sabato 6 novembre 2010

Viaggio Apostolico in Spagna - Alla sorgente del fiume di spiritualità che ha reso fertile l'Europa cristiana


All'arrivo in Galizia l'incontro con il principe ereditario e la preghiera
sulla tomba dell'apostolo Giacomo

Alla sorgente del fiume di spiritualità
che ha reso fertile l'Europa cristiana

di Mario Ponzi

Benedetto XVI vive a Santiago de Compostela un'emozione che ha radici antiche. Nella città di san Giacomo, ai piedi della "Collina della Gioia", il monte Gozo, nel cuore della Galizia, ha pregato alla sorgente di quel fiume di spiritualità che ha reso fertile l'anima cristiana dell'Europa.
Una fonte alla quale da decenni giungono schiere di fedeli, seguendo un cammino divenuto patrimonio storico dell'umanità. Essere a Santiago de Compostela per il Papa significa però anche vivere uno di quei ricordi che, come spesso gli accade, lo rimandano alla sua gioventù. Con suo fratello, monsignor Georg Ratzinger, aveva più volte progettato di percorrere insieme il cammino di Santiago: un progetto mai giunto a compimento per motivi diversi.

Indubbiamente c'era anche questo nella soddisfazione mostrata dal Papa mentre serrava le braccia attorno al busto della grande statua di san Giacomo. Un gesto usuale per ogni pellegrino che viene a Santiago. Come usuale è nella cripta compostelana il riecheggiare della preghiera della Chiesa universale, modulata sulle rime di quella elevata in questo stesso luogo il 7 novembre 1982 da Giovanni Paolo ii: "Veniamo qui come pellegrini di tutti i cammini del mondo. Ora vieni con noi all'incontro di tutti i popoli. Europa ritrova te stessa". Ed è forse proprio in questa preghiera il significato più profondo delle poco meno di otto ore che il Papa trascorre in terra galiziana.


È un viaggio eminentemente pastorale quello iniziato sabato mattina 6 novembre, da Benedetto XVI. Oltre Santiago de Compostela - dove con la sua presenza il Papa ha inteso onorare la ricorrenza del giubileo giacobeo celebrato il 25 luglio scorso - c'è Barcellona, pronta a vivere una cerimonia attesa da decenni, la consacrazione del simbolo cattolico della Catalogna, la Sagrada Familia. Il protocollo stesso della visita è stato concepito in modo snello. Accompagnano Benedetto XVI, oltre al segretario di Stato Tarcisio Bertone, i cardinali spagnoli di curia Cañizares Llovera, Martínez Somalo e Herranz Casado; il sostituto, arcivescovo Filoni; i monsignori Gänswein, segretario particolare, Xuereb, della segreteria particolare; Chica Arellano, officiale della segreteria di Stato; Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche, con i cerimonieri Krajewski e Karcher; il gesuita Federico Lombardi, il medico personale del Pontefice Polisca; l'organizzatore dei viaggi papali Gasbarri e il direttore del nostro giornale.

All'aeroporto internazionale di Lavacolla - dove il velivolo con a bordo il Papa è atterrato attorno alle 11.20 di sabato - Benedetto XVI è stato accolto dal principe delle Asturie Felipe, con la consorte. Già dalle prime parole, pronunciate all'aeroscalo, il Papa ha lasciato intuire il senso del suo pellegrinare fino a questo luogo, un tempo ritenuto finis terrae. Parla alla Spagna e all'Europa. Le invita a edificare il presente e a progettare il futuro "a partire dalla verità autentica dell'uomo, dalla libertà che rispetta questa verità e mai la ferisce". Il Papa ribadisce così lo stretto rapporto tra verità e libertà, da lui stesso più volte sottolineato a cominciare dalle pagine della Caritas in veritate, per ripetere che la Chiesa abbraccia entrambe "per servire con tutte le sue forze l'uomo e la sua dignità".


Un concetto che il Pontefice ha ripetuto più tardi nella cattedrale di Santiago, dove è giunto dopo aver percorso undici chilometri in papamobile, accompagnato dall'arcivescovo Barrio Barrio, dal nunzio apostolico in Spagna, arcivescovo Fratini, e dal presidente della Conferenza episcopale spagnola, il cardinale Rouco Varela. Lungo il percorso sino a Piazza dell'Immacolata - il luogo del primo appuntamento con la città - la popolazione di Santiago e di buona parte della Galizia si è stretta in massa attorno a lui. Non si è presentata come una folla anonima. Ogni tratto dell'itinerario era caratterizzato da una presenza ben identificata: ai parrocchiani della vicaria di Santiago, come annunciava il primo striscione visibile appena fuori dall'aeroscalo, all'imbocco della carretera 634, l'onore di inaugurare il clima festante. Più avanti, nella zona della casa per anziani "Asilo di san Marco", i parrocchiani delle vicarie di Coruña e di Pontevedra. Nei pressi di Porta Europa si è udito il suono delle gaitas, le famose cornamuse celtiche, suonate da un complesso che indossava i caratteristici costumi neri. Nei pressi di un grande prato avevano sistemato cannoni di quelli usati per sparare la neve: lanciavano coriandoli bianchi. Oltre la porta c'erano i parrocchiani di San Lazaro, di Fotiña, di Os Tilos, e poi studenti di collegi, di scuole cattoliche e pubbliche: è stato proclamato un giorno di festa per consentire a tutti di vedere il Papa. E ancora, in località as Cancelas davanti alla parrocchia di San Gaetano, i rappresentanti di tutte le altre parrocchie del centro storico cittadino. Gremite anche piazza dell'Immacolata e le vie adiacenti. Tanto che la papamobile ha dovuto fare un giro completo attorno al complesso arcivescovile perché tutti potessero vedere Benedetto XVI.

La ricorrenza giubilare gli ha consentito di entrare in cattedrale attraverso la porta santa. All'interno lo attendevano, oltre ai membri del capitolo, una folta rappresentanza dell'arcidiocesi, composta da bambini che si stanno preparando a ricevere la prima comunione, insieme con i loro catechisti, alcuni ospiti dell'asilo per anziani "San Marco", altri del Cottolengo di Santiago, un gruppo di malati e infine i rappresentanti del consiglio pastorale dell'arcidiocesi. Prima di raggiungerli, il Papa ha compiuto l'ultimo tratto del "cammino", con la cappa del pellegrino sulle spalle. È stato un momento intenso. Come suggestivo è stato il rito del "botafumeiro" con il quale si è conclusa la visita alla cattedrale compostelana.

Si tratta di un'usanza che si rinnova durante le celebrazioni solenni: un gigantesco turibolo è appeso al soffitto con delle corde. Riempito di incenso e acceso, viene fatto oscillare lungo l'asse della navata centrale da alcuni addetti. È uno spettacolo che ha visibilmente impressionato anche il Papa.

(©L'Osservatore Romano - 7 novembre 2010)