse parti celebrative. Il canto e tutti gli altri elementi dell’arte cristiana mostrano sensibilmente l’Invisibile e l’Inudibile mistero di Dio (VD 70-71).

Un’ultima annotazione. La Verbum Domini manifesta una evidente relazione con la Dei Verbum, costituzione del Concilio Vaticano II sulla divina Rivelazione, che risulta essere ambito e matrice di pensiero e di continuità feconda per gli sviluppi propri del documento attuale. In esso risalta inoltre la caratteristica di un linguaggio piano, persuasivo che esprime adeguatamente la sua stessa natura esortativa. Infine esso rivela un’attenzione costante ad atti concreti ed esecutivi della testimonianza di ascolto e accoglienza che la Chiesa rende nel tempo alla eterna Parola del Signore.

(©L'Osservatore Romano - 12 novembre 2010)