giovedì 20 gennaio 2011

Le crescenti relazioni tra la Chiesa cattolica e gli ortodossi dei Paesi slavi. A piccoli passi verso l'unità


Le crescenti relazioni tra la Chiesa cattolica e gli ortodossi dei Paesi slavi

A piccoli passi
verso l'unità


di Milan Zust
Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani

Nel dialogo tra cattolici e ortodossi non si tratta semplicemente di aspettare grandi eventi, come l'incontro del Papa con l'uno o l'altro patriarca, sebbene tali circostanze siano certamente proficue, se ben preparate. Spesso, nel cammino verso una sempre maggiore comunione tra i discepoli di Cristo, contano molto di più i piccoli passi, gli scambi a vari livelli, che pian piano ci avvicinano, ci aiutano a conoscerci meglio, a rispettarci di più e a liberarci dai numerosi pregiudizi accumulatisi nel corso dei secoli.

Nell'anno appena trascorso sono stati compiuti molti passi avanti con diverse Chiese ortodosse, in modo particolare con la Chiesa ortodossa russa e con la Chiesa ortodossa serba. Non è il caso di enumerare tutti gli incontri che hanno avuto luogo, che sono stati tanti e a diversi livelli. Da una parte, se è vero che ricordarli servirebbe a sfatare il luogo comune secondo il quale "non succede mai niente", "siamo sempre allo stesso punto" e addirittura "si regredisce", dall'altra è forse preferibile che non se ne parli troppo, perché a volte le situazioni maturano meglio se lontane dalla spettacolarizzazione dei mass media e dalle speculazioni. Vogliamo comunque menzionare alcuni tra gli eventi più rilevanti per dimostrare che, malgrado tutto, qualcosa si muove.

In particolare, possiamo menzionare l'iniziativa delle Giornate della cultura e della spiritualità russa in Vaticano, promossa dallo stesso Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill, tramite il metropolita di Volokolamsk, Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, e organizzata congiuntamente dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e dal Pontificio Consiglio della Cultura. Nei giorni 19 e 20 maggio 2010 si sono svolti a Roma due importanti eventi: un simposio sul tema "Cattolici e ortodossi oggi in Europa. Le radici cristiane e il comune patrimonio culturale d'Oriente e Occidente", presso la chiesa russa di Santa Caterina, e un concerto di musica sacra russa, alla presenza di Benedetto XVI, nell'aula Paolo VI. Il metropolita Hilarion, che nei giorni precedenti aveva visitato diverse città italiane e i rispettivi gerarchi cattolici, ha potuto incontrare anche alcuni capi di dicastero della Santa Sede. Gli eventi menzionati sono stati occasione di ulteriore scambio e hanno permesso di approfondire la conoscenza di alcuni aspetti della cultura e della spiritualità russa.

Vanno poi menzionate le visite di gerarchi del Patriarcato di Mosca, in modo particolare del metropolita Hilarion, in Paesi a maggioranza cattolica, come anche di vescovi cattolici in Russia e in Ucraina, oltre ai pellegrinaggi, sempre più numerosi. Aumentano inoltre le possibilità di incontro tra i sacerdoti e i fedeli cattolici e ortodossi a causa della crescente emigrazione, anche in Italia, di cittadini ucraini e moldovi, prevalentemente ortodossi. Il fenomeno dell'emigrazione, pur comportando innegabili difficoltà, favorisce la conoscenza e la solidarietà, che permettono un crescente avvicinamento tra cristiani di confessioni diverse.

Un altro aspetto importante che si sta sviluppando è la collaborazione nell'ambito della formazione teologica. Il Patriarca Kirill e il metropolita Hilarion insistono molto sulla necessità di una migliore formazione nelle scuole teologiche e si impegnano a favore sia dello studio nelle istituzioni teologiche cattoliche in Occidente, sia dello scambio tra diverse istituzioni accademiche cattoliche e ortodosse. Sempre più studenti ortodossi studiano nelle università pontificie a Roma e in molte altre città occidentali. Si assiste così a un intensificarsi dei legami tra le istituzioni di formazione teologica cattoliche e ortodosse, che si invitano a vicenda e organizzano insieme convegni. Anche il sottoscritto è stato invitato dallo stesso Hilarion a tenere una lezione sull'impegno ecumenico della Chiesa cattolica - in modo particolare sul lavoro del Pontificio consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani - per gli studenti del Corso di istruzione teologica superiore, dedicato ai santi Cirillo e Metodio, presso il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne.

Con l'elezione del Patriarca Irinej a guida della Chiesa ortodossa serba, all'inizio dell'anno scorso, anche i rapporti con questa Chiesa, per tanti aspetti già buoni, sono andati intensificandosi. Occasione per un primo incontro a un più alto livello è stata, nel mese di ottobre, l'intronizzazione solenne di Irinej a Pec, in Kosovo, nella sede storica del Patriarca serbo. Insieme a molti altri rappresentanti di Chiese e comunità ecclesiali, ha partecipato all'evento anche il nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il cardinale Kurt Koch (allora ancora arcivescovo), accompagnato dal sottoscritto. Nel suo saluto, Koch ha trasmesso un messaggio del Santo Padre, nel quale Benedetto XVI ringraziava il Patriarca per l'apertura dimostrata verso la Chiesa cattolica quando era ancora vescovo di Nis e anche dopo la sua elezione come Patriarca. Il Papa ha espresso il desiderio che le relazioni fraterne e il dialogo teologico possano approfondirsi nella ricerca della comunione in Cristo e nella comune testimonianza della sua opera salvifica al mondo. Koch, a nome del Santo Padre, ha offerto al Patriarca Irinej una patena e un calice come segno di questa ricerca della piena comunione.

Anche le parole del Patriarca, in risposta ai saluti delle diverse delegazioni, sono state molto significative. Irinej ha ringraziato in modo particolare la delegazione cattolica per la sua partecipazione all'evento e, a sua volta, ha auspicato che il dialogo possa procedere con crescente intensità, invitando tutti a fare il possibile affinché si superi la divisione e si arrivi a una maggiore comunione tra i cristiani. Il giorno dopo l'intronizzazione, malgrado gli impegni intensi di quei giorni, il Patriarca di Serbia ha accolto volentieri l'arcivescovo Koch che, prima del suo rientro a Roma, voleva incontrare anche nella sua sede a Belgrado per un colloquio fraterno. Le due parti hanno espresso la ferma volontà di cementare relazioni, dialogo e collaborazione.

Abbiamo menzionato solo alcuni tra gli aspetti più significativi relativi a due Chiese ortodosse slave, senza con ciò voler negare o diminuire l'importanza di tanti altri eventi e incontri con queste e con altre Chiese ortodosse dei Paesi slavi. Pur guardando a tali sviluppi con gratitudine e soddisfazione, è bene non scordarsi comunque che il cammino da fare sarà ancora molto lungo e faticoso. È infatti utile riconoscere che non ha senso aspettarsi svolte spettacolari nel dialogo o che si possa giungere a una piena comunione senza essere disposti a impegnarsi di più, ciascuno a suo modo e secondo le proprie capacità e possibilità. Mille anni di separazione non possono essere superati velocemente e facilmente.

Occorre un impegno costante, quotidiano, ed è necessario imparare a portare il peso di un dialogo perseverante e paziente, sostenuto da relazioni personali improntate al rispetto e alla fiducia reciproci. A causa di tanti pregiudizi accumulatisi nei secoli, i rapporti con i cristiani di altre confessioni richiedono costanza e fedeltà, per non parlare di pazienza e umiltà nel superamento delle incomprensioni che si creano cammin facendo.

Spesso i rapporti personali sono comunque anche ecclesiali, poiché tutti apparteniamo a Chiese concrete, ciascuno secondo la propria vocazione. Per questo è importante che l'impegno a favore della comunione inter-ecclesiale sia vissuto a tutti livelli della Chiesa; solo così esso creerà un'atmosfera propizia al dialogo teologico e porterà i frutti desiderati. E per onestà dobbiamo anche riconoscere che, malgrado un certo fervore per il dialogo ecumenico che i cattolici hanno vissuto dopo il concilio Vaticano ii, oggi vi è l'impressione non solo che questo interesse sia diminuito, ma che sia più difficile trovare sia i mezzi per sostenere tale impegno sia le persone che si dedicano pienamente e professionalmente a questa missione della Chiesa.

D'altro canto, a quanti hanno già gustato la soavità del profumo di Cristo nelle relazioni personali e d'amicizia con i fedeli delle Chiese ortodosse, il permanere della divisione e l'impossibilità di partecipare insieme allo stesso pane eucaristico continua a provocare un grande dolore: infatti, ci si rispetta, ci si conosce sempre di più, si condividono tante cose, si sta insieme attorno allo stesso tavolo, da fratelli o da amici, eppure non si può ancora bere dallo stesso calice eucaristico. Se prendiamo veramente atto di questa situazione, la realtà della divisione fa male e non può lasciarci indifferenti. Ma se questo dolore lo portiamo con Cristo, uniti sempre più al suo salvifico mistero pasquale, possiamo sperare che la compassione produrrà frutti sempre maggiori di comunione a un più alto livello. Questo accadrà, soprattutto, attraverso il pentimento e il perdono, poiché è proprio il peccato la causa più profonda delle divisioni tra le persone e, di conseguenza, tra le Chiese. Grazie all'amore misericordioso ricevuto da Cristo, ciascuno potrà riconoscere la propria parte di responsabilità nella divisione e chiedere perdono e perdonare gli altri. Che il Signore ci aiuti in questo cammino di riconciliazione interiore e spirituale, cammino privilegiato verso la piena comunione tra i cristiani.

(©L'Osservatore Romano - 21 gennaio 2010)