“Attacco a Ratzinger” è finito anche sul Corriere del Veneto. Merito di una firma prestigiosa, Gianpaolo Romanato, docente di storia della chiesa all’Università di Padova, già membro del pontificio comitato di scienze storiche, uno dei maggiori studiosi dei papi tra Ottocento e Novecento. Ecco di seguito il suo pezzo.
Il Papa di una chiesa in crisi
di Gianpaolo Romanato
Un pontificato accidentato quello di Benedetto XVI. Grandi encicliche, memorabili discorsi, ma anche clamorosi infortuni. I due vaticanisti Andrea Tornielli (è nato a Chioggia) e Paolo Rodari partono di qui e si pongono una domanda: l’enfatizzazione di tali infortuni da parte della stampa obbedisce soltanto alla legge spietata dei media o non piuttosto ad una regia che mira a “anestetizzare” il messaggio ratzingeriano, “schiacciandolo sul clichè del papa retrogrado” (Attacco a Ratzinger, Piemme, 18 euro)? Difficile dare una risposta netta. Ma leggendo questo libro il dubbio affiora. Il dubbio che il papa abbia toccato troppi interessi costituiti (fuori della Chiesa ma anche al suo interno) e che questi cerchino di fargliela pagare. Anche perché oggi non c’è più l’argine costitutivo dalla debordante personalità del papa polacco, che copriva tutto e tutti, compresi i suoi errori (ben documentati nel libro). E così ora tocca all’ex professore tedesco ricomporre i cocci di una Chiesa sempre più in difficoltà. Sapeva bene di che cosa parlava, il card. Ratzinger, quel venerdì santo del 2005, poche settimane prima di essere eletto, quando lasciò tutti attoniti parlando della “sporcizia” che c’è “nella Chiesa, nel sacerdozio”, una sporcizia che ci “sgomenta”, che sembra quasi il trionfo di “Satana”.
In questa sporcizia vanno messe anche le falle dell’apparato vaticano, almeno nella misura in cui potrebbero essere conseguenza più di malizia e di faide interne che di dilettantismo. Col risultato di lasciare il papa solo e indifeso. Giustamente il decano dei vaticanisti, Benny Lai, dice “che non si era mai arrivati alla situazione che vediamo oggi”, una situazione nella quale “a far acqua è il governo centrale della Chiesa”. Aggiunge Lai: “Un papa come Benedetto, che dice cose enormi, come il richiamo alla sporcizia nella Chiesa e alla necessità che la Chiesa faccia penitenza, non può essere lasciato in balìa di certi attacchi”.
E qui siamo al punto verso il quale i due cronisti, scaltri conoscitori del mondo vaticano, conducono il lettore, forse non casualmente. E il punto è questo: se le lobby che dominano il mondo d’oggi attaccano così pesantemente Ratzinger, lo possono fare anche perché sanno che questo papa è solo. Solo soprattutto dentro la Chiesa, dove il conflitto fra tradizionalisti e novatori ha assunto ormai le sembianze di uno scisma silenzioso, mentre la crisi di identità del clero, come confermano anche i fatti di cronaca accaduti recentemente in diocesi di Padova, sta spezzando quella che è sempre stata la spina dorsale della Chiesa. Cioè i preti. Chi sa mantenere i nervi saldi è proprio Benedetto XVI, che nel suo magistero, sempre filtrato attraverso i padri della Chiesa, proietta la crisi attuale sullo sfondo dell’eterna dialettica fra il bene e il male, una dialettica, come diceva Pascal, citato anche durante il viaggio recente in Inghilterra, che vede Cristo sempre agonizzante fino alla fine del mondo.
Pubblicato sul Corriere del Veneto il 27 ottobre 2010