In Egitto si prega
per un Natale di speranza
Il Cairo, 5 gennaio. In un clima di calma blindata, per via dell'imponente spiegamento delle forze dell'ordine, i copti vivono le poche ore che li separano al Natale. Una solennità, quella del 7 gennaio, che quest'anno in Egitto - nonostante la ricorrenza sia festa nazionale - sarà di raccoglimento e preghiera. Come pure di lutto e paura, per il timore - a seguito delle minacce che corrono sul web - di nuove violenze, dopo la strage della notte di Capodanno ad Alessandria, costata la vita a 23 fedeli che avevano appena partecipato alla messa di mezzanotte.
Le misure di sicurezza sono senza precedenti in tutto l'Egitto. Riguardano chiese ma anche moschee - il 7 gennaio sarà venerdì, giorno sacro per i musulmani - nel timore che possano essere attaccate scatenando un circuito di vendette fra le due comunità. Per il Natale copto sono stati dunque annullati tutti i festeggiamenti pubblici e ci sarà solo la preghiera di mezzanotte. Nella cattedrale di San Marco la messa sarà celebrata dal patriarca Shenouda III, che nelle scorse ore, pur ribadendo la necessità di una maggiore protezione per la minoranza cristiana, ha pubblicamente cercato di smorzare il clima di tensione, alimentato anche da manifestazioni di protesta, degenerate spesso in scontri, avvenute nella capitale e ad Alessandria.
A stemperare la tensione contribuisce anche il sentimento di vicinanza di molti musulmani. Un sit-in di solidarietà con le vittime della strage della chiesa dei Santi di Alessandria si è svolto questa mattina all'Università di Al Ahzar, al quale ha partecipato l'imam della moschea omonima Ahmed Tayyeb. Il più alto rappresentante della massima istituzione del mondo sunnita ha espresso la sua condanna dell'attentato di Capodanno sottolineando che musulmani e copti promuovono la tolleranza "per affrontare i tentativi di alimentare le violenze settarie". Il bianco è stato scelto dai musulmani come il colore della solidarietà. Infatti, si susseguono in rete gli inviti a indossare abiti chiari per mostrare solidarietà ai copti e per denunciare il terrorismo. Diciannove fra organizzazioni sociali e gruppi politici si ritroveranno venerdì nella piazza centrale del Cairo per accendere candele in memoria delle vittime dell'attentato, mentre molti, anche attori e artisti, hanno fatto sapere che giovedì sera saranno nelle chiese per la messa di Natale. Per sabato è stata convocata una riunione di vari partiti politici per lanciare un'iniziativa a difesa delle libertà civili e dell'unità nazionale. Ed è anche in discussione l'idea di fare del 7 gennaio un giorno di unità nazionale per tutti gli egiziani.
Soprattutto, però - secondo quanto riferito dal capo del dipartimento di Alessandria per la gestione delle moschee, Maher Abdel Wahed - il ministero per le Questioni islamiche ha invitato tutti gli imam a dedicare il sermone di venerdì prossimo alla lotta al terrorismo, all'unità tra musulmani e copti, e alla santità dei luoghi di culto. E il gran mufti d'Egitto, Ali Gomaa, ha ricordato che l'islam "proibisce attacchi contro innocenti, a prescindere dalla loro religione, etnia o nazionalità". La massima autorità nel campo del diritto islamico ha sottolineato, inoltre, che l'islam "presta particolare rispetto ai luoghi di culto dei non musulmani", richiamando - come precedente storico - il trattato che il califfo Omar strinse con il popolo di Gerusalemme, garantendo a esso libertà di culto e inviolabilità dei templi.
A confortare la comunità copta anche la preghiera e le espressioni di solidarietà che continuano a giungere dal mondo cristiano. In un messaggio inviato a Shenouda III, il patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo, esprime cordoglio e dolore per un atto "ingiusto" e "ingiustificabile" che ha "rivelato a noi e al mondo intero il grande prezzo che i cristiani continuano a pagare per la loro fede in Cristo".
Patriarca Shenouda III |
A confortare la comunità copta anche la preghiera e le espressioni di solidarietà che continuano a giungere dal mondo cristiano. In un messaggio inviato a Shenouda III, il patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo, esprime cordoglio e dolore per un atto "ingiusto" e "ingiustificabile" che ha "rivelato a noi e al mondo intero il grande prezzo che i cristiani continuano a pagare per la loro fede in Cristo".
A Gerusalemme si è svolto ieri presso la sede del patriarcato copto ortodosso un incontro di preghiera in suffragio delle vittime di Alessandria d'Egitto al quale hanno partecipato rappresentanti delle Chiese presenti in Terra Santa. All'incontro - secondo quanto riferisce la Custodia di Terra Santa - è stato fatto pervenire anche un messaggio del gran mufti di Gerusalemme, mentre erano presenti anche alcuni ebrei israeliani desiderosi di dialogo con le altre religioni monoteiste.
La persecuzione cui sono oggetto i cristiani nel mondo ha inoltre oggi ricevuto a Bruxelles la ferma condanna del presidente della Commissione dell'Unione europea (Ue), José Manuel Barroso, il quale, riferendosi all'attentato di Alessandria, ha ricordato come "la tolleranza" sia "uno dei principi chiave" su cui si fonda l'Ue.
Sul tema dei crimini commessi contro i battezzati si è soffermato ieri anche il cardinale arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, il quale ha ricordato come "la preghiera dei cristiani si alza al Signore anche per i persecutori, perché si aprano alla luce e all'amore di Dio". E ha sottolineato come simili fatti di violenza debbano spingere tutti gli uomini di buona volontà insieme alle nazioni, soprattutto quelle occidentali, a "costruire con decisione maggiore, con condivisione e determinazione, ponti di pace e riconciliazione".
(©L'Osservatore Romano - 6 gennaio 2011)