sabato 15 gennaio 2011

Benedetto XVI agli Amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma (14 gennaio 2011)


DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AGLI AMMINISTRATORI DELLA REGIONE LAZIO,
DEL COMUNE E DELLA PROVINCIA DI ROMA

Sala Clementina
Venerdì, 14 gennaio 2011


Illustri Signori e Signore!

Seguendo una felice consuetudine, anche quest’anno ho la gradita occasione di incontrare i rappresentanti delle Istituzioni della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma. Ringrazio l’On. Renata Polverini, Presidente della Giunta Regionale del Lazio, l’On. Giovanni Alemanno, Sindaco di Roma, e l’On. Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma, per le cortesi parole che mi hanno rivolto a nome di tutti. Ricambio i cordiali voti augurali per il nuovo anno a voi, ai cittadini di Roma e della Provincia e agli abitanti del Lazio, ai quali mi sento particolarmente legato come Vescovo di questa Città, Successore di Pietro.

La singolare vocazione di Roma, centro del cattolicesimo e capitale dello Stato italiano, richiede alla nostra città di essere un esempio di feconda e proficua collaborazione fra le Istituzioni pubbliche e la Comunità ecclesiale. Tale collaborazione, nel rispetto delle reciproche competenze, è oggi particolarmente urgente per le nuove sfide che si affacciano all’orizzonte. La Chiesa, in particolare mediante l’opera dei fedeli laici e delle associazioni di ispirazione cattolica, desidera continuare ad offrire il proprio contributo per la promozione del bene comune e di un progresso autenticamente umano.

Cellula originaria della società è la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. E’ nella famiglia che i figli apprendono i valori umani e cristiani che consentono una convivenza costruttiva e pacifica. È nella famiglia che si imparano la solidarietà fra le generazioni, il rispetto delle regole, il perdono e l’accoglienza dell’altro. È nella propria casa che i giovani, sperimentando l’affetto dei genitori, scoprono che cosa sia l’amore e imparano ad amare. La famiglia, dunque, deve essere sostenuta da politiche organiche che non si limitino a proporre soluzioni ai problemi contingenti, ma abbiano come scopo il suo consolidamento e sviluppo e siano accompagnate da un’adeguata opera educativa. Talvolta, purtroppo, accadono gravi fatti di violenza, e vengono amplificati alcuni aspetti di crisi della famiglia, causati dai rapidi cambiamenti sociali e culturali. Anche l’approvare forme di unione che snaturano l’essenza e il fine della famiglia, finisce per penalizzare quanti, non senza fatica, si impegnano a vivere legami affettivi stabili, giuridicamente garantiti e pubblicamente riconosciuti. In questa prospettiva, la Chiesa guarda con favore a tutte quelle iniziative che mirano ad educare i giovani a vivere l’amore nella logica del dono di sé, con una visione alta e oblativa della sessualità. Serve a tale scopo una convergenza educativa fra le diverse componenti della società, perché l’amore umano non sia ridotto ad oggetto da consumare, ma possa essere percepito e vissuto come esperienza fondamentale che dà senso e finalità all’esistenza.

Il reciproco donarsi dei coniugi porta con sé l’apertura alla generazione: il desiderio della paternità e della maternità è infatti iscritto nel cuore dell’uomo. Tante coppie desidererebbero accogliere il dono di nuovi figli, ma sono spinte ad attendere. Per questo è necessario sostenere concretamente la maternità, come pure garantire alle donne che svolgono una professione la possibilità di conciliare famiglia e lavoro. Troppe volte, infatti, esse sono poste nella necessità di scegliere tra i due. Lo sviluppo di adeguate politiche di aiuto, come pure di strutture destinate all’infanzia, quali gli asili-nido, anche quelli gestiti da famiglie, può aiutare a far sì che il figlio non sia visto come un problema, ma come un dono e una gioia grande. Inoltre, poiché “l’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo” (Caritas in veritate, 28), l’elevato numero di aborti che vengono praticati nella nostra Regione non può lasciare indifferenti. La comunità cristiana, attraverso numerose “Case famiglia”, i “Centri di Aiuto alla Vita” e altre analoghe iniziative, è impegnata ad accompagnare e dare sostegno alle donne che si trovano in difficoltà nell’accogliere una nuova vita. Le pubbliche Istituzioni sappiano offrire il loro sostegno affinché i Consultori familiari siano in condizione di aiutare le donne a superare le cause che possono indurre ad interrompere la gravidanza. A questo proposito, esprimo il mio apprezzamento per la legge vigente nella Regione Lazio che prevede il cosiddetto “quoziente familiare” e considera il figlio concepito quale componente della famiglia, ed auspico che tale normativa trovi piena attuazione. Sono lieto che la città di Roma abbia già avviato il suo impegno in tale direzione.

Sull’altro versante della vita, l’invecchiamento della popolazione pone nuovi problemi. Gli anziani sono una grande ricchezza per la società. Le loro conoscenze, la loro esperienza e la loro saggezza sono un patrimonio per i giovani, che hanno bisogno di maestri di vita. Se molti anziani possono contare sul sostegno e la vicinanza della propria famiglia, cresce il numero di quelli che sono soli e che hanno bisogno di assistenza medico-sanitaria. La Chiesa, anche nella nostra Regione, è sempre stata vicina a coloro che si trovano in condizioni fragili a motivo dell’età o della salute precaria. Mentre mi rallegro per la sinergia esistente con le grandi realtà sanitarie cattoliche - come, ad esempio, nel campo dell’infanzia, tra l’Ospedale “Bambin Gesù” e le Istituzioni pubbliche - auspico che tali strutture possano continuare a collaborare con gli Enti locali per assicurare il loro servizio a quanti ad esse si rivolgono, rinnovo l’invito a promuovere una cultura che rispetti la vita fino al suo termine naturale, nella consapevolezza che “la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente” (Enc. Spe salvi, 38).

In questi ultimi tempi, la serenità delle nostre famiglie è minacciata dalla grave e persistente crisi economica, e molte famiglie non riescono più a garantire un sufficiente tenore di vita ai propri figli. Le nostre parrocchie, attraverso la Caritas, si prodigano per venire in aiuto di questi nuclei familiari alleviando, per quanto possibile, i disagi e facendo fronte alle esigenze primarie. Confido che possano essere adottati adeguati provvedimenti, volti a sostenere le famiglie a basso reddito, particolarmente quelle numerose, troppo spesso penalizzate. A ciò si aggiunge un problema ogni giorno più drammatico. Mi riferisco alla grave questione del lavoro. I giovani, in particolare, che dopo anni di preparazione non vedono sbocchi lavorativi e possibilità di inserimento sociale e di progettazione del futuro, si sentono spesso delusi e sono tentati di rifiutare la stessa società. Il prolungarsi di simili situazioni causa tensioni sociali, che vengono sfruttate dalle organizzazioni criminali per proporre attività illecite. È dunque urgente che, pur nel difficile momento, si faccia ogni sforzo per promuovere politiche occupazionali, che possano garantire un lavoro e un sostentamento dignitoso, condizione indispensabile per dare vita a nuove famiglie.

Gentili Autorità, sono molteplici i problemi che richiedono una soluzione. Il vostro impegno di Amministratori, che si sforzano di collaborare insieme per il bene della comunità, sappia sempre considerare l’uomo come un fine, perché egli possa vivere in maniera autenticamente umana. Come Vescovo di questa città vorrei, pertanto, invitarvi a trovare nella Parola di Dio la fonte di ispirazione per la vostra azione politica e sociale, nella “ricerca del vero bene di tutti, nel rispetto e nella promozione della dignità di ogni persona” (Es. ap. postinodale Verbum Domini, 101). Vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, soprattutto per color che oggi incominciano il servizio al bene comune, e mentre invoco sul vostro impegno la materna protezione della Vergine Maria, Salus Populi Romani, di cuore vi imparto la mia Benedizione, che volentieri estendo agli abitanti di Roma, della sua Provincia e di tutto il Lazio.

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