venerdì 21 gennaio 2011

Una nuova fase di dialogo con anglicani e metodisti (Mark Langham)


La Chiesa cattolica lavora a documenti congiunti su temi ancora da approfondire

Una nuova fase di dialogo
con anglicani e metodisti


di Mark Langham


Le relazioni tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana nel 2010 continuano a essere fortemente marcate dagli sviluppi verificatisi in quest'ultima, che hanno un impatto innanzitutto sulle relazioni interne ma che influiscono anche sulle questioni ecumeniche. A seguito della conferma - avvenuta nel marzo del 2010 nella Chiesa episcopaliana d'America - dell'elezione di un secondo vescovo che vive in una relazione omosessuale, l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Comunione anglicana, ha trasmesso, in occasione della Pentecoste, una lettera pastorale nella quale richiede a tutti i delegati episcopaliani di ritirarsi dai dialoghi ecumenici ufficiali. La stessa proibizione si estende a quei rappresentanti delle province (prevalentemente in Africa e in America del Sud) che continuano ad assumere una giurisdizione ecclesiastica su gruppi dissidenti di anglicani negli Stati Uniti e in Canada.

L'arcivescovo ha proposto un Anglican Covenant come strumento per rafforzare i legami interni della Comunione, non in termini di autorità centrale o coercitiva, ma in termini di "intensificazione" delle relazioni. Una versione finale dell'Anglican Covenant è stata sottoposta per approvazione a tutte le province della Comunione; alcune di loro hanno già comunicato l'intenzione di adottarlo. Altre province, tra cui l'Inghilterra e l'America, stanno ancora studiando il documento, che suscita reazioni accese, sia favorevoli che contrarie. I critici lo ritengono troppo autoritario e punitivo, sebbene le misure di censura nei confronti di coloro che agiscono in disaccordo con la prassi anglicana stabilita siano state notevolmente diluite. È incerto quale sarà il futuro del Covenant; l'arcivescovo di Canterbury ha posto la propria autorità in suo supporto, cosicché il rifiuto del documento potrebbe danneggiare la sua stessa posizione. Se, da una parte, i problemi che sembrano mettere a repentaglio l'unità della Comunione anglicana nel mondo si sono approfonditi, creando ulteriori difficoltà nelle relazioni ecumeniche con la Chiesa cattolica, dall'altra entrambi i partner si sono impegnati ad avviare una nuova fase di dialoghi internazionali ufficiali, ribadendo l'importanza delle loro conversazioni ecumeniche.

Si continua a discutere sugli effetti della Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus del 2009. Il documento si rivolge a gruppi di anglicani ed ex anglicani che, ormai da tempo, hanno richiesto una forma di ammissione collettiva alla piena comunione con la Santa Sede. Per loro si istituiranno ordinariati che saranno in stretto contatto con la Chiesa cattolica locale ma che permetteranno di mantenere aspetti significativi del patrimonio anglicano. All'interno della Comunione anglicana, soprattutto in Inghilterra, in Australia e negli Stati Uniti, alcuni gruppi di anglicani hanno mostrato interesse nei confronti degli ordinariati e hanno allacciato conversazioni con le rispettive Conferenze episcopali. In diversi luoghi, i vescovi cattolici si sono consultati con i loro omologhi anglicani per chiarire quello che potrebbe essere il contenuto del patrimonio anglicano.

Rowan Williams, nel discorso tenuto in India nell'ottobre scorso, ha affermato che avrebbe lavorato insieme alla Chiesa cattolica in Inghilterra e in Galles per far sì che la creazione di un ordinariato avvenga con successo. Proprio in questi giorni, in Inghilterra, alcuni vescovi e ministri anglicani stanno aderendo all'ordinariato. È da notare che un altro gruppo di anglicani contrari alle tendenze verificatesi recentemente nella loro Comunione stanno tentando di creare un simile organismo all'interno dell'anglicanesimo stesso e chiedono quantomeno che la loro posizione venga tutelata dentro la Comunione anglicana. Il successo o l'insuccesso di queste iniziative avrà sicuramente un impatto sul numero di coloro che decideranno infine di entrare negli ordinariati. Durante l'evolversi di questi eventi, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani ha affermato che le sue attività ecumeniche tradizionali, così come le relazioni storiche con i suoi partner ecumenici, sarebbero continuate, con il realismo dovuto in questa nuova situazione.


Dal 16 al 19 settembre 2010, Benedetto XVI ha compiuto la prima visita di Stato in Gran Bretagna, che è stata da tutti giudicata un grande successo. Sebbene i temi principali siano stati la promozione della fede nella società e la beatificazione del cardinale John Henry Newman, la visita è stata segnata anche da una chiara dimensione ecumenica. Il tono è stato dato dall'incontro tra il Papa e la regina Elisabetta II, che non è solo capo di Stato ma anche governatore supremo della Chiesa d'Inghilterra. Il calore e la cordialità dei loro discorsi testimoniano la trasformazione avvenuta nelle relazioni tra le due tradizioni dopo secoli di ostilità. Erano presenti all'incontro, che ha avuto luogo a Edimburgo, leader ecumenici provenienti dalla Scozia, dall'Inghilterra e dal Galles.

Successivamente, a Londra, Benedetto XVI ha parlato davanti a un gruppo di vescovi cattolici e anglicani a Lambeth Palace, lodando i risultati del dialogo ufficiale pur nella consapevolezza delle difficoltà esistenti e ribadendo l'importanza dei contatti futuri sia a livello formale che informale. Dopo il suo discorso al Westminster Hall, dove ha parlato del contributo positivo della fede nella società, il Santo Padre ha invitato un gruppo di rappresentanti di diverse tradizioni cristiane, nell'abbazia di Westminster, a farsi carico del compito di diffondere il Vangelo cristiano nella società britannica.

L'arcivescovo di Canterbury ha risposto con toni affabili, mettendo in risalto il patrimonio benedettino dell'anglicanesimo che rappresenta un proficuo nesso tra Chiesa cattolica e Comunione anglicana. La visita del Papa ha ulteriormente cementato le relazioni cordiali che esistono tra cattolici e anglicani in Gran Bretagna e nel resto del mondo.

Nel mese di novembre, Rowan Williams è venuto a Roma per prendere parte come oratore al simposio in commemorazione del cinquantesimo anniversario dell'istituzione del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. L'arcivescovo è stato ricevuto in udienza da Benedetto XVI, con il quale ha avuto conversazioni private. La visita gli ha permesso di avere anche presso il Pontificio Consiglio utili colloqui, durante i quali è stata ribadita l'importanza del dialogo ecumenico ufficiale; essi sono stati un positivo preludio sia alle conversazioni ufficiali con la Comunione anglicana, iniziate subito dopo, sia alla nuova fase di dialogo ufficiale anglicano-cattolico.

Nel 2009 la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana si erano impegnate ad avviare una terza fase di dialogo della Commissione internazionale anglicana-cattolica (Arcic III). Nel 2010, sono stati mantenuti frequenti contatti con l'Anglican Communion Office durante il periodo di preparazione. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani ha presentato una lista di teologi cattolici come membri della commissione e ha ottenuto per questi l'approvazione ufficiale. La prima sessione della nuova fase di dialogo avrà luogo presso il monastero di Bose nel maggio 2011. I temi scelti sono "Chiesa come Comunione locale e universale" e "Come, nella comunione, la Chiesa locale e universale può discernere il giusto insegnamento etico". Da una parte, questi argomenti sono strettamente connessi ai difficili problemi interni che affliggono attualmente l'anglicanesimo, dall'altra, essi permettono alla nuova fase di dialogo di ripartire da ciò che è stato conseguito nelle due fasi precedenti con i tre documenti su L'autorità nella Chiesa e soprattutto con il suo studio del primato. L'Arcic iii, inoltre, raccoglierà i documenti prodotti dall'Arcic ii per poi presentarli formalmente alla Chiesa cattolica.

Un rapporto sulla situazione della Commissione internazionale anglicana-cattolica figurava tra i principali punti all'ordine del giorno negli "Informal Talks" di novembre con la Comunione anglicana, che, quest'anno, si sono concentrati su molteplici questioni che influiscono sulle relazioni tra anglicani e cattolici. Si è discusso anche della prospettiva dell'ordinazione episcopale delle donne nella Chiesa d'Inghilterra, delle conseguenze dell'ordinazione episcopale di ministri omosessuali nella Chiesa episcopaliana degli Stati Uniti e dell'Anglican Covenant. Gli "Informal Talks" si sono svolti in un'atmosfera cordiale che ha favorito uno scambio aperto sugli sviluppi verificatisi all'interno della Comunione anglicana e sul futuro dei dialoghi ufficiali. L'incontro è stato presieduto, da parte anglicana, dal reverendo Kenneth Kearon, segretario generale dell'Anglican Communion Office; da parte cattolica è intervenuto l'arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, con un'utile presentazione degli ordinariati.

Oltre ai dialoghi formali, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani mantiene un contatto regolare con la Comunione anglicana tramite un costante scambio di informazioni con il personale del Lambeth Palace e dell'Anglican Communion Office a Londra. La preparazione dell'Arcic iii e la messa a punto dell'Anglican Covenant sono state seguite in tal modo.

Le visite effettuate a Roma da importanti membri della Comunione anglicana hanno contribuito a rafforzare i legami con il Pontificio Consiglio a tenerlo informato sulla situazione dell'anglicanesimo nel mondo. All'inizio del 2010, un gruppo di anglicani iscritti a un corso di leadership presso il Centro anglicano di Roma ha visitato l'organismo pontificio per parlare del lavoro del dicastero e della situazione ecumenica in generale. Con la collaborazione di Rowan Williams, il vescovo Michael Scott-Joynt è stato accolto a Roma come delegato fraterno al Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente. Successivamente, Geoffrey Rowell, vescovo anglicano per l'Europa, ha visitato il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani dove ha avuto colloqui con il suo presidente, il cardinale Kurt Koch, ed è stato in seguito ricevuto in udienza dal Santo Padre.

Il Centro anglicano di Roma continua a svolgere un ruolo significativo nelle relazioni con la Comunione anglicana. Incontri con il suo direttore, il reverendo David Richardson, hanno luogo regolarmente e la biblioteca costituisce una risorsa importante per l'approfondimento delle relazioni tra le due tradizioni. Il Centro anglicano è inoltre un luogo dove gli anglicani possono organizzare riunioni e ricevimenti per i loro ospiti; ha avuto infatti tale funzione durante la visita dell'arcivescovo di Canterbury, quando egli ha incontrato alcuni responsabili della Curia romana, tra i quali il cardinale William Joseph Levada e il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson.


Anche le relazioni tra cattolici e metodisti continuano a essere positive e utili. Nel 2010 sono state mantenute per il tramite della Commissione internazionale cattolica-metodista e attraverso conversazioni, contatti e visite di delegazioni ufficiali. Le sessioni della Commissione internazionale mista cattolica-metodista hanno luogo in fasi di cinque anni ognuna da ormai quarant'anni. L'incontro del novembre 2010, che si è tenuto a Fulda in Germania, è stato il quinto e ultimo della fase corrente. I co-presidenti erano il vescovo Michael Ernest Putney, da parte cattolica, e il reverendo Geoffry Wainwright, per i metodisti. Era presente anche il sottoscritto, assistente per la sezione occidentale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. La commissione si è concentrata su un tema principale, sviluppato nel corso degli incontri precedenti, ovvero lo studio intitolato Encountering Christ the Saviour: Church and Sacraments, che riflette sul mistero pasquale in relazione ai sacramenti del battesimo, dell'eucaristia e degli ordini sacri. È auspicabile che questa enfasi specifica sulla Pasqua fornisca nuovi spunti per trattare tematiche nel passato controverse e rafforzi la comprensione metodista della natura sacramentale del ministero. I membri della commissione hanno proceduto alla stesura del testo lavorando in coppia e sono attualmente in procinto di esprimere un giudizio conclusivo sul documento. Il testo dovrebbe essere finalizzato in tempo per la riunione del Consiglio metodista mondiale a Durban nel 2011. Si spera di poterlo presentare contemporaneamente alla Chiesa cattolica, per il tramite del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Oltre a questo documento, la commissione mista presenterà un altro testo intitolato Together in Holiness: Forty Years of Methodist-Roman Catholic Dialogue, che riassume i risultati del dialogo metodista-cattolico dai suoi inizi, immediatamente dopo il concilio Vaticano ii. Questo importante documento, elaborato negli ultimi anni dai membri della commissione, sotto molti aspetti è analogo al documento di sintesi Harvesting the Fruits ("Raccogliere i frutti") del cardinale Walter Kasper. Esso raccoglie infatti i frutti dei documenti prodotti alla fine di ogni fase quinquennale di dialogo, evidenziando significative convergenze e consensi, ma sottolineando anche questioni che necessitano di essere ulteriormente approfondite nel futuro. È auspicabile che questa sintesi permetta a una nuova generazione di cristiani, probabilmente non a conoscenza dei risultati conseguiti negli ultimi decenni, di familiarizzarsi con il dialogo.

Con i metodisti, così come con altri partner di dialogo, anche i contatti informali sono alquanto importanti. Per questo, hanno luogo incontri regolari a Roma con il reverendo Trevor Hoggard, rettore della Chiesa metodista di Ponte Sant'Angelo e ministro responsabile per le relazioni tra il metodismo europeo e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Il sottoscritto ha ricevuto un gruppo di studenti dal Garrett Methodist Seminary del Canada, in visita presso il Pontificio Consiglio il 22 gennaio 2010. Il 16 giugno scorso, il sottoscritto e altri due assistenti per la sezione occidentale, monsignor Matthias Türk e il reverendo J. Gregory Fairbanks, hanno preso parte a una celebrazione in commemorazione della nascita di John Wesley nella chiesa metodista di Roma. Il 6 luglio, poi, Joyce Torres, nuovo segretario generale del Consiglio delle Chiese evangelicali metodiste in America latina e nei Caraibi, ha visitato il Pontificio Consiglio, dove ha avuto conversazioni riguardanti le relazioni con la Chiesa cattolica in America latina. E il 13 settembre, l'organismo pontificio ha ricevuto Robert Gribben, presidente della United Faculty of Theology dell'Università di Melbourne.

Va riconosciuto che le relazioni ecumeniche tra la Chiesa cattolica, gli anglicani e i metodisti stanno attraversando una fase difficile, nella quale le azioni dei nostri partner sembrano rimettere in discussione accordi raggiunti nel passato e rendere problematiche le prospettive di un progresso ecumenico. Tuttavia, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani guarda con fiducia al futuro e riconferma il suo impegno nel far avanzare l'ecumenismo. Non soltanto le relazioni personali sono molto buone - a seguito del processo avviato dall'International Anglican-Roman Catholic Commission for Unity and Mission i vescovi cattolici e anglicani di molti Paesi si incontrano adesso regolarmente - ma è presente un forte spirito di collaborazione a vari livelli.

Questi stretti legami sono stati riconosciuti da Benedetto XVI nel suo saluto al termine dei vespri nell'abbazia di Westminster: "Sappiamo che la fraternità costruita, il dialogo iniziato e la speranza che ci guida, ci daranno la forza e indicheranno la direzione, mentre perseveriamo nel nostro cammino comune". Il Papa ha poi sottolineato l'importanza concreta di questa comunione ecumenica e ha menzionato il compito che spetta a tutti i cristiani: "In una società che è divenuta sempre più indifferente e persino ostile al messaggio cristiano, noi tutti siamo ancor più chiamati a dare una gioiosa e convincente testimonianza della speranza che è in noi (cfr. 1 Pietro, 3, 15), e a presentare il Signore Risorto come la risposta alle più profonde domande e aspirazioni spirituali degli uomini e delle donne del nostro tempo".

(©L'Osservatore Romano - 22 gennaio 2011)