giovedì 25 novembre 2010

Il rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre: Per la libertà religiosa di tutte le minoranze


Presentato il rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre
mentre la Lega araba lancia un appello a difesa dei cristiani

Per la libertà religiosa
di tutte le minoranze


Roma, 25. Il tema della libertà religiosa è quantomai all'ordine del giorno. Il rapporto annuale presentato il 17 novembre dal Dipartimento di Stato statunitense ha messo in evidenza che la pienezza di tale diritto resta ancora solo sulla carta in molti Paesi, dove soprattutto la comunità cristiana è oggetto di violenze e discriminazioni, mentre in altre nazioni, specialmente europee, recenti "severe misure" tendono a limitare l'espressione della fede dei musulmani. L'attentato del 31 ottobre scorso compiuto da un gruppo di Al Qaeda contro la cattedrale siro-cattolica di Baghdad, che ha provocato la morte, fra gli altri, di due sacerdoti e quarantaquattro fedeli, così come la vicenda di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte in Pakistan per presunta blasfemia, hanno avuto il potere di scuotere finalmente le coscienze su un problema, quello del mancato rispetto della libertà religiosa, che riguarda tutti e che deve rappresentare un caposaldo delle società che si definiscono democratiche.

Proprio ieri, a Vienna, in occasione dell'apertura del Forum dei giovani dirigenti arabi ed europei, il segretario generale della Lega araba, l'ex ministro degli Esteri egiziano Amr Moussa, ha chiesto "la fine immediata delle discriminazioni" nei confronti dei cristiani nei Paesi arabi, così come dei musulmani in Europa. "Qualsiasi discriminazione in ragione di una fede religiosa deve essere condannata", ha detto Moussa, deplorando il fatto che "esistono sempre dei malintesi che sono sfruttati dagli estremisti delle due parti". Dal canto suo, il ministro degli Esteri austriaco, Michael Spindelegger, pur ammettendo "molti errori" nel processo di integrazione dei musulmani in Europa, ha espresso la preoccupazione dell'Austria e dell'Unione europea di fronte agli attacchi dei cristiani nel mondo arabo: "L'estremismo e le tendenze populiste che si sono sviluppate devono essere combattute", ha detto Spindelegger.
Il Forum che si sta svolgendo a Vienna, il primo nel suo genere, riunisce una cinquantina di giovani responsabili provenienti da nazioni dell'Unione europea, dalla Turchia e da Paesi membri della Lega araba. Ha per obiettivo la costituzione di una "piattaforma" per i futuri dirigenti arabi ed europei in vista di una migliore comprensione reciproca e dello sviluppo di progetti comuni nei campi della politica, dell'economia e della solidarietà civile.


Sempre ieri, a Roma, il direttore generale per la promozione e la cooperazione culturale del ministero degli Affari esteri, Francesco Maria Greco, ha ribadito che l'Italia promuoverà "una risoluzione in sede Onu in materia di libertà religiosa". Intervenendo a nome del Governo italiano alla presentazione del Rapporto 2010 dell'opera di diritto pontificio "Aiuto alla Chiesa che Soffre" (Acs) sulla libertà religiosa nel mondo, il diplomatico ha descritto l'impegno del Paese in difesa delle minoranze cristiane e ha spiegato gli intenti che hanno promosso l'istituzione di una task force europea sulla libertà di religione e di culto. Impegni ribaditi in un messaggio inviato dal ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, ai partecipanti alla presentazione del dossier: "La libertà religiosa - ricorda Frattini - è uno dei cardini della nostra civiltà" e "violarla significa non solo negare un diritto fondamentale, ma negare l'essenza più profonda dell'uomo". Il ministro sottolinea che il problema tocca molte confessioni religiose, anche se "negli ultimi tempi le minoranze cristiane sono state colpite in modo particolare".

Nel Rapporto 2010 di "Aiuto alla Chiesa che Soffre" si sottolinea che a circa il 70 per cento della popolazione del mondo è negata, o fortemente limitata, la libertà di fede. Il documento ha analizzato in centonovantaquattro Paesi, tra il gennaio 2009 e l'aprile 2010, la situazione della libertà di culto, a prescindere dalla religione coinvolta. Dal dossier scaturisce l'invito a battersi per tutte le minoranze, per la libertà religiosa in quanto diritto umano, perché "ognuno ha il diritto di esercitare la propria libertà di coscienza". Cinque miliardi di persone vedono la propria libertà religiosa vietata, limitata, interdetta. Il rapporto, come ha spiegato monsignor Sante Babolin, presidente del segretariato italiano di "Aiuto alla Chiesa che Soffre", vuole dimostrare la precaria situazione mondiale della libertà religiosa, che è "il midollo stesso di tutte le libertà".

I dati contenuti nel testo, ha aggiunto Peter Sefton-Williams, curatore del dossier e direttore del servizio informazione del segretariato internazionale di Acs, "sono fondati su moltissime fonti, da quelle sul territorio, innanzitutto missionari e vescovi, alle informazioni pubblicate dalla stampa, in altri rapporti o nella ricerca scientifica".

Tra le nazioni dove si registrano gravi violazioni della libertà religiosa figurano l'India, la Cina, il Pakistan, la Corea del Nord, l'Iraq, l'Iran, l'Arabia Saudita, lo Yemen, l'Egitto. In generale - si legge in una nota di Acs - nella fascia dei Paesi a maggioranza islamica si presentano i problemi causati dalla coincidenza della religione con la politica, sia nella legislazione, sia nella mentalità diffusa tra gli abitanti. La conseguenza è che "il cittadino con pieni diritti è soltanto quello che professa anche la religione dominante, mentre le minoranze religiose sono nel migliore dei casi tollerate oppure viste come un pericolo per la stabilità sociale".

Alla conferenza stampa di presentazione ha partecipato anche René Guitton, filosofo e scrittore francese, autore di Cristianofobia, che ha evidenziato l'equiparazione che spesso gli estremisti fanno tra cristiani e Occidente, anche a causa della storia passata e recente, del colonialismo e di alcune effettive questioni in ambito economico. "Il silenzio dei cristiani occidentali sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo - ha osservato - è spesso il risultato di questo senso di colpa. Non ci dobbiamo colpevolizzare ma dobbiamo anche evitare di ricreare una nuova crociata". Guitton ha denunciato in particolare la situazione "gravissima" dei cristiani in Iraq: una situazione - ha spiegato - che è il risultato di un amalgama che "vuole confondere e incrociare le ideologie, allo scopo di sradicare i cristiani dalla loro terra".

(©L'Osservatore Romano - 26 novembre 2010)